Il Wwf Italia presenta le osservazioni al progetto al ministero dell’Ambiente. Secondo l’Associazione il progetto non va autorizzato per carenza di studi ed incompleta valutazione dei reali impatti ambientali. Trascurate la Posidonia, l’area delle Cesine e la capacità del gasdotto
Dopo aver preso visione della documentazione sul progetto Trans Adriatic Pipeline (Tap), ovvero il gasdotto destinato ad aprire il corridoio meridionale per la fornitura del gas all’Europa attraverso i giacimenti del Mar Caspio, il Wwf Italia ha presentato al ministero dell’Ambiente le sue osservazioni ai fini della procedura di Valutazione d’impatto ambientale, con le quali si chiede di rilasciare parere negativo di Valutazione di impatto ambientale (Via) e Valutazione di incidenza.
«Il quadro che emerge è caratterizzato da diverse criticità, carenze di studi ed incognite progettuali – afferma Guido Greco, Consigliere Regionale del Wwf Puglia – che dovrebbero spingere il Ministero a rilasciare un parere negativo per incompatibilità con i sistemi ambientali».
Nonostante il ministero dell’Ambiente abbia richiesto la redazione di specifica Valutazione di incidenza rispetto ai Siti Natura 2000 presenti entro un raggio di 5 Km dall’opera, il proponente ha presentato un semplice «screening», ritenendo assenti delle incidenze significative. L’esempio più eclatante è relativo al Sito di importanza comunitaria Le Cesine per il quale si richiede che «dovrà essere analizzata l’incidenza delle correnti marine sul trasporto dei sedimenti durante le attività di cantiere, anche attraverso modelli di simulazione ai fini della valutazione di eventuali effetti sulla prateria di Posidonia oceanica». Ebbene di tali studi nella Valutazione di incidenza (alias screening) non vi è traccia, ma si riscontra solo la rassicurazione che le distanze sono tali da non incidere sulla Posidonia.
La stessa Posidonia lungo la costa di San Foca, nelle vicinanze del gasdotto, viene poi data per assente dalle indagini fisiche nonostante ci siano prove innegabili della sua esistenza. Un’incongruenza dovuta semplicemente a indagini che non hanno compreso quelle porzioni di fondale dove essa continua a vegetare.
Per quanto riguarda gli impatti cumulativi sull’area vasta, derivanti da altri grandi progetti attualmente approvati e/o in fase di realizzazione, siano essi di carattere temporaneo o meno, l’analisi continua a limitarsi ad una visione circoscritta all’area del tracciato del gasdotto. Non vi è inoltre un prospetto conoscitivo sui periodi durante i quali sarà aperto il cantiere dei lavori, in relazione alle diverse fasi biologiche delle tante specie di interesse conservazionistico (come cetacei e tartarughe marine) che popolano abitualmente quelle zone.
Analoga approssimazione si riscontra nello studio dell’impatto sulla componente idrica che è stata studiata solo nel mese di luglio, quando l’acqua era stagnante, e quindi i risultati sono inattendibili. Eppure siamo in un territorio carsico nel quale le acque superficiali sono di fondamentale importanza per specie animali e vegetali.
Un altro importante aspetto riguarda il mancato inserimento nel progetto delle necessarie informazioni sugli accordi con la società Snam Rete Gas per l’allacciamento alla rete nazionale, che erano state esplicitamente richieste dal ministero dell’Ambiente nel documento di Scoping. A fronte di un’immissione di 10 miliardi di mc di gas/anno, con la possibilità di raddoppio della portata, non si è attualmente a conoscenza né della capacità di accesso della Rete Snam né di eventuali accordi in corso e dei relativi termini. Nonostante il terminale di ricezione alla rete nazionale, situato nella provincia di Brindisi, sia distante circa 55 Km, nulla viene detto sul raccordo che pure avrebbe un impatto sull’ambiente, sulla popolazione e sulla sicurezza pubblica, e per il quale sarebbe fondamentale una valutazione degli impatti congiuntamente a quelli previsti della Tap.
Altra criticità riguarda il raddoppio della capacità del gasdotto Tap da 10 a 20 miliardi di mc di gas/anno con studi sulle emissioni sulla portata più bassa. A ciò si aggiungerebbe, inoltre, un’ulteriore incertezza legata all’eventuale necessità di Snam di adeguare il terminale di ricezione nazionale ad una capienza maggiore rispetto a quella attuale, che comporterebbe una revisione di tutte le attuali analisi eseguite.
«Questi particolari spingono ancora di più il Wwf – conclude Matteo Orsino, Presidente del Wwf Puglia – a considerare sottostimati gli impatti riconosciuti nella Valutazione di impatto ambientale e sociale e lacunose le risposte che la documentazione correlata alla Via avrebbe dovuto dare alle numerose domande delegate all’esterno del percorso di analisi. L’incompleta valutazione dei reali impatti negativi, possibili o certi, sui sistemi ambientali, già in crisi ecosistemica, rischierebbe di provocare ulteriori danni irreversibili».