Dal rapporto dell’Ipcc trapelano scenari poco rassicuranti: allarme per le risorse idriche dell’Asia che sarebbe un disastro per 500 milioni di persone nel Sud dell’Asia e 250 milioni in Cina; dall’innalzamento dei mari all’aumento delle temperature. Ma i governanti non sembrano voler prendere rapidamente accordi sul taglio della CO2 immediato
Oltre duemila pagine, dopo sei anni di lavoro, arriva il quinto rapporto dell’Ipcc (Intergovernamental Panel on Climate Change).
Sarà presentato venerdì prossimo il frutto della task force scientifica dell’Onu, lavoro di 209 scienziati e un team di 1.500 esperti, e già cominciano a filtrare le prime indiscrezioni di uno scenario non proprio consolante e che a tutta l’aria di essere un duro attacco all’insipienza dei governi incapaci di darsi un trattato internazionale contro la CO2 ed anche un colpo ai negazionisti, coloro che sono finanziati dall’industria del petrolio e del carbone nonostante le evidenze continue, anno dopo anno, di un riscaldamento globale che non accenna ad arrestarsi.
Il primo allarme trapela da un intervista rilasciata al «Financial Times», da Rachenda Pachauri, il presidente dell’Ipcc. Pachauri segnala che i ghiacciai della catena himalayana si stanno sciogliendo a ritmi talmente elevati che nel giro di due decenni saranno a rischio le scorte idriche di milioni di persone.
Pur essendo questa una seconda previsione che porta in avanti l’allarme per le risorse idriche dell’Asia (dopo l’errore del 2007 che segnava come termine massimo il 2035), Pachauri precisa che «questo non cancella l’evidenza che i ghiacciai si stanno sciogliendo in tutto il globo, compreso l’Himalaya». E questo sarebbe un disastro per 500 milioni di persone nel Sud dell’Asia e 250 milioni in Cina.
Circa gli scenari futuri, l’Ipcc presenta come al solito varie ipotesi per la fine del secolo a seconda degli interventi che si vorranno attuare. I mari potrebbero salire da 24 a 64 centimetri e le temperature potrebbero aumentare da 1 a 3,7°C. Al centro di tutto sta l’aumento vertiginoso della CO2 che continua a salire e che ha già superato la soglia di 400 parti per milione, ritenuta limite invalicabile.
I rimedi si conoscono: accordo internazionale per il taglio dei gas serra, stop alla deforestazione e stop all’uso dei combustibili fossili.
E non resta molto tempo, si parla di un decennio, dopo di che non ci resta che iniziare ad enumerare le perdite di una estinzione di massa.