Gestire la qualità

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Abbiamo patrimoni umani dinamici di conoscenze, di esperienze, di capacità di analisi e di progettazione, di discernimento sulle cose complesse della realtà. Anche se, queste ultime, mutano, a volte anche troppo velocemente per poterle percepire, dobbiamo, però, ugualmente ricercarle perché sono risorse uniche e indispensabili per andare oltre i soli nostri, parziali e inadeguati, punti di vista e per non rimanere del tutto disorientati di fronte alla dimensione irriducibile delle nostre realtà di vita. Disponiamo, già, delle risorse necessarie che permettono di non confondere lo sviluppo degli strumenti per meglio operare (conoscenze, tecnologie, esperienze tecniche e sistemi di analisi e controllo per la gestione razionale di attività e problemi) con le nostre capacità di valutazione, revisione e avanzamento delle nostre ricerche (per esempio, quelle sulle finalità sociali, del nostro esistere).

Per gestire la qualità non dobbiamo preoccuparci di rispettare obiettivi o performance precostituite (sulle quali è facile che possano pesare interessi che non ci riguardano), ma abbiamo, invece, percorsi da scoprire per interpretare e reinterpretare, nel divenire delle cose, i significati delle finalità ultime, non ideologiche, che possono orientare lo sviluppo di qualità umane e che, almeno oggi, possiamo riconoscere come ricerca (comune a tutto il genere umano) di risposte alle responsabilità del nostro esistere e divenire in questo mondo.
La qualità del nostro vivere è una prerogativa umana che si cerca e non riguarda beni e servizi da possedere. Se riportiamo, allora, le cose e i loro processi (ricerca tecnologica, produzione, distribuzione e consumo di beni e servizi ed eventuale loro riciclo e confinamento finale in discarica) nella dimensione degli strumenti (che possono affrancare l’uomo da qualche fatica del vivere o che possono procurare una condizione di miglior benessere), la qualità del nostro vivere si presenterà nella dimensione del giudizio e del senso che siamo capaci di cercare e di attribuire alla disponibilità di un bene o di un servizio e delle conseguenti scelte che potremo consapevolmente decidere di fare. La qualità si presenta come finalità essenziale, dei percorsi di valutazione individuali e da condividere, per valutare il valore di una situazione gestita da uno o più strumenti (sia naturali, sia solo inventati o solo applicati dall’uomo) per costruire relazioni sinergiche fra fenomeni vitali e cercare risposte vere ai bisogni e alle aspirazioni più profonde di progresso umano.
La qualità di un’attività non riguarda la buona tecnica che tende ad azzerare la probabilità di un errore, ma riguarda il senso, che, a questa attività, l’uomo sa attribuire ai fenomeni e a un’eventuale comparazione qualitativa fra le loro diversità, per riconoscerne le complementarità, le analogie, le possibili integrazioni, e le sinergie che offrono nuove dimensioni e significati alle nostre azioni. La qualità riguarda anche le nostre capacità ingegneristiche da spendere nelle fasi di ideazione (che non hanno, cioè, come obiettivo la precisione di un calcolo che è solo un momento strumentale per la buona riuscita di un progetto).
La qualità di un’attività, la genialità di una soluzione si persegue con l’interpretazione del senso delle cose che può emergere dalle osservazioni, dai confronti e dai giudizi sui fenomeni vitali, dai nostri comportamenti, dalle diversità che alimentano gli equilibri naturali, le relazioni (fra i nostri pensieri e fra questi e quelli dei nostri simili), le scelte responsabili di vita, le invenzioni creative. Tutte attività, queste, che troveranno qualità concrete e spendibili se saranno passate prime al vaglio delle nostre riflessioni, delle condivisioni dei diversi punti di vista, delle verifiche sulla tenuta sostanziale, flessibile e critica delle finalità che sono nelle nostre aspirazioni più profonde, e se avranno attivato sintonie con il mondo naturale. La qualità si esprime nelle partecipazioni collaborative (a progetti fattibili di inequivocabile progresso per le relazioni umane e per quelle conoscenze che possono aumentare il valore sociale delle nostre scelte, intenzioni e progetti), nelle gestioni informate e consapevoli dei processi e delle valutazioni, per non rischiare di rimanere paralizzati dai dubbi, dalle paure del non sapere.
La qualità e i suoi attributi sono elementi fondamentali del patrimonio culturale condiviso dagli esseri umani e costruito sulle loro esperienze e riflessioni. Un patrimonio che accoglie, valorizza e dà senso alle diversità dei modi di pensare e di comportarsi e che, insieme, offre opportunità e alternative da valutare per un concreto progresso umano, pur sempre insidiato da un «fare» fine a se stesso e dalla misura deviante della quantità delle cose che riusciamo sempre più a consumare e possedere e che, nel migliore dei casi, possono diventare sostanza e segno solo di un nostro benessere psico-fisico individuale.
Le domande alle quali dobbiamo rispondere, per dare qualità alle nostre esperienze di vita, sono, per esempio: con quali relazioni (contesto), con quale comunicazione (strumento) possiamo condividere esperienze e visioni della realtà (sostanza) per dare vita (processo), non ad un meccanismo ideologicamente dichiarato sostenibile, ma ad un equilibrio vitale (risultato) che, con la migliore sopravvivenza biologica, possa permettere sia di far crescere le sinergie fra le diversità per potenziare la creatività umana e superare la sua dipendenza fisica e psichica dal mercato dei consumi e dal nostro trovarci a fare le cose, senza senso, che lo alimenta (verifiche), sia di migliorare le sintonie sociali fra gli esseri umani e fra questi e gli equilibri naturali (revisioni).