Si chiamano «Impatti Nascosti» e secondo lo studio dell’Associazione il consumo di vari prodotti e materie prime corrisponde all’utilizzo/sfruttamento di un territorio stimato in oltre 300 milioni di ettari, di cui circa la metà, un’estensione pari a tre volte la Francia, al di fuori dei propri confini
Il consumo di cibo, tessuti grezzi, legno, minerali e metalli, energia e altre materie prime corrisponde per l’Europa all’utilizzo/sfruttamento di un territorio stimato in oltre 300 milioni di ettari, di cui circa la metà, un’estensione pari a tre volte la Francia, al di fuori dei propri confini.
È quanto emerge dallo studio «Impatti Nascosti», commissionato dagli Amici della Terra europei al Seri (Sustainable Europe Research Institute), che, a partire da dati economici (ad esempio gli scambi commerciali) e fisici (ad esempio l’estensione di territorio necessaria alla produzione di un certo bene), calcola la quantità di territorio utilizzato dall’Europa nel mondo per sostenere il proprio modello economico di produzione e consumo e individua un nuovo indicatore di impronta territoriale che considera anche il «suolo incorporato» nei prodotti di importazione.
Lo studio evidenzia, inoltre, come per alcune tipologie di prodotti, tra cui la soia per la produzione di mangimi animali, la colza per la produzione di bio-combustibili o il cotone per la produzione di tessuti, il consumo di territorio si concentra principalmente in paesi emergenti o in via di sviluppo, spesso a discapito di territori forestali vergini o di territori fertili potenzialmente sfruttabili dalle comunità locali per la produzione di cibo. Il paradosso è che le popolazioni autoctone sono private della possibilità di sostentarsi con la conseguente necessità di ricorrere all’importazione di cibo dall’estero.
«Lo sfruttamento intensivo del suolo, il suo inquinamento e impoverimento, la competizione tra diverse destinazioni d’uso e l’espandersi del fenomeno del land grabbing concorrono al verificarsi di conflitti nel mondo. Questo studio ci fornisce nuovi elementi di comprensione su come tali conflitti siano strettamente connessi all’insostenibilità del nostro stile di vita: dall’eccessivo consumo di carne, allo spreco di cibo ed energia, all’inefficienza del sistema dei trasporti –dichiara Massimiliano Bienati di Amici della Terra Italia –. Le informazioni che ci vengono fornite da indicatori di impronta territoriale sono, dunque, estremamente importanti per concorrere a definire politiche e sviluppare comportamenti individuali che, riducendo la pressione esercitata sul territorio, portino anche a una maggiore equità nell’accesso alle risorse nel mondo».
Nel 2011, la Commissione europea ha pubblicato la Roadmap per un’Europa Efficiente nell’impiego delle risorse, in cui si mette in evidenzia l’impellente necessità di una maggiore efficienza e sostenibilità nello sfruttamento globale delle risorse naturali. Nel 2012, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione per l’adozione di indicatori di impronta territoriale come misura di sostenibilità ambientale per l’Europa, che tuttavia non è ancora stato recepito dalla Commissione e dai Governi degli Stati membri.
Gli Amici della Terra Europei, attraverso la campagna REdUSE promuovono l’adozione di indicatori di impronta territoriale come strumento di misura per la definizione di politiche di efficienza nell’uso delle risorse da parte dell’Europa. Una più approfondita informazione sugli effetti derivanti dal nostro modello di consumo è necessaria alla definizione di politiche di efficienza e di uso razionale delle risorse.