La politica ambientale si pone, come obiettivo prioritario, la riduzione sia della quantità sia della pericolosità dei rifiuti prodotti, sia del flusso dei rifiuti avviati allo smaltimento. Pertanto prevede e disciplina specifiche azioni per intervenire alla fonte nel processo produttivo, e per agevolare e incentivare il riciclaggio e il recupero dei rifiuti prodotti disincentivando l’utilizzo di discariche
Spesso ci troviamo a discutere di un argomento che sta prendendo, negli ultima anni, un’importanza strategica nella politica di gestione dell’ambiente. Bene, stiamo parlando del grande mondo dei rifiuti.
Il rifiuto è un qualsiasi materiale derivato da una attività umana e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi.
I rifiuti sono classificati in urbani o speciali, a seconda della loro origine, in pericolosi o non pericolosi, a seconda delle loro caratteristiche di pericolo. In estrema sintesi, sono rifiuti urbani tutti quei rifiuti che derivano da scarti domestici; sono rifiuti speciali, invece, quelli che derivano da lavorazioni industriali, da attività commerciali, ecc. I rifiuti pericolosi, e questa volta sia che siano urbani sia che siano speciali, sono tutti quei rifiuti che contengono al loro interno dosi elevate di sostanze pericolose e che quindi devono essere gestiti con procedure specifiche.
La politica ambientale si pone, come obiettivo prioritario, la riduzione sia della quantità sia della pericolosità dei rifiuti prodotti, sia del flusso dei rifiuti avviati allo smaltimento. Pertanto prevede e disciplina specifiche azioni per intervenire alla fonte nel processo produttivo, e per agevolare e incentivare il riciclaggio e il recupero dei rifiuti prodotti; in questa valutazione solo i rifiuti non recuperati devono essere smaltiti in condizioni di sicurezza, con una progressiva riduzione del flusso dei rifiuti avviati in discarica.
Sappiamo bene che per molti anni invece la gestione è stata affrontata partendo, per l’appunto, ed incentivando lo smaltimento invece che operazioni di recupero. E questo per svariati motivi, per lo più legati alla matrice economica, motivi che hanno reso il nostro bel Paese un luogo in cui la gestione dei rifiuti è diventato un problema anziché esser vista come tutela di una risorsa.
Sta di fatto che, tutt’oggi, l’Italia continua a smaltire troppi rifiuti in discarica. Secondo il Rapporto rifiuti di Ispra, nel 2012 è finito sotto terra il 39% dei rifiuti urbani. Risultano attive 186 discariche, nonostante la normativa europea, da più di vent’anni, preveda che questa diventi un’opzione residuale dopo prevenzione, riciclaggio e recupero. Una gestione errata che viene confermata dalla diverse procedure d’infrazione in argomento che la Commissione europea ha avviato nei confronti dell’Italia.
E, allora, che cosa si può fare per invertire la rotta e permettere che il rifiuto diventi una risorsa?
Bene, risposte a questa domanda ce ne sono, bisogna però avere la volontà di renderle operative.
Serve sicuramente un nuovo sistema di incentivi e disincentivi per fare in modo che prevenzione e riciclo risultino più convenienti, economicamente, rispetto al recupero energetico e allo smaltimento in discarica. E questo permetterlo tartassando lo smaltimento in discarica, eliminando gli incentivi per il recupero energetico dai rifiuti e, di contro, incentivando il riciclaggio perché diventi più conveniente del recupero energetico e promuovendo una serie di politiche di prevenzione con il principio di «chi inquina paga».
Fondamentale è di certo modificare quanto riportato nel ddl collegato ambientale alla legge di stabilità approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso venerdì, secondo il quale infatti il raggiungimento dell’obiettivo del 35% di differenziata viene spostato a fine 2014, il 45% a fine 2016 e il 65% a fine 2020.
Nella pratica queste proroghe fanno sì che le multe sull’ecotassa non si pagheranno fino a tutto il 2014 e dal 2015 le pagheranno solo i Comuni che non avranno raggiunto nell’anno precedente solo il 35% di raccolta differenziata. E le multe che dovrebbero pagare quest’anno i Comuni non virtuosi per non aver raggiunto lo scorso anno il 65% di differenziata si pagheranno addirittura nel 2021.
E questo a livello di gestione del rifiuto operata dal singolo cittadino si riversa in quella tassa sui rifiuti, che la stessa si chiami Tares o Trise oppure Tari, la quale non può aggravare il peso fiscale sugli italiani in maniera illogica e ingiusta. Il principio su cui si deve sempre e comunque basare la tariffazione sui rifiuti deve essere «chi inquina paga» e quindi a questo sarebbe da aggiungere «chi produce meno rifiuti deve risparmiare».
In definitiva, tante le questioni che attanagliano il mondo della gestione dei rifiuti, un mondo dove l’illegalità e la poca conoscenza dell’argomento fanno spesso capolino e condizionano il sistema nel suo insieme. Vediamo, a tal proposito ciò che accade ogni giorno nella Terra dei Fuochi, il più grande avvelenamento di massa in un Paese occidentale, la più grande catastrofe ambientale a «partecipazione pubblica»; una terra tormentata da roghi, fumi tossici e dove si sente parlare sempre più spesso di cancro. Il pentito Schiavone, è notizia di pochi giorni fa, ha rilasciato dichiarazioni agghiaccianti in merito a quello che veniva seppellito nella oramai tristemente nota Terra dei Fuochi; trattasi di fanghi, zinco, piombo, rifiuti ospedalieri, e addirittura fanghi nucleari. Rifiuti giunti anche in Puglia, Calabria e Sicilia con scorie disseminate nei laghi e presenza di una presunta nave straripamente di veleni nel Tirreno.
Una questione, quella dei rifiuti, che il mondo politico crede di poter amministrare con l’introduzione di un Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (Sistri), un Sistema che ad oggi, pur essendo operativo per talune categorie, non è ancora sanzionabile e dove è veramente difficile capire in che modo, un Sistema con radici torbide e non adeguato a dare risposte reali, se non in termini di maggiore impiego di tempo per compilare infiniti documenti, a chi in questo mondo ci lavora ogni giorno, possa fornire garanzie di maggiore trasparenza, conoscenza e prevenzione dell’illegalità.
Noi continueremo a seguire e ad informare sull’argomento sollecitando cambi di rotta.