La marina russa blocca Greenpeace con la forza

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La nave Arctic Sunrise (assalita e sequestrata ieri nel mare di Pechora, nei pressi della piattaforma Prirazlomnayai) si dirige verso Murmansk, con la scorta della Guardia Costiera russa. La nave sarebbe stata assaltata, con l’ausilio di un elicottero, da una quindicina di militari russi che armi in pugno hanno costretto l’equipaggio a dirigersi sul ponte elicotteri. Un volontario è ferito. Proteste in tutto il mondo

Dopo le scaramucce dei giorni scorsi la marina russa è passata all’attacco contro Greenpeace secondo la migliore tradizione dei Soviet.
L’equipaggio della nave rompighiaccio Arctic Sunrise rimane sotto la custodia delle autorità russe, a seguito dell’irruzione armata sulla nave di militari russi, avvenuta ieri in acque internazionali.
Da più di 12 ore Greenpeace non ha più contatti con la nave, che al momento sembra essere diretta a ovest verso le acque territoriali russe.
Greenpeace non ha ricevuto nessuna conferma ufficiale delle possibili accuse, e agli attivisti è stata negata sia l’assistenza legale sia quella dei propri consolati. Più di 20 uffici di Greenpeace stanno organizzando proteste davanti alle ambasciate russe nel mondo. Stamattina a Roma un gruppo di attivisti di Greenpeace Italia ha consegnato alla rappresentanza diplomatica russa una richiesta di azione immediata per il rilascio degli attivisti.

Da quanto risulta a Greenpeace, la nave Arctic Sunrise (assalita e sequestrata ieri nel mare di Pechora, nei pressi della piattaforma Prirazlomnayai) si dirige verso Murmansk, con la scorta della Guardia Costiera russa. La nave sarebbe stata assaltata, con l’ausilio di un elicottero, da una quindicina di militari russi che armi in pugno hanno costretto l’equipaggio a dirigersi sul ponte elicotteri. Tre membri dell’equipaggio si sono asserragliati nella sala radio la cui porta è stata comunque sfondata dopo circa un’ora dall’arrembaggio.
Greenpeace Italia ha attivato la Farnesina in particolare per la presenza a bordo di un attivista italiano. Le autorità italiane hanno confermato di aver già contattato quelle russe per garantire la sua incolumità.
«Evidentemente, in nome del petrolio si possono commettere le peggiori atrocità – commenta Giuseppe Onufrio, Direttore esecutivo di Greenpeace Italia -. Chiediamo un segnale forte del Governo e della politica italiana a difesa dell’Artico, delle libertà e dei diritti civili».

Le ultime notizie dalla nave sono che i due attivisti arrestati l’altro ieri sono stati portati a bordo: uno ha un braccio rotto. L’equipaggio sarebbe stato riunito da militari armati nella sala mensa ma, a parte l’attivista ferito il giorno prima, non si segnalano situazioni critiche. Gli attivisti sono trattenuti a bordo senza alcuna accusa formale.

«La sicurezza dei nostri attivisti rimane la nostra priorità e stiamo lavorando per capire cosa stia succedendo. Nella nostra ultima telefonata con la nave i membri dell’equipaggio hanno dichiarato che il morale rimane alto e che sono stati sostenuti dai messaggi di migliaia di persone che in tutto il mondo si oppongono alle trivellazioni petrolifere nell’Artico – dichiara Ben Ayliffe, responsabile della campagna Artico per Greenpeace International -. Ribadiamo che la vera minaccia non viene dall’Arctic Sunrise ma da Gazprom, una delle aziende più spericolate al mondo».

Secondo alcuni media russi, gli ufficiali della piattaforma Prirazlomnaya di Gazprom avrebbero dichiarato che la cabina di sicurezza che Greenpeace stava appendendo alla piattaforma «somigliava ad una bomba». In realtà la cabina di sicurezza è ovviamente un rifugio destinato a mantenere gli attivisti al caldo, chiaramente marcato con colori brillanti e il logo di Greenpeace. La cabina di sicurezza è stata progettata dal vincitore di una competizione Rubén Bodewig, uno studente di architettura spagnolo.

Secondo gli attivisti della nave, gli Agenti dei Servizi federali per la sicurezza della Federazione russa hanno forzato la sala radio e hanno danneggiato tutti gli strumenti di comunicazione di bordo.