Fanno riflettere i dati dell’Efsa. Proporre queste bevande a giovanissimi (ma anche a non più tali) equivale all’idea di accettare di veder consumare ad un ragazzino una decina di caffè di seguito, peggio ancora se mischiati ad alcool che, come si sa bene, è rigidamente vietato ai più giovani per ovvi motivi
Questa rubrica è dedicata alla salute ed a tutto il mondo che gira attorno ad essa. Poche parole, pensieri al volo, qualche provocazione, insomma «pillole» non sempre convenzionali. L’autore è Carlo Casamassima, medico e gastroenterologo, ecologista nonché collaboratore di «Villaggio Globale». Chi è interessato può interagire ponendo domande.
Il consumo dei cosiddetti «Energy drink» sta aumentando vorticosamente soprattutto fra i giovani e i giovanissimi e non ci pare che si sia messo in moto un deciso ed efficace meccanismo di informazione a proposito di queste bevande. Parliamo di quei prodotti che si autopubblicizzano come capaci di dare una sferzata di energia a chi li beve e di cui fanno parte nomi ben noti come Red Bull, Tiger Shot, Burn, Red Devil, Drinkoof, per citare solo i nomi più conosciuti e diffusi.
Queste bevande hanno fra di loro un elemento comune (oltre ad una pubblicità sostanzialmente ingannevole e comunque ampiamente insufficiente in ordine agli effetti procurati) che è dato dalla presenza all’interno della «miracolosa» lattina di prodotti i cui effetti sono ben conosciuti e sperimentati vale a dire la caffeina, la taurina ed il D-glucuronolattone.
Dati recentissimi, resi noti dall’Efsa (l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare) hanno messo in luce abitudini di consumo di energy drink che fanno riflettere e preoccupare: fra gli adulti (18-65 anni) il 30% consuma tali bevande (con un 12% che se ne ritiene forte consumatore, con una media di 4,5 litri al mese); fra i giovani (11-18 anni) ben il 68% è consumatore abituale (con un 12% di forti consumatori, alla media di 7 litri al mese); fra i giovanissimi (3-10 anni) il 18% fa uso di bevande «energizzanti» (ed un 16% ne è forte consumatore, con una media di 4 litri al mese).
Si tratta di dati assolutamente incredibili ed allarmanti, se si tiene conto delle conseguenze metaboliche sull’organismo che vengono determinate da un uso nemmeno troppo alto di tali lattine.
La caffeina contenuta in un solo barattolo va da 70 a 400 milligrammi (ed anche più) ed è capace di causare reazioni fisiche non secondarie: pensiamo al fatto che una tazzina di caffè espresso contiene mediamente 80-85 milligrammi di caffeina) e che tutte le Agenzie internazionali per la sicurezza alimentare indicano in 400 mg il limite massimo consigliato di caffeina da consumarsi nella giornata (200 mg per le donne in gravidanza). La taurina è un aminoacido prodotto dall’organismo a partire da altre proteine, come quelle della carne ad esempio, ed ha effetti sul sistema circolatorio ed in particolare sul cuore; il D-glucuronolattone è uno zucchero prodotto nel fegato ed è presente in altri alimenti (come il vino, dove la quantità media però è di 20 mg per litro mentre nella Red Bull è di ben 600 mg per decilitro).
Si tratta di quantitativi rilevantissimi, proposti (ed assunti) nella convinzione che il cocktail di caffeina, zuccheri e proteine sia in grado di sferzare l’organismo e procurare una scossa di attività, necessaria per affrontare le lunghe notti in discoteca senza rimanere distrutti. Il prezzo che si paga, però, è una corsa sul filo del rischio che dipende sia dalla quantità di bevanda assunta, sia dalle condizioni del momento dell’assunzione, sia dalle caratteristiche fisiche del consumatore: avere un piccolo danno cardiaco o soffrire di una tachicardia magari poco studiata sono classiche condizioni di possibile insorgenza di malori anche importanti quando non fatali.
Il danno può essere anche maggiore (o evidenziarsi anche per consumi non elevati) per via di un’altra abitudine ampiamente diffusa fra i giovani ed i giovanissimi vale a dire l’assunzione contemporanea di energy drink ed alcolici laddove all’alcool è dato il compito di creare lo sballo mentre al drink energizzante quello di resistere alla inevitabile e conseguente perdita di lucidità. Il miscuglio presenta controindicazioni nette e precise, con effetti sul sistema cardiocircolatorio che farebbero venire i brividi se solo fossero un po’ più conosciuti dai consumatori (e dai loro parenti).
Proporre queste bevande a giovanissimi (ma anche a non più tali) equivale all’idea di accettare di veder consumare ad un ragazzino una decina di caffè di seguito, peggio ancora se mischiati ad alcool che, come si sa bene, è rigidamente vietato ai più giovani per ovvi motivi.
L’informazione seria ed obiettiva su questi punti latita: la convinzione diffusa è che tali drink non siano altro che una sorta di integratori miracolosi. Le conseguenze sono assolutamente imprevedibili cosicché non di rado ci si trova dinanzi a malori e ricoveri ospedalieri improvvisi, nel corso della notte, oppure ad incidenti automobilistici causati da mancanza di lucidità mentale abbinata alla convinzione di sentirsi «super». Con il risultato che, a volte, le ali si mettono davvero, ma non per correr più veloci nella vita.
Carlo Casamassima, medico e gastroenterologo