La Forestale contro il falso «made in Italy»

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foto di Pina Catino
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Sono state elevate 122 sanzioni amministrative, per un totale di oltre 300mila euro; 15 le notizie di reato comunicate alle Procure e 14 le persone denunciate. Nel settore della sicurezza agroambientale ed agroalimentare i reati accertati sono stati 131 rispetto ai 95 dello stesso periodo del 2012 (+ 38 %), mentre solo da gennaio a settembre di quest’anno sono state segnalate 153 persone. Gli illeciti amministrativi contestati nei primi nove mesi di quest’anno sono stati 779 per un importo complessivo comminato pari a 3.464.396 euro di sanzioni

Il sistema agroalimentare è stato caratterizzato negli ultimi decenni da due cambiamenti principali, l’aumento della distanza tra i siti di produzione e di consumo nel quale giocano un ruolo fondamentale la conservazione degli alimenti e la dimensione della filiera alimentare, e l’aumento della tecnologia applicata alle produzioni e alla conservazione dei cibi. Questi aspetti pongono oggi nuovi problemi che richiedono interventi mirati per garantire un più alto livello di sicurezza agroalimentare.
Al consumatore devono essere garantiti prodotti sicuri e di alta qualità e deve essere controllato ogni singolo anello della catena alimentare «dal campo alla tavola». Per assicurare questo obiettivo è necessario monitorare tutti i flussi della filiera produttiva per una trasparente tracciabilità dei percorsi di produzione e degli alimenti.
A livello mondiale il fenomeno della globalizzazione ha inciso negativamente per alcuni aspetti sull’integrità ambientale e sulla qualità e quantità di alimenti disponibili per la popolazione, in considerazione del fatto che lo sviluppo mondiale ha aumentato la pressione dell’uomo sulle utilizzazioni delle risorse naturali, energetiche ed alimentari del pianeta.
La questione alimentare e quella ambientale si intrecciano sempre più in ambito internazionale con le grandi scelte di livello strategico e di geopolitica mondiale.
La sicurezza agroalimentare e quella ambientale rappresentano oggi esigenze primarie che devono essere garantite ai cittadini per soddisfare i bisogni di un ordinato vivere quotidiano, quali la sufficiente e sicura alimentazione, la qualità degli alimenti, la salute, la vivibilità e salubrità dell’ambiente.

La lotta alle contraffazioni agroalimentari e la tutela del paesaggio alimentare: la biodiversità a tavola

L’Italia a livello internazionale è uno dei Paesi che possiede il più ricco e variegato patrimonio agroalimentare, con produzioni tipiche nazionali di eccellenza la cui ricchezza e varietà rappresentano un punto di forza economico e di qualità alimentare.
Oggi i consumatori sono sempre più attenti agli aspetti nutrizionali in termini di apporto calorico, di genuinità e di unicità dei prodotti e dei sapori che contraddistinguono la cosiddetta dieta mediterranea.
L’enogastronomia è quindi un tratto distintivo dello stile italiano rappresentando uno dei fattori di successo e di identificazione del Made in Italy.
In Italia il settore agroalimentare è al secondo posto in termini di fatturato dopo quello metalmeccanico e riveste un ruolo determinante in ambito comunitario, contribuendo per il 13% alla produzione agricola totale dell’Europa. Altrettanto consistente è l’export agroalimentare. La quota italiana sul commercio mondiale si attesta da diversi anni ad una cifra superiore al 3,5%. Complessivamente l’esportazione dei prodotti tipici pesa circa 24 miliardi di euro sulla bilancia dei pagamenti del nostro Paese.
Per questo i prodotti italiani sono spesso oggetto di sofisticazione, falsificazione, contraffazione e ingannevole utilizzo dell’origine geografica.
L’Unione europea ha registrato oltre 1.450 prodotti con marchi Dop, Igp, Stg, di cui 261 sono di origine italiana (158 Dop, 101 Igp e 2 Stg) con un numero maggiore di prodotti di tipo ortofrutticolo e cerealicolo. L’Italia, con le 261 denominazioni riconosciute, è al primo posto nella graduatoria comunitaria dei prodotti tipici e possiede circa il 18% dell’intera fetta di mercato europeo.
I prodotti certificati costituiscono un importante patrimonio alimentare ed economico della Nazione, che deve essere tutelato a difesa dei consumatori e della qualità dei prodotti, dei produttori e della legalità del mercato. Per questo è necessaria una decisa azione di contrasto nei confronti degli atti illeciti di contraffazione dei marchi di qualità, la cosiddetta agropirateria, quale azione deterrente a tutela dell’intero mercato nazionale.
Nel 2009 la legge 23 luglio n. 99 «Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia», con l’articolo 15 (tutela penale dei diritti di proprietà industriali) ha introdotto, tra l’altro, il reato di contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine protette dei prodotti agroalimentari.
Il legislatore ha previsto questo tipo di fattispecie di reato quale delitto, quindi con un sistema di tutela elevato in considerazione del valore connesso alle produzioni agroalimentari di pregio e del danno causato al sistema economico nazionale e ai consumatori. Questo nuovo reato innalza il livello di rischio per i criminali dell’agroalimentare.
Il sistema normativo prevede, in questi casi, la reclusione fino a due anni e multe fino a 50.000 euro per la contraffazione o l’alterazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine di prodotti agroalimentari, ma anche per l’introduzione dei prodotti nel territorio nazionale, per la detenzione e per la vendita o comunque per la messa in circolazione degli alimenti contraffatti.
È sempre prevista la confisca dei beni collegati ed è introdotta un’aggravante di pena nel caso in cui i reati siano commessi in modo sistematico ed organizzato.
Il Parlamento nazionale il 3 febbraio 2011, con legge n. 4 ha promulgato la normativa specifica per la tutela della qualità degli alimenti prevedendo sanzioni e realizzando la connessione tra qualità dell’alimento e origine. Per legge, allo scopo di migliorare l’azione di contrasto complessiva, sono state istituite le Sezioni di Polizia Giudiziaria del Corpo forestale dello Stato presso le Procure della Repubblica con compiti di sicurezza ambientale e agroalimentare.

La struttura investigativa e di controllo del corpo forestale dello stato – Il nucleo agroalimentare e forestale (Naf)

La sicurezza delle produzioni agroalimentari sia per gli aspetti igienico-sanitari sia per quelli della qualità è un tema da sempre al centro dell’attenzione degli organi istituzionali del nostro Paese.
Secondo la direttiva del ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali per l’anno 2012 e del Capo del Corpo, gli obiettivi primari dell’attività del Corpo forestale dello Stato sono la lotta alla contraffazione dei prodotti agroalimentari e il contrasto ai crimini agroalimentari nei settori oleario, lattiero-caseario e vitivinicolo.
La Forestale contribuisce alla sicurezza agroalimentare del cittadino effettuando indagini e controlli sulla qualità dei prodotti.
L’attività operativa si concentra soprattutto nel settore della zootecnia e delle carni, dei prodotti lattiero-caseari, dell’olio d’oliva, del vino, dello zucchero, del tabacco, degli animali vivi, dell’emergenza Bse, dei prodotti di qualità certificata (Dop, Igp, Stg, agricoltura biologica), degli Ogm, dei pesticidi e dei contaminanti in genere.
Le attività di controllo e di indagine sono coordinate a livello centrale dalla Divisione di Sicurezza agroambientale ed agroalimentare che cura i rapporti con gli altri organi di controllo. L’attività operativa si svolge attraverso mirati controlli e indagini presso le aziende, in campo e nei centri di distribuzione ed è realizzata dai Comandi provinciali, dai rispettivi Nuclei investigativi di Polizia ambientale e forestale (Nipaf) e dai Comandi stazione del Corpo forestale dello Stato.
L’attività di coordinamento info-investigativa ed operativa è svolta sul territorio nazionale dal Nucleo Agroalimentare e Forestale (Naf), una struttura centrale altamente specializzata nel contrasto alla criminalità in ambito agroalimentare e nella lotta alla contraffazione dei prodotti di qualità.
In particolare, nei primi nove mesi del 2013 i reati accertati dalla struttura di controllo del Corpo forestale dello Stato nel settore della sicurezza agroambientale ed agroalimentare sono stati 131 rispetto ai 95 dello stesso periodo del 2012 (+ 38 %), mentre solo da gennaio a settembre di quest’anno sono state segnalate 153 persone. Gli illeciti amministrativi contestati nei primi nove mesi di quest’anno sono stati 779 per un importo complessivo comminato pari a 3.464.396 euro di sanzioni. Corrisponde, infine, a 4.990 il totale dei controlli effettuati nel periodo gennaio-settembre 2013.
I settori dove si è operato con maggiore continuità d’intervento sono quelli del contrasto alle contraffazioni dei prodotti agroalimentari di origine ed a indicazione geografica protetti, il vitivinicolo, l’oleario e il lattiero caseario.
Complessivamente nel periodo 2009-2012 sul territorio nazionale sono state segnalate all’Autorità giudiziaria dal Corpo forestale dello Stato 525 persone, elevate 3.322 sanzioni amministrative, per un importo pari a 8.270.173 euro e sono stati effettuati 22.051 controlli finalizzati a garantire la sicurezza agroambientale e agroalimentare.

Organi di controllo e di indagine

I controlli e le indagini nel settore delle frodi alimentari sono effettuati da organi dipendenti da diversi Dicasteri quali il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, il ministero della Salute e il ministero dell’Economia e delle Finanze. La competenza nei controlli è estesa anche a Regioni, Province autonome e Comuni.
Il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali svolge la propria azione, soprattutto in materia di tutela della qualità, attraverso l’Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari (Icqrf); la Direzione generale sviluppo agroalimentare, qualità e tutela del consumatore; la Direzione generale per la pesca marittima e l’acquacoltura, che si avvale del Corpo delle Capitanerie di Porto; il Corpo forestale dello Stato con il Nucleo Agroalimentare e Forestale (Naf) dell’Ispettorato generale; il Comando dei Carabinieri politiche agricole e alimentari che si avvale del Nac (Nucleo Antifrodi Comunitarie).
Un apposito Comitato, presso il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, coordina le azioni di controllo di questi organismi, ai sensi del D.M.23 febbraio 2003, art. 5.

I consigli per i consumatori

1. Leggere sempre l’etichetta dei prodotti alimentari e il cartello degli ingredienti esposto negli esercizi pubblici;

2. controllare la data di scadenza del prodotto al momento dell’acquisto e rispettare il termine di consumo consigliato sull’etichetta;

3. seguire sempre le istruzioni per l’uso indicate sulle confezioni, soprattutto le modalità di conservazione, dal momento dell’acquisto sino a quello del consumo;

4. ricordare che tutti gli ingredienti utilizzati sono indicati sull’etichetta e sono elencati in ordine decrescente di quantità presente nel prodotto;

5. ogni additivo (conservante, colorante, ecc.) autorizzato dall’Unione europea presente nel prodotto è indicato sull’etichetta con la lettera E seguita da un numero;

6. mantenere sempre i prodotti refrigerati e quelli surgelati alla temperatura indicata sull’etichetta e collocare i cibi nel frigorifero o nel congelatore nel più breve tempo possibile dopo l’acquisto.

Inoltre per ogni segnalazione di illecito o per avere informazioni in tema di sicurezza agroalimentare telefonare al numero di emergenza ambientale 1515 del Corpo forestale dello Stato.

La collaborazione con «Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie»

Da luglio del 2010, con la firma di un’apposita Convenzione siglata anche dall’Agenzia nazionale per i beni confiscati alla criminalità, il Corpo forestale dello Stato ha intrapreso un’azione di collaborazione con l’Associazione Libera per sviluppare attività mirate all’utilizzo, alla valorizzazione e alla difesa dei beni sottratti alle organizzazioni criminali e acquisiti dallo Stato.
La collaborazione riguarda principalmente i beni confiscati localizzati nelle zone rurali e montane e quindi i terreni che possono essere riutilizzati per scopi sociali didattici di divulgazione ambientale o per favorire l’insediamento di realtà produttive che operino in nome della legalità in territori critici del nostro Paese.
Inoltre, in questi anni di comune attività sono stati anche realizzati: un’azione di sensibilizzazione nazionale per la promozione della cultura della legalità, con riferimento alla difesa del patrimonio agroforestale e agroambientale italiano; strumenti e attività di comunicazione e educazione sui temi della legalità nelle scuole e nelle università; scambi di esperienze nei campi di volontariato di «Libera» e nei soggiorni naturalistici del Corpo forestale; una specifica campagna nazionale di promozione nel settore «sport e legalità».
In particolare, si è contribuito a sviluppare processi di legalità a Isola Capo Rizzuto (KR), a Scurcola Marsicana (AQ), a Castelvolturno (CE) e sono state intraprese singole iniziative in varie province italiane.

La lotta al falso made in Italy

Dal mese di maggio 2013 il Corpo forestale dello Stato ha effettuato un’intensa attività di accertamento sul territorio nazionale relativa alla tutela della qualità dei prodotti del Made in Italy agroalimentare a garanzia del consumatore, con particolare riguardo all’origine dei prodotti stessi e della materia prima impiegata per la loro realizzazione.
Scopo dell’attività è il contrasto al fenomeno del cosiddetto Italian sounding, ossia l’utilizzo fuorviante sull’imballaggio dei prodotti agroalimentari di etichette, simboli, colori, figure, vessilli, bandiere tricolori che esaltano l’italianità dei luoghi d’origine della materia prima, della ricetta, del marchio o del processo di trasformazione di prodotti fabbricati in realtà all’estero, o realizzati in Italia ma con materia prima estera.

Il Corpo forestale dello Stato, limitatamente al settore del Made in Italy da maggio 2013, ha controllato 902 esercizi commerciali in tutta Italia, verificando centinaia di prodotti alimentari di vario genere: 122 sanzioni amministrative sono state elevate a carico dei distributori e delle ditte produttrici, per un importo totale di oltre 300mila euro; 15 le notizie di reato comunicate alle Procure e 14 le persone denunciate.

Le attività hanno condotto al sequestro di circa 582 tonnellate di prodotti agroalimentari, così ripartiti:
* oltre 2 tonnellate di merci appartenenti a diverse filiere, come quella delle carni lavorate o del lattiero caseario. In particolare, le operazioni hanno interessato alcuni lotti di prosciutti provenienti da diversi Paesi del centro Europa, quali la Repubblica Ceca o l’Austria, nonché alcuni formaggi, in particolare mozzarelle originarie della Germania, tutti etichettati come prodotti Made in Italy;
* 70 tonnellate di pasta, di cui 24 interamente prodotte in Svizzera, ma vendute con «bandiera italiana»;
* 510 tonnellate di succhi di arance, importati direttamente dal Brasile e confezionati come «succo italiano» per il mercato francese, pur senza aver subito alcuna trasformazione.

Contestualmente alla campagna relativa alla tutela del Made in Italy, inoltre, sono stati controllati altri aspetti del settore agroalimentare, connessi alla sicurezza dei prodotti a denominazione protetta, alle condizioni igieniche degli alimenti e alla salute dei cittadini.
L’attività promossa dal Corpo forestale dello Stato è stata effettuata in applicazione della Legge 350/2003 modificata dalla Legge 7 agosto 2012, n. 134, che rafforza il concetto di trasparenza informativa espresso a vantaggio del consumatore dal Reg. (UE) 1169/2011, «relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori». Tale Regolamento pone come un’esigenza prioritaria la capacità di «assicurare» ai cittadini «il diritto all’informazione» e la possibilità di «compiere scelte consapevoli» tenendo altresì conto che «le indicazioni relative al paese d’origine o al luogo di provenienza di un alimento dovrebbero essere fornite ogni volta che la loro assenza possa indurre in errore i consumatori per quanto riguarda il reale paese d’origine o luogo di provenienza del prodotto», in modo da «non trarre in inganno il consumatore».
La Legge 350/2003 prevede, con la modifica apportata nel 2012, che affinché un prodotto alimentare possa fregiarsi del titolo di Made in Italy sia sempre necessaria la contemporanea sussistenza di due requisiti: il luogo di coltivazione/allevamento della materia prima e quello di trasformazione devono essere italiani.
Sul piano operativo, gli illeciti più ricorrenti riscontrati dal Corpo forestale dello Stato riguardano prodotti agroalimentari che, pur riportando in etichetta evidenti richiami all’italianità risultano realizzati all’estero o prodotti in Italia con materia prima di origine estera. Tra questi innumerevoli prodotti facilmente reperibili sui banconi dei nostri supermercati, appartenenti ai settori del lattiero caseario, delle carni lavorate, dei prodotti da forno, prosciutti, salumi e insaccati realizzati con suini provenienti da Paesi extra nazionali, ma anche pasta.
Con tale azione la Forestale intende assicurare al consumatore la certezza della spesa attraverso la conoscibilità dell’etichetta, depurata dai loghi distorti che evocano la falsa origine italiana della materia prima alimentare. Gli alimenti, infatti, non possono essere equiparati ad altri settori manifatturieri, in quanto il cibo è un bene primario che riguarda la salubrità e la salute dell’uomo garantiti in Italia da una filiera di controlli accurati e che interessa i valori territoriali e di agro biodiversità in cui il nostro Paese eccelle.

(Fonte Corpo forestale dello Stato)