Fermare le trivellazioni in mare

747
offshore-ravenna
Tempo di lettura: 3 minuti

Il Ministro chiude la stalla quando i buoi sono ormai scappati. I vincoli del decreto «trivelle» di Zanonato non intaccano i 24mila kmq di aree marine già ipotecate al petrolio. Legambiente: «Chiediamo di fermare il progetto Ombrina mare lungo la costa abruzzese e al Parlamento di abrogare l’articolo 35 del decreto sviluppo approvato nel giugno 2012, applicato anche nell’ultimo decreto “trivelle”»

«Se veramente il ministro Zanonato e il governo vogliono salvaguardare il mare italiano dal petrolio, fermino subito Ombrina mare, la nuova piattaforma che dovrebbe sorgere a sole tre miglia dalla costa abruzzese». È la richiesta che Legambiente ha avanzato ieri durante l’incontro presso il ministero dell’Ambiente in merito al progetto e a cui hanno partecipato anche altre associazioni ambientaliste e istituzionali locali coordinate dalla provincia di Chieti.

In occasione dell’incontro, Legambiente è tornata a ribadire la sua contrarietà al progetto Ombrina, che non porterà nessun vantaggio né alla popolazione né al territorio abruzzese, e per dire il suo no alle trivellazioni petrolifere in mare, anche alla luce dell’ultimo decreto «trivelle» approvato dal ministro dello Sviluppo economico. Un provvedimento che conferma il divieto a 12 miglia dalla costa e dalle aree marine protette stabilito dall’articolo 35 della Legge 83/2012 e valido però solo per le nuove richieste.

Con questo decreto non solo non si riducono le aree a disposizione delle compagnie petrolifere, ma anzi si ampliano ancora di più. È stata infatti individuata una nuova area, denominata Zona E, al largo del golfo di Oristano che estende anche in quel tratto di mare la possibilità di avviare ricerca ed estrazione di idrocarburi, dopo che nei mesi scorsi il governo aveva già allargato l’area a disposizione delle compagnie petrolifere a sud del canale di Sicilia verso l’isola di Malta. Segnali che evidenziano come la tutela del mare non sia certo il principio ispiratore di questo e dei recenti provvedimenti riguardanti le attività petrolifere nel mare italiano.

«Il ministro ha chiuso la stalla quando i buoi sono ormai scappati. La sbandierata riduzione della superficie trivellabile di Zanonato – dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente – riguarda solo il futuro, dato che ha confermato tutti i procedimenti esistenti anche quelli entro le 12 miglia. Il provvedimento in questione è l’ennesima conseguenza di una strategia energetica nazionale insensata che continua a puntare sulle fonti fossili e su risorse, quali il petrolio presente sotto il mare italiano, che stando ai consumi attuali si esaurirebbero in soli due mesi. Sono altri i provvedimenti per tutelare veramente il mare italiano dalle estrazioni petrolifere, a partire dall’abrogazione dell’articolo 35 del decreto sviluppo, che ha riaperto la strada alle attività anche nelle aree sottocosta e di maggior pregio. Su questo lanciamo nuovamente un appello al Parlamento, anche in seguito all’importante segnale arrivato dall’emendamento presentato dalla senatrice Loredana De Petris per impedire le deroghe che consentono di autorizzare trivellazioni petrolifere anche a ridosso delle coste e senza valutazione d’impatto ambientale».

Oggi le aree interessate dalle attività petrolifere, che non vengono intaccate dal decreto di Zanonato, occupano una superficie marina di circa 24mila kmq, un’area grande come la Sardegna. Il provvedimento salva anche il progetto Ombrina mare. La piattaforma della società inglese Medoilgas sorgerebbe a sole 3 miglia dalla meravigliosa Costa dei Trabocchi della provincia di Chieti, un’area di tale pregio naturalistico tale da essere individuata dal Parlamento italiano nel 2001 come Parco nazionale. Il tutto in una regione che ospita tre Parchi Nazionali, un Parco Regionale, 25 riserve regionali e decine di Siti di interesse comunitario (Sic) e Zone di protezione speciale (Zps).

«È assurdo continuare a pensare che la strategia energetica nazionale – aggiunge Cogliati Dezza – del Paese si possa basare sulle fonti fossili, che non portano ricchezza, non abbassano di certo la bolletta, e devastano la bellezza dell’Italia. È il momento di fare scelte coraggiose e di definire una vera strategia di sviluppo delle energie rinnovabili. Il futuro energetico del Paese devo guardare alle fonti pulite e all’efficienza energetica, da promuovere, sviluppare e incentivare in tutto il territorio».