Quanti ordigni sono ancora presenti sui fondali marini? Di che tipo di ordigni si tratta? Il completamento della bonifica è a rischio per l’esaurimento dei fondi? È vero che mentre si bonificava il mare, nel frattempo si inquinava? Si ipotizza la presenza di rifiuti pericolosi e addirittura di ordigni e rifiuti tossici nella cassa di colmata del porto. È vero o è falso? Ci sono sostanze inquinanti che vengono ancora rilasciate in mare?
È di dominio pubblico quanto accaduto nella città di Molfetta (BA) in merito alla maxitruffa da 150 milioni di euro per la costruzione del nuovo porto. Il presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama nonché primo cittadino della Città barese per molti anni, sen. Antonio Azzollini, è indagato nell’indagine sulla presunta maxifrode. Tralasciando la questione legata alle indagini in corso coordinate dalla procura di Trani, le quali, in estrema sintesi, hanno accertato che per la realizzazione della diga foranea e del nuovo porto commerciale di Molfetta è stato veicolato in favore del Comune, all’epoca dei fatti guidato da Antonio Azzollini, un ingente fiume di danaro pubblico, denaro destinato ad un’opera (appaltata nell’aprile del 2007 con consegna lavori nel marzo 2008). Ma l’opera non è ancora realizzata a causa della presenza sul fondale antistante il porto di migliaia di ordigni bellici e dove, ad oggi, si riconosce l’impossibilità che i lavori possano concludersi nei termini previsti dal contratto di appalto.
Scenario questo, secondo l’accusa, ben noto al Comune di Molfetta il quale pur avendo contezza dal 2005 (circa due anni prima dell’affidamento dell’appalto) della difficoltà di avviare lavori in un’area tanto sensibile ha attestato falsamente il contrario consentendo illegittimamente la sopravvivenza dell’appalto e l’arrivo di nuovi fondi pubblici, bene la cosa risulta ora ferma su due precisi cardini: la messa in sicurezza del porto e la necessità di intervenire per la rimozione dei residui bellici presenti sui fondali dell’area.
Il presidente di Legambiente Puglia, Francesco Tarantini, esprimendosi sulla questione ha dichiarato: «L’inchiesta coordinata dai sostituti procuratori Giuseppe Maralfa e Antonio Savasta fa emergere con prepotenza l’urgenza di trovare una soluzione al porto di Molfetta. È evidente che è necessario terminare la bonifica dell’area dalle migliaia di ordigni bellici che giacciono sui fondali e, se fossero confermate le notizie che stanno circolando in queste ore, bisognerà contemporaneamente affrontare e risolvere la questione della colmata realizzata con materiali inquinanti. Insomma va garantita la sicurezza e la salute dei lavoratori e dei cittadini evitando la pericolosa dispersione di inquinanti nell’ecosistema marino. Tenendo conto di queste priorità, bisognerà poi pensare a come completare quest’opera faraonica in maniera intelligente. Infatti adesso il pericolo è che questo cantiere diventi una delle ennesime opere incompiute che punteggiano il nostro panorama nazionale. Per questa ragione dovremo tutti sforzarci di trovare una formula che ne garantisca la sostenibilità sia sotto il profilo economico e sia sotto quello ambientale».
È importante ugualmente evidenziare anche la peculiare ubicazione dell’opera che interessa un territorio particolarmente sensibile, perché si affianca e, in parte, si sovrappone ad aree di notevole interesse ambientale e paesaggistico: il centro storico ed il vecchio porto di Molfetta (il primo sito in Provincia di Bari ad essere assoggettato a vincolo paesistico, fin dal 1967), una prateria sottomarina di Posidonia Oceanica (dichiarata «Sito di importanza comunitaria») e l’oasi avifaunistica di Torre Calderina (un nodo strategico nella rete ecologica regionale).
In definitiva, a poco è valsa l’assegnazione, al Comune di Molfetta, nel 2004 della «Bandiera Nera» motivata, tra l’altro, proprio dalla procedura poco trasparente con cui all’epoca si stava progettando l’ampliamento del porto molfettese, poco efficaci i diversi esposti formulati dal Circolo Legambiente di Molfetta e altri movimenti cittadini sull’impatto ambientale dell’opera e sugli adempimenti previsti dal provvedimento di Valutazione di impatto ambientale (Via) rilasciato dal ministero dell’Ambiente con decreto n. 648 del 23 giugno 2005, poca l’indignazione di tutti i cittadini molfettesi che lontani dalla cosa pubblica e dagli uffici di potere vedevano concretamente sviluppato un progetto che, negli anni, ha profondamente cambiato il volto della città e ora rischia di rimanere solo una profonda cicatrice sull’orizzonte del nostro mare.
Molte domande ancora non trovano risposta.
Quanti ordigni sono ancora presenti sui fondali del nostro mare? Di che tipo di ordigni si tratta? Il completamento della bonifica è a rischio per l’esaurimento dei fondi? È vero che mentre si bonificava il mare, nel frattempo si inquinava? Si ipotizza la presenza di rifiuti pericolosi e addirittura di ordigni e rifiuti tossici nella cassa di colmata del porto. È vero o è falso? Ci sono sostanze inquinanti che vengono ancora rilasciate in mare?
Smarrimento, sfiducia e senso di illegalità diffusa si respira nelle strade e si visualizza sui volti di chi questa città la vive con passione e senso civico, sentimenti che tutti si augurano possano essere cancellati dalla fresca impronta amministrativa la quale ha la responsabilità di dare nuovo slancio alla cosa pubblica e di restituire quel senso di legalità, verità e condivisione finora sentimenti negati.
Noi continueremo a seguire la cosa scendendo in piazza per stimolare quel bisogno di verità, trasparenza e salvaguardia che ogni politica deve garantire ai suoi cittadini nel rispetto della salute, dell’ambiente e di tutto quanto sia direttamente e indirettamente legato al buon vivere di tutti.