Clima, che possiamo fare noi?

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Non servono i pianti per i morti di un territorio che decade dove la natura rispetta le sue regole e finisce per espellere l’uomo, proprio come accadrà per il pianeta. Basta col delegare il nostro futuro, dobbiamo riprenderci in mano la vita, eliminare gli alibi ed eliminare le ragioni per cui gli egoismi crescono

Chi ha ancora un po’ di sensibilità e di preoccupazione per il suo futuro e quello dei suoi figli, saprà che a Varsavia si sta svolgendo una delle tante riunioni preparatorie che dovrebbero portare ad accordi globali sul clima.
Le questioni in campo ormai sono chiare ma direi che il colpo perfetto della disinformazione è riuscito. Non perché non si sappiano le questioni in ballo, ma perché le «non azioni» intraprese hanno diluito e annullato le tensioni e le preoccupazioni.
Parlare senza concludere, come sta avvenendo a Varsavia, celebrare i rituali delle tragedie dovute ai fenomeni estremi senza poi fare nulla di seriamente programmatorio, lo stesso realizzare la Cop19 a Varsavia, ben sapendo che la Polonia va a carbone e, come ha già fatto sapere non rinuncerà, sono messaggi più forti di qualsiasi negazionista, di qualsiasi controinformazione.
Il risultato è la deresponsabilizzazione totale. Un po’ quello che succede per le elezioni in cui di volta in volta si ingrossa il partito del non voto.
D’altra parte basta guardare i commenti, i post e i cinguettii nei socialnet. Tranne il giorno dell’evento, in cui tutti diventano pietosi e spietati commentatori, poi, dal giorno dopo, si torna al particolare, al personale, ai commenti insulsi, al privato più privato.
Che fare?
Dobbiamo continuare a dire che il Giappone, ora con la scusa di Fukushima, non intende ridurre le emissioni? Dobbiamo dire che il Canada non rinuncerà al «fracking» per ottenere «shale gas» e «shale oil»? Dobbiamo dire che l’Australia sta facendo una inversione ad U nelle politiche sulla qualità dell’aria? Dobbiamo dire che la crisi è diventato l’alibi generale per continuare a pompare gas serra?
È proprio questo il compito e l’unica cosa che resta da fare a noi media per informare? Se è così siamo messi proprio male e siamo destinati alla peggiore omologazione e quindi al fallimento.
Una strada invece potrebbe portarci fuori dal tunnel della disinformazione. È la solidarietà.
È inutile accanirsi nella divisione in categorie ottocentesche che sono ormai vuote formule, oggi le categorie che governano il mondo sono solo due: l’egoismo e la solidarietà.
Per vincere bisogna operare come contro la malavita: bloccare i conti bancari.
I «conti bancari» di coloro che non intendono mollare questo modello di sviluppo sono il consumismo. Per batterlo e salvarci la vita è necessaria una rialfabetizzazione ambientale, perché se andiamo avanti a ritoccare i limiti dei veleni che possono esserci nel piatto o nell’acqua, se consentiamo di cacciare in luoghi che prima abbiamo protetto perché ci sono ragioni faunistico-vegetative, se ancora non modifichiamo le nostre città ed accettiamo l’aumento di morti per inquinamento atmosferico ecc. ecc. allora vuol dire che dobbiamo fare una ripassata.
E bisogna ricominciare dall’«effetto farfalla». Sì quello dello sbatter d’ali che influenza anche la vita da un continente all’altro. Perché l’altro alibi che dobbiamo non eliminare, ma distruggere e proibire come una grave colpa contro l’umanità è il concetto: «io che posso fare?». Questo senso di impotenza è la vittoria della controinformazione ed è la vittoria dell’egoismo sulla solidarietà.
Chiediamoci quale danno noi facciamo al pianeta comprando ora un chilo di pomodori o un avocado. Il trasferimento e la conservazione di prodotti porta con sé un carico inquinante inimmaginabile. E il dire che provengono da serre è un ennesimo alibi che ci diamo per continuare nel nostro stile di vita irresponsabile e non informato.
Chi deve salvare il nostro territorio se non noi? E il territorio si salva coltivandolo, utilizzandolo, vivendoci.
Non servono i pianti per i morti di un territorio che decade dove la natura rispetta le sue regole e finisce per espellere l’uomo, proprio come accadrà per il pianeta. Basta col delegare il nostro futuro, dobbiamo riprenderci in mano la vita, eliminare gli alibi ed eliminare le ragioni per cui gli egoismi crescono.