Fusione fredda, a che punto siamo?

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Seminario a Roma per presentare lo stato dell’arte della ricerca sulla Fusione fredda, le ricerche in corso e i centri che stanno seguendo l’evoluzione di questi studi. C’è bisogno di non «perdere la posizione di leader scientifico-tecnologica che di fatto abbiamo costruito da Scaramuzzi a Celani da Preparata a Srivastava, da Pirelli ad Stm tutti impegnati in questi 20 anni assieme a molti altri a sviluppare la Fusione fredda con l’ultimo colpo di Focardi che con Rossi ha realizzato il miracolo del salto dai watt ai Kwatt»

Il prossimo 30 ottobre, alle 17, presso la Casa dell’Aviatore (Viale dell’Università, 20, a Roma), si svolgerà il seminario «Fusione fredda: a che punto siamo, dubbi e certezze».
L’incontro è possibile grazie all’Associazione nazionale ufficiali Aeronautica, che organizza l’incontro e che ormai da anni segue questo filone di ricerca e aggiorna i ricercatori. Filo di unione di questa realtà della ricerca italiana che si muove fra difficoltà, ostacoli, scetticismi se non vere e proprie campagne contro è Vincenzo Valenzi che in una sua recente comunicazione sottolinea come «da più parti giungono segni di ripresa del Bel Paese, tra una turbolenza e l’altra. Forte la convinzione che a oltre 150 anni dall’Unità d’Italia è tempo di evolvere in uno Stato Moderno, efficiente e competitivo che sfrutti appieno il Potenziale italico che resta grande insieme al Genio Italico che da sempre ci ha dato forza e primati in tutti i campi».

In realtà, senza un contesto di maturazione nazionale e un orgoglio per le proprie capacità, sarà difficile evolvere anche verso un modo di fare ricerca più maturo e scevro da beghe inutili che nulla hanno a che vedere con lo spirito della ricerca pura.
Ma fortunatamente, sottolinea Valenzi, «a supportare il genio scientifico italiano viene da tutti i principali Gruppi parlamentari una difesa del lavoro che sulle frontiere della scienza i nostri pionieri conducono, con pochi mezzi e classicissime resistenze che la gravità della crisi tende a spazzare via, essendo finiti i tempi delle vacche grasse e delle rendite, con quella che è stata la quinta potenza alle prese con la recessione con la zavorra di un solido fondo classifica nel settore della ricerca e dell’innovazione da cui risalire rapidamente».

Prova del momento di bassa della ricerca italiana è data dalle classifiche internazionali che segnalano agli ultimi posti le università nazionali. Anche se vi sono segnali di ripresa come ha dato prova il Centro interuniversitario per lo sviluppo sostenibile che ha organizzato un seminario il 15 luglio sulle Lenr e che ha ospitato il 15 ottobre Coherence (seguito da Villaggio Globale, dando conto sia dell’evento e pubblicando tutte le relazioni) con i principali protagonisti della ricerca sulla Fusione fredda Lenr a mostrare i dati sperimentali (Celani, Mastromatteo, Carpinteri ecc.) e teorici (Srivastava e colleghi), nel mentre Stremmenos ha raccontato il salto di Focardi e Rossi dai Watt ai KiloWatt nei laboratori bolognesi.

Purtroppo la lista dei primati italiani nella ricerca e non solo, come in questi giorni dimostra il ricordo di Olivetti, corre il pericolo di perdersi anche in questo campo dell’energia. «Rischiamo – sottolinea Vincenzo Valenzi – di perdere la posizione di leader scientifico tecnologica che di fatto abbiamo costruito da Scaramuzzi a Celani da Preparata a Srivastava, da Pirelli ad Stm tutti impegnati in questi 20 anni assieme a molti altri a sviluppare la Fusione fredda con l’ultimo colpo di Focardi che con Rossi ha realizzato il miracolo del salto dai watt ai Kwatt che oggi va consolidato nell’ingegnerizzazione e nel processo di accreditamento e omologazione del sistema energetico “freddo” ma sempre nucleare. Dall’Estremo Oriente con i colossi come la Toyota, agli Stati Uniti con la Nasa i NavyLab la corsa allo sviluppo delle applicazioni della Fusione fredda è in pieno svolgimento con i brevetti e i progetti anche aeronautici di un motore a propulsione Lenr/FF». 

Ma la ricerca va avanti e non vive di ricordi, è viva e pulsante come dimostrano questi incontri e il lavoro in rete come la versione definitiva delle ipotesi sulle Lenr di Lino Daddi pubblicate sul blog di Andrea Rossi, Journal of Nuclear Physics. Nulla di definitivo ma un altro contributo che dimostra come tali reazioni possono avvenire.