Staminali e guerre di religione

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Passa il tempo ma in Italia riesce sempre difficile discutere di salute in maniera serena e «ragionevole»: chi non accetta i miracoli o le cure miracolose non può che essere al servizio di «poteri occulti» o di «forti interessi economici». Dimenticando che quei forti poteri economici, verosimilmente concentrati in una sorta di Moloch farmaceutico finanziario politico, avrebbero grossi interessi di sicuro, ma non nell’abbattimento bensì nell’appropriazione, uso e vendita di tali principi curativi, a patto che lo fossero davvero

Questa rubrica è dedicata alla salute ed a tutto il mondo che gira attorno ad essa. Poche parole, pensieri al volo, qualche provocazione, insomma «pillole» non sempre convenzionali. L’autore è Carlo Casamassima, medico e gastroenterologo, ecologista nonché collaboratore di «Villaggio Globale». Chi è interessato può interagire ponendo domande.

Chi ha veramente a cuore la medicina, la ricerca e la salute dei cittadini in un Paese «normale» non può che guardare con occhi perplessi ed angosciati ciò che abbastanza regolarmente avviene in Italia in occasione di vicende complesse e delicate come quella sollevata da una recente trasmissione televisiva sul caso della bimba fiorentina di tre anni e mezzo affetta da leucodistrofia metacromatica e sottoposta a cure con staminali prodotte sotto la supervisione di Stamina Foundation.
Il caso è controverso e difficile e risente molto (anzi troppo) di una serie di convincimenti pregiudiziali nonché di un eccesso di semplificazione mediatica che ormai fanno tutt’uno con situazioni simili. Vale però la pena di tentare di ricapitolare qualche passaggio e provare a definirne alcuni punti fermi.

Schematizzando al massimo: una bimba affetta da una rara patologia degenerativa, la leucodistrofia metacromatica, malattia ad esito mortale caratterizzata da un deficit geneticamente predeterminato dell’enzima Arilsulfatasi A, con accumulo di sostanza metacromatica nella sostanza bianca del SNC e nei reni e destinata a cicli sostanzialmente «compassionevoli» di terapia essendo tale patologia ritenuta attualmente senza possibilità di cure, viene trattata, con una sorta di forzatura della legge, a somministrazioni di cellule staminali all’interno di laboratori della Stamina Foundation il cui Presidente è Davide Vannoni (che, per la cronaca, non è un medico né un ricercatore né un genetista né un neurologo bensì uno psicologo).
Tali cure (proposte a molti altri affetti da patologie di gravissima entità) non hanno l’avallo della comunità scientifica internazionale e, allo stato attuale, non godono nemmeno del sostegno di dati pubblicati, rintracciabili, verificabili, confrontabili e per tale motivo vengono ritenute inefficaci e potenzialmente dannose dagli studiosi di tutto il mondo. Non solo. Dopo l’ingiunzione di uno stop ai trattamenti Stamina da parte ministeriale si è proceduto, il 7 marzo scorso (e sostanzialmente sull’onda del clamore mediatico sollecitato da un servizio delle «Iene» ed amplificato da quella cassa di risonanza senza uguali che è costituita dai milioni di «mi piace» di Facebook) ad un cambio di rotta con la concessione di un permesso, da parte del Ministro Balduzzi, alla ripresa della terapia in un contesto di «compassionevole» prosecuzione per chi l’avesse già cominciata. I dubbi per una cura che è sostenuta esclusivamente dal proprietario della Fondazione che produce i materiali biologici utilizzati sono aumentati quando si è passati dall’approvazione (non proprio irrilevante) che il materiale inoculato provenisse solo da filiere standardizzate secondo procedure GMP (Good Manifacturing Practice), internazionalmente riconosciute come indispensabili per la salvaguardia dei diritti dei pazienti, all’apertura verso pratiche di standard non GMP (che fanno diventare molto meno garantita la filiera produttiva delle staminali prodotte e poi introdotte nell’organismo dei pazienti). Il tutto per «sedare» una richiesta mediatica di approvazione di «cure comunque», a prescindere da pubblicazioni, evidenze, buon senso.
La comunità scientifica internazionale osserva inorridita questo balletto di autorizzazioni negate, concesse, quindi parzialmente modificate e si chiede se davvero sia «lecito» fornire speranze a pazienti in condizioni di forte problematicità a partire da trasmissioni televisive o da gruppi Facebook. La retorica sulle case farmaceutiche «contrarie» alla diffusione di notizie su cure alternative e la foto sulla «giovane ricercatrice» che avrebbe già capito come debellare definitivamente il cancro (se non fosse che «poteri occulti coalizzati nell’interesse della finanza internazionale al cui servizio i medici ed i ricercatori di tutto il mondo sono proni ed ubbidienti») fa il resto.

Esattamente come a suo tempo tutti i poteri forti erano contro il trattamento Di Bella (scomparso nel nulla) ed esattamente come un paio di anni fa tutti quegli stessi poteri forti erano schierati contro il veleno di scorpione distribuito a Cuba o in Albania come fosse acqua miracolosa (e di cui naturalmente a distanza di poco tempo non si è saputo più nulla). O, per continuare, come tutti i poteri costituiti erano, in certi paesotti, coalizzati contro il «santone» locale che ungendo di olio miracoloso (rigidamente di propria produzione) gli occhi di ragazzi con gli occhiali (tolti e buttati in un cesto votivo di lato all’immancabile statuetta della Madonna) o il busto ortopedico di pazienti scoliotici (anch’essi riposti ai piedi della Vergine) produceva, a sentire i diretti interessati, guarigioni miracolose e miglioramenti repentini.

Passa il tempo ma in Italia riesce sempre difficile discutere di salute in maniera serena e «ragionevole»: chi non accetta i miracoli o le cure miracolose (che tali sono e rimangono tutti quei trattamenti che non godono del sostegno di una comunità scientifica abituata alla verifica ed alla verificabilità di ciò che si scrive, si promette e troppo spesso si vende) non può che essere al servizio di «poteri occulti» o di «forti interessi economici». Dimenticando che quei forti poteri economici, verosimilmente concentrati in una sorta di Moloch farmaceutico finanziario politico, avrebbero grossi interessi di sicuro, ma non nell’abbattimento bensì nell’appropriazione, uso e vendita di tali principi curativi, a patto che lo fossero davvero.
Il problema è che a noi italiani piace molto quella tipologia di «narrazione» che vede i buoni (apparentemente poveri e ridotti a lavorare nei sottoscala dalle incerte prerogative igienico sanitarie, come si è detto di Stamina Foundation) contrapporsi a quei cattivi che (non si sa bene per quale motivo) vogliono a tutti i costi far morire bambini altrimenti curabili: se solo fossimo un po’ più romantici ed un po’ meno fiscali. Sono necessarie ragionevolezza ed evidenza scientifica, nella gestione di questioni così complesse. E meno guerre di religione, ad esempio, sulla sanità. Altrimenti finiamo dritti dritti ad un passo dal Medio Evo prossimo venturo.