I rischi di carattere strettamente connessi a tutti i sistemi siano essi semplici e/o complessi, quali ad esempio le centrali nucleari, provengono normalmente da problemi di insicurezza in senso generale. La società moderna è immersa in campi di informazioni, di comunicazioni, di poteri di ogni genere, economici, energetici, ecologici, giuridici e, in genere cibernetici che condizionano giornalmente la vita di ogni cittadino (Fig. N° 1). I popoli evoluti però, ben sanno che alla base della vita moderna prevale il concetto di accettabilità del rischio connesso ad una vita standard fatto di rischi prodotti da cibi biologici non sempre naturali, da automobili veloci, da treni veloci, da fattori ambientali assoggettati ai cambiamenti climatici, da aerei supersonici e via discorrendo. La maggioranza di questo tipo di Società del Rischio accetta il rischio intrinseco all’uso, ad esempio, di questi mezzi di trasporto poiché li ritiene sufficientemente sicuri e confortevoli.
Nella letteratura scientifica anglosassone si usa distinguere fra «safety» nel senso di progettazione della sicurezza (probabilità di funzionamento sicuro del sistema) e «security» ossia la protezione della proprietà del sistema da furti, rapine, intrusioni, tentativi di boicottaggio, sabotaggio, terrorismo ecc. Recentemente (Giuseppe Quartieri, Introduzione alla Sicurezza di Sistemi Nucleari, 2010), si è introdotto il concetto di «risk society», la Società del Rischio (Fig. N° 1).
La distinzione, la interfaccia e le interrelazioni fra «safety» e «security» sono mostrate nella Fig. N° 2 applicando la teoria degli insiemi.
II problemi e le soluzioni adottate per il raggiungimento della massima sicurezza dei grandi sistemi complessi di cui le centrali nucleari sono solo un esempio, tra i più eclatanti, del grande lavoro che va eseguito per allargare la conoscenza della nozione di sicurezza ai lettori. Anzi, si continua, con perseveranza, in questa linea solo nella speranza di qualche loro suggerimento al fine di pervenire a miglioramenti qualitativi che rendano la sicurezza sempre più stabile a garanzia di ogni evenienza.
A dispetto dell’omnicomprensivo italico concetto di sicurezza va ricordato come su accennato, per meglio rendere l’idea sul concetto della cautela dai pericoli del nucleare che tanto preoccupa gli ortodossi della ecologia, che vi sono due aspetti fondamentali della sicurezza: la «safety» e la «security». Come già detto, nella lingua anglosassone esistono queste due parole per distinguere fra il concetto di sicurezza intrinseca (safety) di natura tecnologica prodotta da guasti del sistema complesso (centrale nucleare, aereo, missile, satellite ecc.) e/o da errori umani con effetti negativi per la salute del personale addetto o della popolazione circostante e conseguente perdita di proprietà. Gli anglosassoni impiegano invece la parola «security» per intendere la sicurezza in termini di protezione da infrazioni varie, intrusione, criminalità, sabotaggi e terrorismo di ogni tipo. Nella nostra lingua esiste solo la parola «sicurezza» che include tutti gli aspetti possibili ed è quindi «omnicomprensiva».
Questa insistenza sul significato del temine usato, stante l’attuale clima di guerra fredda contro il pericolo che il nucleare possa risorgere, come l’«Araba fenice», in Italia dal rogo dei due referendum, non è vano poiché si presta a generare ben altri tipi di problemi e incomprensioni nella visione popolare della sicurezza delle centrali nucleari. Pertanto, da alcuni punti di vista (soprattutto politici) la questione andrebbe esaminata in modo completo, includendo tutti gli aspetti con approccio per sistemi o sistemico.
Alla stessa stregua il popolo accetta di impiegare energia elettrica proveniente da centrali termiche alimentate a petrolio oppure a gas metano nonostante i sinistri e i guasti catastrofici come la «Marea Nera» oppure i vari incidenti accaduti nelle miniere di produzione di gas e di petrolio in tutto il mondo.
Gli Italiani, come quasi tutti i popoli della Terra, accettano l’inquinamento prodotto dai gas di scarico delle automobili (polveri sottili, benzene, ossidi di carbonio, PM10, PM2,5 e anche PM1 ecc.) nel centro delle grandi città, nella pianura Padana e vicino alle centrali a combustibili fossili ecc. Così facendo il popolo italiano dimentica o fa finta di dimenticare le conseguenze serie dell’inquinamento cittadino che produce secondo le analisi e le statistiche, ormai accertate, una quantità consistente di esempi di «cancerogenesi».