Greenpeace: «Tuttavia gli imprenditori delle fonti fossili e i governi che garantiscono le loro fortune economiche, continuano a progettare un futuro di energie sporche, spingendo il cambiamento climatico verso un punto di non ritorno. E questo nonostante l’alternativa per una vera rivoluzione energetica esista, oggi, e sia concreta e praticabile: è nelle fonti rinnovabili e nell’efficienza energetica»
La concentrazione dell’anidride carbonica in atmosfera ha superato oggi le 400 parti per milione (ppm), come abbiamo preannunciato nei giorni scorsi, è un livello altissimo che rappresenta l’ennesimo campanello d’allarme rispetto ai cambiamenti climatici in corso nel Pianeta.
«La nostra dipendenza dalle fonti fossili ci ha condotti oltre l’ennesima soglia di distruzione del clima – ha dichiarato Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia -. Ciò che siamo purtroppo riusciti a fare in poco più di un secolo aveva richiesto alla natura, in altre ere, migliaia di anni. Tuttavia gli imprenditori delle fonti fossili e i governi che garantiscono le loro fortune economiche, continuano a progettare un futuro di energie sporche, spingendo il cambiamento climatico verso un punto di non ritorno. E questo nonostante l’alternativa per una vera rivoluzione energetica esista, oggi, e sia concreta e praticabile: è nelle fonti rinnovabili e nell’efficienza energetica».
Lo scenario Energy [R]evolution 2012 di Greenpeace mostra come proteggere il clima superando il ricorso alle fonti fossili, riducendo le emissioni di CO2 e preservando, al contempo, la sicurezza energetica. Un profondo cambiamento nelle modalità di produzione e consumo dell’energia consentirebbe la creazione (nei soli comparti del riscaldamento e dell’elettricità) di sei milioni di posti di lavoro.
In poco più di un secolo la nostra dipendenza dalle fonti fossili ha modificato le condizioni climatiche e ambientali che hanno garantito l’intera civilizzazione umana. I cambiamenti del clima si stanno determinando a una velocità tale da sfidare ogni eventuale capacità di adattamento umano. Già molte popolazioni sono in sofferenza, in diverse regioni del Pianeta, per gli impatti del cambiamento climatico. Purtroppo, come Greenpeace ha documentato in un recente rapporto, sia le compagnie che fanno business con le fonti fossili che i governi che autorizzano i loro progetti sono all’opera per aumentare i livelli di sfruttamento dei giacimenti di carbone, petrolio, sabbie bituminose e gas. Si tratta di progetti attivi in tutte le regioni del globo, dalla Cina al Canada, dall’Australia all’Artico, che rischiano di consegnarci a un futuro in cui il caos climatico sarà la regola quotidiana e non più l’eccezione.
Gli scienziati stimano che gli attuali livelli di concentrazione di CO2 in atmosfera furono raggiunti tra i 3,2 e i 5 milioni di anni fa: quando le temperature medie erano tra i 3 e i 4 gradi centigradi più alte di adesso e le regioni polari più calde di 10 gradi centigradi rispetto a oggi. L’estensione dei ghiacci era molto limitata, rispetto a quella attuale, e il livello dei mari tra i 5 e i 40 metri più alto.
Il tasso di crescita della concentrazione di CO2 in atmosfera è senza precedenti. Se le emissioni di gas serra continueranno con questo ritmo il pianeta raggiungerà le 1.000 ppm nel giro di 100 anni, laddove, invece, aumenti di concentrazione di solo 10 ppm richiedevano, nelle ere passate di più intensi cambiamenti climatici, 1000 o più anni.