Le cinque sicurezze in cui abbiamo suddiviso il profondo bisogno di certezza dell’umanità sono la base e il cardine su cui si fonda tutta l’organizzazione di ogni società moderna.
a. Cominciamo dal punto numero V: la Sicurezza del proprio Destino personale. Per rispondere a questa esigenza, con tutta la sua carica di drammaticità e tragicità, l’umanità si è costruita l’enorme edificio della organizzazione religiosa. Poco importa se la sicurezza offerta dalle religioni può essere considerata sotto molti aspetti qualcosa di opinabile, qualcosa di fondato sul niente. Il bisogno di essere confortati e rassicurati, il bisogno infantile e primitivo di sentirsi raccontare delle magnifiche e rassicuranti favole è tale che la costruzione di tutta l’organizzazione religiosa si è potuta tranquillamente appoggiare su di esso senza preoccupazioni di sorta.
Da un punto di vista razionale non c’è niente di più assurdo ed illogico della religione. Tutte le religioni offrono consolazione e conforto, assicurando l’esistenza di una realtà ultraterrena della quale non sanno e non possono dare nessuna prova certa e sensata. L’organizzazione religiosa, esaminata freddamente, è una struttura del tutto inutile e parassitaria. Essa sfrutta le paure profonde e oscure che turbano ogni essere umano per acquisire un potere assolutamente ingiustificato con il quale consolidare la sua presenza e perpetuare la sua esistenza. L’individuo fa fatica ad accettare il fatto che di fronte alla morte e ai grandi drammi inspiegabili che la realtà offre a tutti a piene mani, è solo e resta solo. Il bisogno di conforto è così impellente che uno spazio per un’organizzazione dispensatrice di favole consolatorie è, e forse sarà, sempre garantito.
Qui, per le considerazioni che ci siamo proposti di svolgere, alla fin fine poco importa chiarire il ruolo fantasioso e affabulatorio della religione e la sua totale inutilità ai fini di fornire all’uomo quella sicurezza post mortem che cerca e di cui ha bisogno. Qui vogliamo soltanto constatare che l’umanità ha cercato di dare una risposta ad una profonda esigenza umana insopprimibile. Non trovandosi niente di serio né oggettivo da offrire e, appurata la disponibilità dell’individuo a farsi consolare anche con delle favole fantasiose, si è fatto ricorso a questa soluzione che, fra l’altro, offre il vantaggio a chi la amministra di acquisire un grande potere sugli individui e sulla collettività.
Varrebbe forse la pena di aprire un discorso critico sulla soluzione che le società moderne hanno trovato per rispondere a questa profonda esigenza dell’umanità, e domandarsi come ripensare tutto il problema religioso in una società moderna, ma il discorso ci porterebbe troppo lontano: Pertanto ci limitiamo soltanto ad osservare che l’organizzazione religiosa così come ci è stata tramandata e così come viene amministrata nelle società moderne è assolutamente obsoleta e inaccettabile, come del resto la crisi di tutte le religioni nel mondo occidentale sta chiaramente a dimostrare.
b. La sicurezza della tana
Nell’organizzazione moderna il termine tana si è evoluto in casa. Il principio che è passato, come eredità del primitivo diritto al possesso di una propria tana, è quello che ciascuno ha diritto alla disponibilità di una propria casa, sacra e inviolabile (Articolo 14 della nostra costituzione). La forma con cui si attua ciò che abbiamo indicato con «disponibilità», può essere duplice, ottenendosi o con la «locazione» o con la «proprietà e il possesso». Nel caso di locazione, l’affittuario, una volta ottenuta la disponibilità della casa, ne dispone «in toto», essendogli garantita l’inviolabilità. Nessuno, nemmeno il locatore, padrone dell’immobile, può entrare nella sua proprietà, della quale cede l’uso esclusivo all’affittuario, per tutto il periodo del contratto. Nel caso di proprietà, non vi ha dubbio che il proprietario esercita il diritto di possesso esclusivo del bene, garantendosi l’inviolabilità del proprio domicilio.
A seconda delle disponibilità economiche dell’individuo si potrà accedere alla locazione o all’ acquisto di una casa. In entrambe i casi è evidente che occorre una disponibilità economica, che viene garantita all’individuo attraverso il guadagno ottenibile con la possibilità di svolgere un lavoro retribuito. Il diritto alla casa è garantito dal diritto al lavoro. Niente lavoro, niente casa. Nel mondo primitivo, l’individuo si garantiva il diritto alla casa, alla sua tana, costruendosela da sé con il lavoro delle proprie mani; nelle società moderne questo diritto viene ancora garantito dal lavoro, che la società deve offrire all’individuo, consentendogli tramite il risparmio di accedere alla disponibilità del bene. Il risparmio può essere utilizzato per pagarsi l’affitto o l’acquisto, che può essere agevolato e anticipato con prestito bancario (mutuo).
Il diritto primitivo alla tana, alla propria casa, passa quindi attraverso la garanzia di altri diritti elementari, non meno importanti: il diritto al lavoro e il diritto alla protezione del proprio risparmio (articoli 1,4, 35, 36, 47 della nostra Costituzione).
c. La sicurezza della Natura
Il principio della sicurezza della Natura non è garantito da nulla. Non c’è argomento logico che ci porti ad affermare il principio di omogeneità e continuità della Natura. Alla formulazione di questo principio ci costringe soltanto la speranza e lo stato di necessità. Come sosteneva Kant, non possiamo che attaccarci a questo principio per far tesoro della nostra esperienza e costruire su di esso il grandioso edificio della Scienza. Dobbiamo sperare che la Natura continui a comportarsi come si è sempre comportata e, dopotutto, non possiamo far altro. Di fatto, siamo semplicemente nelle mani della Natura. Se la Natura improvvisamente abbandonasse questa sua uniformità e continuità, non potrebbe esistere scienza e saremmo costretti a comportarci come quando si gioca alla roulette; saremmo semplicemente in preda la capriccio e al caso.
Possiamo soltanto trovare qualche consolazione nella constatazione che finora le cose hanno funzionato secondo questo principio, a partire dal quale abbiamo potuto «fare scienza», ottenendo dei pregevoli risultati che ci consentono di sperare che, se tutto continuerà ad andare come sempre è andato, sarà possibile ottenerne ancora degli altri. In questa situazione diventa perentorio accrescere le nostre conoscenze, continuando a interrogare la Natura e a studiare, seguendo l’imperativo che il grande matematico Hilbert ha voluto che si scrivesse sulla sua tomba, come testamento per le future generazioni: Wir müssen wissen, wir werden wissen (Dobbiamo sapere e sapremo).
Dobbiamo sperare ed avere fiducia che la Natura non ci inganni e dare il massimo impulso alla Scienza. Le organizzazioni scientifiche che le società moderne hanno costruito sono l’unica cosa sensata che l’umanità ha saputo fare e ogni persona di buon senso non potrà che sostenerle (articoli 9, 33, 34 della nostra Costituzione).
d. La sicurezza degli affetti
La sicurezza degli affetti non può essere garantita per legge, né imposta dall’organizzazione sociale. L’affetto di cui ciascuno di noi ha bisogno è sentimento spontaneo che niente può imporre. L’organizzazione sociale può soltanto incoraggiarlo e proteggerlo. L’Istituto della famiglia, che è il centro e l’origine degli affetti per ciascun individuo, è giusto che sia tutelato per legge (articolo 29 della nostra Costituzione). La famiglia e gli istituti scolastici hanno il compito di educare le nuove generazioni secondo il principio di reciprocità, incoraggiando la cooperazione nell’intento di creare una società solidale e amichevole dove la nascita spontanea degli affetti venga coltivata e incoraggiata. Dovrà essere chiarito che l’affetto ha carattere bidirezionale: tutti hanno diritto a ricevere la loro parte di affetto, ma parimente tutti devono sentirsi impegnati anche ad aprirsi alla capacità di fornire affetto agli altri.
e. La sicurezza sociale
L’organizzazione delle società moderne prevede diverse forme di tutela dai cosiddetti rischi naturali. Ci sono le Previdenze e le Assicurazioni che, fondandosi su valutazioni probabilistiche, intervengono a minimizzare l’effetto economico del danno. Le Assicurazioni agiscono contro calamità naturali, collettive e individuali (terremoti, incendi, alluvioni, incidenti di varia natura, invalidità, morte) le Previdenze intervengono contro fenomeni negativi di sicuro impatto nel contesto sociale (malattie, vecchiaia). L’organizzazione sociale ha anche messo in opera tecniche dette di Prevenzione del Rischio mirate a minimizzare e mitigare gli effetti di eventi dannosi naturali e/o non naturali. Ad esempio, i danni del terremoto possono essere mitigati costruendo edifici che rispettino una appropriata normativa antisismica, appositamente studiata in base al livello di sismicità della zona in cui si costruisce; le malattie professionali possono essere eliminate con una opportuna normativa che regoli le modalità lavorative di produzioni particolarmente rischiose etc. etc.
In sostanza il principio cui si fa riferimento è il seguente. Di fronte a calamità imprevedibili, le assicurazioni vengono istituite per mitigare gli effetti economici del danno rapportati alla loro incidenza statistica. Le organizzazioni previdenziali intervengono nel caso di calamità che toccano inevitabilmente ogni individuo della collettività (malattia, vecchiaia, morte): gli effetti vengono mitigati in parte sfruttando la base statistica dei fenomeni e in parte ricorrendo a forme di contribuzione generale obbligatoria. Infine, laddove il rischio possa essere minimizzato con opportuna normativa preventiva intervengono le organizzazioni di prevenzione del rischio.