Nell’ambito di una netta inversione di tendenza con i criteri che hanno condotto ad un indiscriminato aumento quantitativo della sola produttività industriale delle granaglie, un importante contributo al miglioramento genetico della biodiversità dei frumenti, viene oggi finalizzato al miglioramento della qualità nutraceutica tramite il recupero del valore nutritivo delle vecchie specie locali
Una nuova sfida della ricerca è orientata nel modificare i criteri di miglioramento genetico delle varietà di frumento al fine di favorire il recupero della qualità nutritiva di specie antiche di frumento ed in particolare finalizzata per contrastare l’aumento di «sensibilità ed intolleranza al glutine» che è in continuo aumento nella popolazione.
La necessità contemporanea di dare sviluppo alla biodiversità della produzione del grano e dei cereali contrasta nettamente con i precedenti criteri di miglioramento varietale delle specie di frumento. La qualità della produzione, infatti, è stata in precedenza vista nella logica della produzione quantitativa del processo di industrializzazione agro-industriale; pertanto tale atteggiamento ha sacrificato la biodiversità in funzione della uniformità genetica della produzione in seguito ad una valutazione a fini commerciali del grano.
Una maggiore uniformità genetica delle varietà del frumento ha comportato la ricerca di una maggiore selezione di singole specie, tale che fosse vantaggiosa per lo svolgimento delle pratiche agricole, sempre più meccanizzate. Semi e piante uniformi agevolano infatti la meccanizzazione di operazioni come la semina e la raccolta che vanno in sincronia con la applicazione meccanica di diserbanti, pesticidi e fertilizzanti.
Pertanto i criteri di selezione genetica sono stati ottenuti, nel secolo scorso, tramite incroci orientati ad ottenere nuove varietà di frumento per la panificazione ed hanno avuto il culmine nella produzione del grano duro (1974) ottenuto mediante la mutagenesi per irrorazione di raggi X sul grano tenero, ciò proprio per avere un’alta concentrazione di glutine e migliorarne la pastificazione delle farine. Pertanto l’evoluzione indotta delle granaglie è stata sistematicamente orientata da criteri industriali e commerciali che hanno preferito avere disponibilità di produzioni agricole di grano quantitativamente omogenee, con caratteristiche geneticamente uniformi, determinando di conseguenza una erosione sistematica della naturale biodiversità delle specie di frumento.
Diversi sono oggi i criteri della «Ricerca Nutraceutica» per la quale la biodiversità non è più solo intesa come salvaguardia e collezione del germoplasma di specie antiche di frumento in via di estinzione, ma viene ri-orientata allo scopo di valorizzarne la bio-diversificazione genetica in funzione della qualità nutrizionale dei frumenti. Tale rinnovato orizzonte della ricerca e della innovazione agro-alimentare contemporanea, si predispone a favorire un nuovo atteggiamento culturale e scientifico della produzione agricola e della trasformazione del frumento, favorendo la crescita della disponibilità sul mercato di una elevata differenziazione di partite di grani, aventi caratteristiche nutraceutiche non più uniformi, proprio per dare una efficace risposta alle varie esigenze di attuare un rapporto ottimale tra alimentazione e salute.
Pertanto nell’ambito di una netta inversione di tendenza con i criteri che hanno condotto ad un indiscriminato aumento quantitativo della sola produttività industriale delle granaglie, un importante contributo al miglioramento genetico della biodiversità dei frumenti, viene oggi finalizzato al miglioramento della qualità nutraceutica tramite il recupero del valore nutritivo delle vecchie specie locali non più coltivate proprio in quanto, sino ad ora, queste sono state poco utilizzate nei programmi di ricerca per il miglioramento della biodiversità genetica dei frumenti. Inoltre la nuova impostazione di ricerca/innovazione Agro-Alimentare riconosce l’importanza del fatto che alla eccessiva uniformità delle specie di grano, che ha condotto alla erosione genetica, sono associati aspetti negativi, soprattutto per quanto riguarda l’impatto che ha l’attacco di agenti patogeni sulle monocolture; al contrario la biodiversità della coltivazione di varie tipologie di cereali salvaguardia naturalmente le varie specie dagli attacchi epidemici da parte dei vari patogeni.
Per tali ragioni un lavoro accurato di esplorazione e di ricerca ed innovazione sui nuovi criteri di miglioramento della biodiversità genetica del frumento, al fine di valorizzarne le proprietà Nutraceutiche, particolarmente utili nel contrastare l’aumento della «sensibilità al glutine», è stato recentemente impostato e sviluppato dal prof Stefano Benedettelli e dal suo staff di ricerca della facoltà di Agraria della Università di Firenze, anche al fine di evitare l’utilizzazione intensiva di pesticidi e fertilizzanti e migliorare la produzione di tipo biologico e la salvaguardia dell’ambiente in relazione ai prodotti derivati dal frumento.
Da tale ricerca sulla valorizzazione della Biodiversità in funzione del miglioramento Nutraceutico delle specie antiche di grano nasce così il cosiddetto fenomeno di «cambiamento dei criteri di selezione varietale del grano» che innesca un ampio orizzonte di innovazione della produzione agricola del frumento, per il fatto che le nuove varietà richiedono tecniche agronomiche più avanzate rispettose di criteri di eco-economia, che sono conseguenti alla ricerca di migliori varietà, biologiche/ nutrizionali in un processo ciclico che porta ad un continuo e progressivo aumento della bio-diversità delle colture direttamente funzionale ad una più alta qualità nutrizionale della produzione agricola di sementi e della loro trasformazione in alimenti ad alto valore per la salute.
In conclusione nel nuovo orizzonte dello sviluppo della «bio-economia» il valore qualitativo nutraceutico degli alimenti è inevitabilmente legato alla ricerca salutistica di sostanze con alto valore nutrizionale contenenti cioè molecole bio-attive quali anti-ossidanti, vitamine, microelementi ed acidi grassi essenziali, ecc. e che include la capacità di preservare questi composti ad elevato valore nutraceutico nelle loro varie trasformazioni dal campo alla tavola.
La ricerca del Programma Nutra-Scienza pertanto mira a promuovere sostenere le ricerche e le innovazioni finalizzate ad identificare la «qualità nutraceutica» degli alimenti per una strategia di sviluppo del benessere e dell’invecchiamento attivo della popolazione, così come è richiesta dal programma Europeo Horizon 2020. Pertanto il programma Nutra-Scienza si impegna a sostenere la disseminazione e promozione della Ricerca innovativa del prof Benedettelli (che attualmente coordina un gruppo multidisciplinare di ricercatori delle Università di Firenze, Pisa e Siena), stimolando l’Impresa ed i cittadini a comprendere e sostenere un progetto importante di innovazione culturale e scientifica, che nel suo complesso richiede di innovare e condividere ricerca e i processi di trasformazione. L’obiettivo finale di tale programmazione sarà quello di creare nuovi prodotti a base di cereali di elevata sicurezza e qualità nutritiva, tali che rendano sostenibile la produzione agricola futura, basata sullo sviluppo della bio-economia per un miglioramento fondante una prospettiva benessere psico fisico e di elevata qualità della vita tale che conduca nel medio e lungo periodo (2014-2020) a un netto risparmio delle spese medico sanitarie che stanno divenendo sempre più insostenibili.
Horizon 2020 – Sector: Societal challenges (31,7 miliardi), destinato ad affrontare le grandi sfide globali nei settori:
a) Health, demographic change and wellbeing
b) Food security, sustainable agriculture, marine and maritime research and the bio-economy
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