In Italia in pericolo il 28% di animali

1225
Tempo di lettura: 4 minuti

Più preoccupante la situazione per la flora. I dati rivelano una situazione in generale critica per un gran numero di specie (45% delle Policy Species), alcune già estinte o prossime all’estinzione. È il risultato delle Liste Rosse nazionali: una situazione ambientale sempre più precaria

Sammuri: ecco come si è arrivati alla definizione delle Liste Rosse

Situazione poco rosea per l’ambiente in Italia. La «fotografia» verrà presentata mercoledì prossimo, in occasione della Giornata mondiale della biodiversità e nel quadro delle iniziative per la Settimana europea dei parchi. Ministero dell’Ambiente e Federparchi (come Comitato Iucn – Italia) presenteranno, a Roma, nella sala-convegni del palazzetto delle Carte Geografiche, due volumi che contengono le Liste Rosse nazionali delle specie minacciate, il primo dedicato agli animali, il secondo alle piante. Si tratta di un appuntamento atteso dal mondo scientifico, da atenei e aree protette.

Delle 672 specie di vertebrati valutate in questa ricerca (576 terrestri e 96 marine), 6 sono estinte nella regione in tempi recenti. Le specie minacciate di estinzione sono 161 in totale (138 terrestri e 23 marine), pari al 28% delle specie valutate.

Più preoccupante la situazione per la flora. I dati rivelano una situazione in generale critica per un gran numero di specie (45% delle Policy Species), alcune già estinte o prossime all’estinzione. Le principali minacce sono rappresentate dall’urbanizzazione selvaggia, dallo sviluppo di infrastrutture, dall’allevamento intensivo e dalle attività turistico-ricreative. Quest’ultimo aspetto estende la sua minaccia fino nelle aree protette a causa dello sviluppo non oculato di infrastrutture e della mancanza di adeguati controlli.

Il Comitato Iucn Italia fa parte dell’Unione internazionale per la conservazione della natura, la più antica organizzazione mondiale per la difesa dell’ambiente. L’autorità nazionale dell’Iucn in Italia è il ministero dell’Ambiente, mentre Federparchi è socio e gestisce per statuto la segreteria.

Le liste Liste Rosse che saranno presentate, rappresentano la valutazione del rischio di estinzione, calcolato a livello italiano di gruppi di specie. In questo caso sono state valutate e verranno presentati i risultati per pesci d’acqua dolce, anfibi, rettili, uccelli nidificanti, mammiferi, pesci cartilaginei (squali e razze) e flora.

Tutto il materiale relativo agli animali e alle piante sarà disponibile on line dal 22 maggio.

Le specie animali

Delle 672 specie di vertebrati valutate in questa ricerca (576 terrestri e 96 marine), 6 sono estinte nella regione in tempi recenti. Le specie minacciate di estinzione sono 161 in totale (138 terrestri e 23 marine), pari al 28% delle specie valutate. Il 50% circa delle specie di vertebrati italiani non è a rischio di estinzione imminente.
Complessivamente le popolazioni dei vertebrati italiani sono in declino, più marcato in ambiente marino che terrestre. Le conoscenze sul rischio di estinzione e le tendenze demografiche sono più carenti in ambiente marino.
In ambiente terrestre le principali minacce ai vertebrati italiani sono la perdita di habitat e l’inquinamento. Il numero di specie minacciate dal prelievo e dalla persecuzione diretta è piuttosto ridotto. La principale minaccia rilevata in ambiente marino è la mortalità accidentale, ma questo dipende dal fatto che le specie qui valutate (squali, razze e chimere) hanno scarso interesse commerciale.

La Flora

L’Italia, che si trova al centro del bacino del Mediterraneo, è uno degli hot spot di biodiversità a livello mondiale e possiede una flora molto ricca in specie, molte delle quali endemiche. In alcune porzioni della penisola la percentuale di taxa endemici raggiunge valori compresi tra il 13% ed il 20%.
La biodiversità vegetale mediterranea è però fortemente minacciata da cambiamenti ambientali provocati dalle attuali dinamiche socio-economiche e di utilizzo del suolo. L’Italia, in questo contesto non fa eccezione e molte delle sue specie necessitano di misure di conservazione per evitare un impoverimento di biodiversità con ripercussioni su scala mondiale.
Il lavoro presentato nelle 64 pagine che verranno presentate il 22 maggio è il risultato di un progetto iniziato nel 2012, finanziato dal Ministero dell’Ambiente e realizzato dalla Società Botanica Italiana, che ha coordinato oltre 200 botanici di tutto il Paese.
Il risultato finale è una Lista Rossa parziale della flora d’Italia, che include tutte le 197 Policy Species italiane, specie inserite negli allegati della Direttiva 92/43/CEE «Habitat» e della Convenzione di Berna, entrambe ratificate dal Governo italiano e di fatto costituenti leggi nazionali. Un secondo contingente di taxa, che include specie vascolari, licheni, briofite e funghi, tra le più minacciate d’Italia o endemiche, è stato anch’esso valutato attraverso i criteri Iucn, definendo così le categorie di minaccia in cui ricadono.
La maggior parte degli assessment è stata effettuata utilizzando il cosiddetto criterio B (della distribuzione geografica). In particolare, l’area occupata dalle specie è stata calcolata contando il numero di celle occupate da ciascun taxon in una griglia di maglia 2×2 km sovrapposta ad una mappa dell’Italia, in ambiente GIS. Nonostante le Policy Species e molte delle altre entità valutate siano protette a livello internazionale e nazionale, i dati rivelano una situazione in generale critica per un gran numero di specie (45% delle Policy Species), alcune delle quali già estinte in Italia o prossime all’estinzione.
Due specie endemiche sono completamente estinte a livello globale e altre sopravvivono solo ex situ nelle collezioni di giardini botanici. Le principali minacce alla biodiversità vegetale in Italia sono rappresentate dall’urbanizzazione selvaggia (abusivismo edilizio), dallo sviluppo di infrastrutture, dall’allevamento intensivo e dalle attività turistico-ricreative (turismo).
A riguardo di quest’ultima minaccia, i problemi si manifestano anche nelle aree protette a causa dello sviluppo non oculato di infrastrutture e della mancanza di adeguati controlli.
Alla luce di questo studio emerge tutta l’urgenza di misure di conservazione a livello normativo, che promuovano azioni di tutela in situ ed ex situ (conservazione dei semi nelle banche del germoplasma, traslocazioni di individui o popolazioni, etc.), l’esigenza di un monitoraggio continuo delle specie a rischio e di pratiche di gestione del territorio più appropriate (gestione delle aree protette esistenti, realizzazione di nuove aree protette come Ipa, Sic, etc). Infine i botanici coinvolti auspicano un ulteriore sforzo per la valutazione dello stato di conservazione di un maggior numero di specie.