Galoppa la perdita di Biodiversità

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Siberia
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Serve un Nuova alleanza tra economia ed ecologia. Ad oggi la perdita di biodiversità nel mondo ha assunto costi elevati che si riflettono sull’intera economia globale attraverso il danneggiamento delle singole economie, delle prospettive economiche e delle possibilità di combattere la povertà. Entro il 2050 la perdita economica, a causa del depauperamento dei servizi ecosistemici, raggiungerà i 19 miliardi di dollari

In occasione della presentazione dello studio del ministero dell’Ambiente dal titolo «Parchi nazionali: dal capitale naturale alla contabilità ambientale» il ministro Clini ha affermato che «la ricchezza del paese non si basa solo su valori industriali, ma anche sull’uso delle risorse naturali ed energetiche».
L’Italia infatti per la posizione geografica che assume risulta essere il Paese con la maggiore varietà di specie in Ue, circa 56.000 soggette a continue minacce quali ad esempio la modifica degli habitat ed il consumo di suolo.
I dati a livello globale sono preoccupanti. Basti pensare che ad oggi la perdita di biodiversità nel mondo ha assunto costi elevati che si riflettono sull’intera economia globale attraverso il danneggiamento delle singole economie, delle prospettive economiche e delle possibilità di combattere la povertà.
Questo è quanto emerge dagli ultimi rapporti della Commissione europea che stima come entro il 2050 la perdita economica, a causa del depauperamento dei servizi ecosistemici, raggiungerà i 19 miliardi di dollari.
Secondo il Teeb («The Economics of Ecosystems & Biodiversity») tali danni andranno ad incidere sull’economia globale per circa il 10% del Pil annuo. Le politiche di tutela della biodiversità inoltre devono confrontarsi con i costi legati alla conservazione.
Secondo uno studio recentemente pubblicato sulla rivista «Scienze» (Financial Costs of Meeting Global Biodiversity Conservation Targets: Current Spending and Unmet Needs, November 2012: Vol. 338 no. 6109 pp. 946-949) la conservazione delle specie animali a rischio di estinzione dovrebbe costare circa 80 miliardi di dollari. Il valore andrebbe valutato non soltanto in termini strettamente economici, ma anche attraverso i molteplici indicatori non utilitaristici degli ecosistemi e dei servizi.
Nella stretta relazione che unisce tutela degli ecosistemi ed economia, negli ultimi anni hanno trovato spazio i meccanismi di incentivazione economica basati sui Pes (Payment for ecosystem services), mediante i quali l’utente o il beneficiario di un servizio ecosistemico, effettua il pagamento diretto per la fornitura di un servizio. I meccanismi di finanziamento negli anni sono notevolmente aumentati e ad oggi sono più di 300 i programmi in atto a livello globale, nazionale e locale.
L’introduzione dei Pes consentirebbe ad esempio alle imprese agro-forestali presenti nelle aree agricole ad elevato valore ecologico caratterizzate da una scarsa produttività, di incrementare la propria fonte di reddito. Conseguentemente, attraverso tale incentivo, gli agricoltori sarebbero incoraggiati a mantenere e migliorare le pratiche agricole contribuendo ad arrestare la perdita di biodiversità. In questo modo la tutela e la conservazione degli habitat e delle specie consentirebbe la funzionalità dei servizi ecosistemici con conseguenti benefici socio-economici per la collettività.
A tal riguardo si ricorda tra le iniziative a livello internazionale il progetto Life Env/11/IT/00168 «Making public Good provision the core business of Natura 2000» (www.lifemgn-serviziecosistemici.eu) coordinato dal Cursa, che si pone l’obiettivo di contrastare la vulnerabilità degli ecosistemi fornendo strumenti efficaci di gestione e autofinanziamento in base alla valutazione qualitativa e quantitativa dei Servizi Ecosistemici.