Nel 1993 costituì a Bari il Laboratorio Urbano che da quasi vent’anni anni promuove una straordinaria progettualità sui temi del recupero dei valori fisici, storici e culturali della città di Bari. Due anni dopo organizzò nella Sala Consiliare del Comune di Bari il convegno «Recupero urbano e riconversione imprenditoriale».
Ha dato luogo a grandi recuperi di contenitori urbani, quali l’ex macello trasformato in Cittadella della Cultura, l’ex Ospedaletto in centro polifunzionale di quartiere e il molo di S. Antonio riutilizzato con il mercato per i paranzieri.
È su queste basi che sul finire del 2008, mentre avviava il lungo percorso di redazione del Documento Programmatico Preliminare del Piano Urbanistico di Locorotondo, promosse la costituzione dell’Ecomuseo di Valle d’Itria, fisicamente il più grande Ecomuseo d’Europa, in assoluta sintonia con il Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia.
Per la prima volta in Italia veniva applicata ad un processo di pianificazione locale la visione di valorizzazione paesaggistica come invariante strutturale, una intuizione che ha riscosso notevole interesse in tutta Italia. L’Ecomuseo di Valle d’Itria mette insieme i Comuni di Alberobello, Cisternino, Fasano, Locorotondo, Martina Franca e Monopoli e vuole essere un museo di vita diffuso sul territorio che si propone di documentare, conservare e valorizzare i tanti siti naturali e le altrettanto numerose manifestazioni della cultura materiale e immateriale (trulli, masserie, iazzi, muretti a secco, tratturi, pozzi, lavatoi, aree archeologiche, ma anche pratiche di vita e di lavoro, saperi tradizionali, produzioni locali) che in Valle d’Itria costituiscono un vero e proprio sistema.
L’Ecomuseo comprende numerose emergenze, naturali e antropiche, legate tra loro dalla stessa storia geologica e da un’attività materiale comune, quella dell’utilizzo del suolo a fini agricoli, produttivi, domestici e della pietra a fini abitativi, stradali, di confine. Il Documento programmatico preliminare del Piano urbanistico generale di Locorotondo ha accolto al suo interno l’Ecomuseo di Valle d’Itria, quale espressione delle componenti materiali e immateriali del paesaggio, adottando appunto tale visione identitaria quale invariante strutturale della pianificazione strategica comunale.
Tra gli obiettivi: forte identità territoriale da salvaguardare, nuovi rapporti nel sistema mono-policentrico di centro urbano / contrade, rete di masserie. L’Ecomuseo di Valle d’Itria si è proposto come un vero e proprio laboratorio per la sussidiarietà, capace di promuovere un sistema sovracomunale che esalti le diversità materiali e immateriali dei singoli paesi partecipanti su basi territoriali integrate e integranti.
Per questo a Lombardi gli è stato assegnato il Premio nazionale Eco and the City Giovanni Spadolini. Due anni fa venne costituito in seno alla Prima Circoscrizione di Bari il Laboratorio di Urbanistica Partecipata, allo scopo di coinvolgere i cittadini nella elaborazione di prospettive di miglioramento fisico, sociale ed economico del territorio. Quella della prima Circoscrizione di Bari è un’area di antica storia ma periferizzata, nella quale possono essere validamente sperimentati modelli alternativi di riqualificazione e recupero ambientale e paesaggistico. Ci si è resi conto che solo un pieno e diretto coinvolgimento della comunità locale avrebbe potuto fornire quelle informazioni atte a promuovere reali prospettive di riqualificazione e crescita. Da queste riflessioni è emersa la visione ecomuseale.
Gli Ecomusei urbani delineano un confine ancora quasi tutto da esplorare, davvero una grande scommessa. In Italia si può far riferimento al lavoro realizzato a Montespertoli, in Toscana, dal gruppo del prof. Alberto Magnaghi (tra l’altro, responsabile scientifico del Piano Paesaggistico pugliese), o a limitate esperienze a Torino e a Parabiago, alla periferia di Milano. In Europa, è a Londra che si stanno da poco utilizzando gli strumenti ecomuseali per il recupero e la riqualificazione di aree periferiche.
Questi gli obiettivi del costituendo Ecomuseo Urbano di Palese e S. Spirito: identità territoriale da salvaguardare e redazione di uno Statuto del Territorio, pianificazione strategica circoscrizionale, Piano di recupero delle aree urbane storiche, Piano della Mobilità, Piano del Colore, Piano dei Tempi e degli Spazi, pedonalizzazione dell’area antistante il porto di S. Spirito, recupero a fini culturali dell’area portuale di Palese e dell’asse pedonale della vecchia «via del mare», definitiva salvaguardia e fruibilità del Parco di Lama Balice, sistema ciclabile costiero e di collegamento tra le aree principali e tra queste e le aree limitrofe di Giovinazzo, S. Girolamo, Modugno, Bitonto. (G. R.)