Siamo veramente arrivati alla legge della giungla

752
Tempo di lettura: 3 minuti

«Non possiamo sognare un Paese in cui ci sia giustizia sociale e inclusione se non garantiamo alle persone con disabilità, soprattutto bambini e adolescenti, la possibilità di esercitare pienamente i loro diritti. Quando si vede la disabilità prima di vedere il bambino, non è un danno solo per lui, ma si sottrae alla società tutto ciò che il bambino può offrire. La sua perdita è una perdita per la società; la sua vittoria è una vittoria per la società»

20.000, un numero che definisce il grado di vergogna che la nostra società «civile» deve tener bene in mente prima di definirsi tale. 20.000, secondo i dati della Fao, sarebbero i bambini al di sotto di 5 anni che ogni giorno muoiono di fame. Un dato da mettere a confronto con 1,3 miliardi di tonnellate di cibo che ogni anno vengono buttati via.
Una comparazione che vuole richiamare l’attenzione sull’impatto ambientale negativo che producono le scelte quotidiane relative al cibo.
Tanto per fare qualche esempio numerico, evidenziamo che ci vogliono circa 1.000 litri d’acqua per produrre 1 litro di latte, mentre per avere un hamburger si saranno resi necessari ben 16.000 litri d’acqua, utilizzati per produrre il mangime animale.
La produzione alimentare mondiale occupa il 25% del terreno abitabile ed è responsabile del 70% del consumo d’acqua, dell’80% del processo di deforestazione e del 30% delle emissioni di gas serra.
Ridurre gli sprechi di cibo, risparmiare denaro, fare scelte consapevoli in fase di acquisto, minimizzare gli impatti ambientali della produzione alimentare e promuovere processi produttivi più efficienti sono dunque gli obiettivi primari da raggiungere.
Naturalmente non sono le uniche cose da fare.
A livello globale ci sono da modificare politiche, economie, sistemi produttivi che non favoriscono e non garantiscono la vita di tutti coloro che abitano il nostro mondo, soprattutto dei soggetti deboli quali i bambini.
Ognuno di noi è responsabile della morte di un bambino che non ha avuto accesso al cibo, a cure mediche, all’istruzione, in definitiva a tutto ciò che lo renderà un uomo sano, consapevole e culturalmente formato.
Il Direttore Unicef, Anthony Lake, in occasione del lancio internazionale del Rapporto Unicef 2013 «Bambini e disabilità», ha dichiarato: «Non possiamo sognare un Paese in cui ci sia giustizia sociale e inclusione se non garantiamo alle persone con disabilità, soprattutto bambini e adolescenti, la possibilità di esercitare pienamente i loro diritti. Quando si vede la disabilità prima di vedere il bambino, non è un danno solo per lui, ma si sottrae alla società tutto ciò che il bambino può offrire. La sua perdita è una perdita per la società; la sua vittoria è una vittoria per la società». E il primo motivo che espone a rischio di disabilità un bambino è la malnutrizione cronica.
In definitiva, una questione molto ampia che deve rappresentare un obiettivo che la società civile deve porsi come questione di primaria importanza. Non si può tollerare un mondo fatto di così grandi disuguaglianze dove, ad esempio, in Italia non si fa altro che parlare di gossip, di leder politici che seppur dichiarati truffatori continuano ad abbellire pagine di giornali e ad allietarci con video patetici, dove, a causa della crisi mondiale, si guarda attoniti allo svuotamento delle città più povere, anche nel nostro bel paese, dove nelle varie nazioni, sempre per questioni economiche, si fanno largo gruppi politici nazionalisti, di estrema destra dove si predica la violenza, l’odio nei confronti dei «diversi» che rubano il poco lavoro rimasto, ecc. Le politiche sbagliate, un economia non solidale e fatta per creare nette differenze e un sistema produttivo per niente attento alle biodiversità, alle eccellenze specifiche, alle tradizioni dei popoli ci stanno mettendo gli uni contro gli altri in un mondo che fa paura, allo sbando, privo di ogni tipo di programmazione.
E in tutto questo chi paga sono sempre i soliti… i più deboli… i bambini.
Può ancora piacere questo mondo?