In contraddizione con quelle che sono state e sono ancora le enunciazioni formali e le buone intenzioni, non si riscontrano dal punto di vista concreto né le basi di un qualche accordo, né una visione condivisa sugli obiettivi da raggiungere entro tempi certi ma che ormai sono immediati e non più procrastinabili né dopo il 2015 né tanto meno dopo il 2020
Pubblichiamo questo post su Facebook di Vincenzo Ferrara sulle conclusioni della Conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici tenutasi a Varsavia. Vincenzo Ferrara, dottore Fisica e specializzato in Fisica dell’atmosfera, ha lavorato al servizio meteo dell’Aeronautica, nel 1975 è entrato all’Enea dove ha lavorato nel settore clima, di cui è diventato poi responsabile. Dal 1990 ha partecipato ai negoziati internazionali sul clima come membro della delegazione italiana; è stato Focal Point nazionale dell’Ipcc dal 1992 al 2006.
Interessi economici faziosi, speculazioni utilitaristiche e politiche, egoismi egemonici internazionali e, innanzitutto, una profonda e diffusa irresponsabilità (anche morale ed etica) verso le attuali, ma soprattutto verso le future generazioni, continuano a mantenere lo stallo e a reiterare il nulla di fatto ai negoziati delle Nazioni Unite sul clima, invece che accelerare la transizione della società umana verso la sostenibilità ambientale, economica e sociale, basata su uno sviluppo a basse o «nulle» emissioni di gas serra.
In contraddizione con quelle che sono state e sono ancora le enunciazioni formali e le buone intenzioni, non si riscontrano dal punto di vista concreto né le basi di un qualche accordo, né una visione condivisa sugli obiettivi da raggiungere entro tempi certi ma che ormai sono immediati e non più procrastinabili né dopo il 2015 né tanto meno dopo il 2020.
Pochi mesi fa è stato superato il livello di concentrazione pari a 400 ppm di anidride carbonica nell’atmosfera. È un livello che in termini percentuali è di ben il 43% superiore alla concentrazione di anidride carbonica esistente nel 1850 e nei secoli precedenti e, che in termini assoluti, è un livello mai raggiunto, certamente nell’ultimo milione di anni e, molto probabilmente, anche negli ultimi 20 milioni di anni (ricordo che la presenza umana su questo pianeta risale, come ominidi antropomorfi, a qualche milione di anni fa e come «homo sapiens» a circa 100mila anni fa).
Se consideriamo il surriscaldamento del pianeta, non possiamo non condividere la preoccupazione di molti organismi scientifici a cominciare da Ipcc, che sarà quasi impossibile contenere l’incremento di temperatura media globale entro i 2°C rispetto all’epoca preindustriale, come da impegni solennemente assunti da tutti i paesi Onu firmatari della Unfccc. Stiamo, infatti, viaggiando su una traiettoria che ci porterà alla fine di questo secolo ad un aumento della temperatura media globale di almeno 4°C rispetto all’epoca preindustriale.
Ebbene, anteporre gli egoismi di parte alla urgenza di tagliare immediatamente inquinamenti ed inquinanti che alterano il clima del nostro pianeta, così come tergiversare sulla necessità di prevenire, con la stessa urgenza, le conseguenze negative ed i danni dei cambiamenti del clima, è un atteggiamento di irresponsabile incoscienza, che parafrasando il principio fondamentale della Unfccc si potrebbe definire di «irresponsabilità comune ma differenziata»: irresponsabilità comune a tutti i paesi Unfccc, ma differenziata, perché i paesi più ricchi e avanzati non stanno facendo assolutamente nulla per assumere la leadership dei negoziati.
Chi soccombe in questa situazione di stallo sono soprattutto i popoli poveri e quelli più vulnerabili ai cambiamenti del clima, popoli che nella maggior parte dei casi non hanno avuto e non hanno alcuna responsabilità nell’inquinamento del nostro pianeta, ma che, invece, ne subiscono le conseguenze più negative ed i danni maggiori, come dimostrano le diverse catastrofi climatiche che sempre più frequentemente e con sempre maggiore intensità sconvolgono varie parti del nostro pianeta.