Greenpeace in Polonia e in Spagna contro la pesca distruttiva

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Il ministro Arias Cañete sta ostacolando lo sforzo del Parlamento europeo di realizzare una riforma della Politica comune della Pesca giusta per i nostri mari e i pescatori. A «Beluga» sono stati posizionati in mare ben 7 massi (dai 500 chili alla tonnellata) vicino a Kolobrzeg, in Polonia, per fermare l’attività di pesca a strascico illegale

Continua il tour europeo di Greenpeace «Sostieni la pesca sostenibile» che ha visto il mese scorso la nave di Greenpeace «Arctic Sunrise» fare tappa anche in Italia, a Trapani e Favignana. Alla fine della tappa spagnola del tour gli attivisti di Greenpeace hanno portato il messaggio dei pescatori artigianali direttamente al Ministero, consegnandolo a bordo di una vera imbarcazione usata per la piccola pesca, lunga sette metri, posizionata davanti all’ingresso del ministero dell’Agricoltura e dell’Ambiente. Alcuni attivisti si sono incatenati al rimorchio che trasportava la barca, mentre altri hanno aperto lo striscione con l’invito al ministro a «non affondare la piccola pesca»: 12 attivisti sono stati fermati.

Il ministro Arias Cañete sta ostacolando lo sforzo del Parlamento europeo di realizzare una riforma della Politica comune della Pesca giusta per i nostri mari e i pescatori.

In contemporanea la nave di Greenpeace «Beluga» ha collocato ben 7 massi (dai 500 chili alla tonnellata) in mare vicino a Kolobrzeg, in Polonia, per fermare l’attività di pesca a strascico illegale. In quest’area a meno di 3 miglia marine dalla costa è proibita la pesca a strascico: il mar Baltico, inoltre, ha lo status di area marina particolarmente sensibile come le Galapagos, in Ecuador, o la Grande Barriera Corallina, in Australia. Greenpeace vuole in questo modo impedire ulteriori attività illegali e sollevare l’attenzione sul danno che la pesca distruttiva sta facendo non solo all’ambiente ma anche ai pescatori che pescano in modo responsabile rispettando le regole.

«Purtroppo anche nel tour italiano abbiamo avuto notizia di situazioni simili al largo della nostra costa. Nella stessa isola di Favignana sappiamo di attività illegali di pesca a strascico che, distruggendo i fondali e rigettando in mare tanto pesce di scarto, stanno condannando le risorse e i pescatori artigianali locali. È ora di fermare chi pesca in modo illegale e distruttivo, con stretti controlli, sanzioni e regole che penalizzino chi non pesca in modo legale e sostenibile», sostiene Giorgia Monti, responsabile campagna Mare di Greenpeace Italia.
«Chiediamo ai Ministri della pesca europea di impegnarsi per realizzare una nuova politica comune della pesca che garantisca da un lato il recupero degli stock e fermi la pesca eccessiva e dall’altro tuteli tutti quei pescatori che pescano in modo sostenibile. I paesi mediterranei dalla Spagna all’Italia devono impegnarsi per garantire un futuro ai loro pescatori», conclude Monti.

Per decenni la Politica Comune della Pesca ha preferito sostenere la pesca industriale a scapito della pesca artigianale che è la più sostenibile dal punto di vista ambientale ma anche economico-sociale. Rinnovando un terzo degli stock ittici europei si potrebbero generare 3,2 miliardi di euro e creare 100mila nuovi posti di lavoro.

L’incontro sulla pesca artigianale http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/file/2013/mare/Pesca-sostenibile-per-il-futuro-del-mare.pdf