Fusione fredda – Ora c’è più attenzione o no?

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Una primavera che ha fatto discutere sul clima ballerino ed una serie di eventi e incontri di discussione in cui la ricerca s’è mostrata altalenante come il clima… Mentre Al Gore si mostra attento al filone di queste indagini, da noi ci sono i santoni custodi dell’ortodossia più statica e si dovrà attendere fine settembre quando «Cosmos and Biosphere» in Crimea riaprirà un confronto corretto e privo di prevenzioni

Finite le bizze di una delle più pazze primavere di ogni tempo (su cui rifletteremo meglio in Crimea dal 23 al 28 settembre nella conferenza «Cosmos and Biosphere»), sembra che si stabilizzi anche il clima intorno alla necessaria terza rivoluzione moderna che dovrebbe portarci in quello sviluppo sostenibile tanto agognato quanto difficilmente perseguibile, essendo forti gli interessi di grandi player che sullo status quo staccano colossali dividendi e importanti rendite a cui rinunciano malvolentieri (e ciò si può capire come amava dire Napoleone Colajanni).
Se ne discute da tempo nel salotto televisivo di One Television condotto dall’imprenditore Diego Righini, in quella che sembra una trasmissione con musiche e canti fuori dal coro che purtroppo tranne rare altre eccezioni registriamo intorno anche a vicende di primo piano, come gli ultimi eventi sulla Fusione Fredda/Lenr che hanno visto due/tre passaggi di un certo rilievo dal Politecnico di Torino il 27 maggio, al dipartimento di fisica della Sapienza, al Cirps che rilancia il seminario sospeso del 5 giugno, il 15 luglio stessa spiaggia stesso mare con qualche lieve modifica al programma.

A spiazzare le maggioranze non silenziose, arriva l’ex vicepresidente degli Stati Uniti con una posizione a mio avviso correttissima che vi riporto in sintesi (in fondo a questa nota) tratta da Green Style che tra i pochi aveva riportato anche la news degli eventi del 5 giugno.

A fronte della grave crisi che attraversa l’Occidente (nel mentre le altre economie crescono e tendono a sovrastare anche grazie a belle rendite dal sottosuolo), sarà bene che si ritrovi il senso dell’interesse generale del Paese e dell’Occidente che può e deve continuare ad avere un ruolo importante nel villaggio globale, in vista di nuovi e più avanzati equilibri nello stesso (il rischio di regressioni purtroppo non è da escludere tra una Guerra Santa e l’altra).
Ciò potrà avvenire solo se si recupera il senso dell’interesse superiore delle popolazioni e degli Stati a cominciare dalla ripresa del BelPaese che deve uscire dal tunnel della recessione e della crisi attingendo all’enorme potenziale di creatività e di capacità competitiva che dobbiamo liberare con le riforme opportune che mobilizzino il potenziale italico e con il rilancio della competitività nella ricerca avanzata che come ha dimostrato il 5 giugno ci vede ancora in posizione leader nel campo della Fusione Fredda che come Al Gore dice bene, è una grande possibilità per il futuro, assieme ad altre innovazioni similari.

Dopo Enrico Fermi ancora una volta dal Genio Italico la soluzione per il futuro energetico del villaggio globale. Vediamo di capitalizzarlo anche per il nostro Paese oltre che per l’Occidente affamato di energia e per il villaggio globale che dagli squilibri energetici continua a rischiare la deflagrazione.
Se ne riparlerà il 15 luglio al Cirps con l’auspicio che La Sapienza sappia ritrovare il ruolo leader nella ricerca avanzata in tutti i settori.

Fusione fredda: interessante, ma meglio le rinnovabili per Al Gore

I siti pro fusione fredda, in special modo quelli americani, sono in subbuglio: nientepopodimeno che Al Gore avrebbe espresso interesse per le ricerche sul campo, definendole «intriganti».
Ascoltando la conversazione dell’hangout cui ha partecipato l’ex vicepresidente degli Usa, possiamo farci un’idea delle sue dichiarazioni un po’ meno di parte. Attorno al minuto 19, Gore risponde a una domanda sul fatto che sia preferibile concentrare le proprie ricerche attorno al nucleare tradizionale o se non sarebbe meglio puntare a tecnologie alternative, più sicure e più green di quelle attuali. In particolar modo, la giornalista cita i reattori al torio (su cui lavora il nostro Rubbia) e genericamente gli studi sulla fusione nucleare.
Probabilmente la domanda pensava di orientarsi verso soprattutto progetti, fra tutti l’Iter (nella foto del titolo), di fusione «calda».
Sul progetto pilota per l’E-Cat di Andrea Rossi Gore risponde, in breve, che nessuna di queste tecnologie è matura o pronta e che bisogna puntare su tecnologie sostenibili già in nostro controllo, pur continuando a foraggiare la ricerca.
Nel rispondere a questa domanda, però, Gore decide di citare il tema della fusione fredda, ignorando quasi del tutto altri studi attorno alla fusione. Più precisamente le parole dell’ex candidato alla Casa Bianca sono state: Quindici anni fa c’erano già esperimenti intriganti attorno alla cosiddetta fusione fredda (il termine non è più apprezzato dai tecnici) ma è tutto ancora speculativo. Speriamo tutti in una novità rivoluzionaria, ma non sarebbe furbo scommetterci sopra.

Secondo molti commentatori, la pausa retorica effettuata da Gore nell’introdurre la questione, nasconderebbe un grande interesse per il settore Lenr. Per capire il contesto, bisogna però ricordare ciò che nell’intervento precedente l’ex vice Clinton aveva cercato di dire: probabilmente tra 10 o 20 anni avremo delle tecnologie nucleari interessanti e più sostenibili, ma la situazione ambientale non ci consente di aspettare tutto questo tempo. Occorre, allora, puntare sulle rinnovabili.
Inoltre, a prescindere dalle interpretazioni che possiamo dare del termine «intrigante», resta il fatto che Gore consideri le Lenr ancora a un livello «speculativo».
Considerando che gente come Andrea Rossi o la Defkalion si dicono pronti a vendere i loro rivoluzionari reattori (quando non ne hanno già venduto alcuni esemplari), l’intervista di Gore sancisce, al massimo, la sua poca fiducia verso queste dichiarazioni.
Per Gore, solo le rinnovabili possono salvarci dalla catastrofe del cambiamento climatico.