Secondo Richard G. Miller la punta massima è stata il 2008. Per questo c’è la corsa al fracking con danni incalcolabili all’ambiente. I petrolieri non si fermeranno per non rinunciare al business. Le riserve del mondo, ai tassi attuali di consumo, non dureranno più di 53 anni
Un exgeologo della British Petroleum (BP) ha avvertito che l’era del petrolio a buon mercato è finita. Il cambiamento di modello energetico, pertanto, dovrebbe essere immediato. Non solo per rispetto per l’ambiente e per fermare il cambiamento climatico, ma anche perché, in un’economia così dipendente dal petrolio vi è un costante pericolo di recessione economica che può produrre conflitti e fame nel mondo.
Il dott. Richard G. Miller ha fatto queste dichiarazioni durante una conferenza tenuta presso l’University College London (Ucl), che riguardava i pericoli naturali che gli assicuratori dovranno affrontare. Miller ha lavorato per la BP dal 1985 al 2008.
I dati ufficiali dell’Agenzia internazionale dell’energia (Aie), l’Energy Information Administration degli Stati Uniti (Eia) e il Fondo monetario internazionale (Fmi) dimostrano che il petrolio convenzionale ha raggiunto il picco intorno al 2008.
Miller ritiene che l’industria petrolifera sta mentendo su questa materia e le riserve del mondo, ai tassi attuali di consumo, non dureranno più di 53 anni. Comprendendo anche le nuove scoperte, lo sviluppo del petrolio non convenzionale e di gas naturale. La produzione globale di petrolio è in declino circa il 4,1 % all’anno, vale a dire 3,5 milioni di barili al giorno, per anno.
La produzione di petrolio liquido convenzionale è rimasto stabile dal 2008. La crescita della massa liquida, da allora, è stata compensata in gran parte, da un aumento della produzione di gas naturale liquefatto (Gnl) come etano, propano, butano o pentano (gas tutti a effetto serra), così come l’olio da sabbie bituminose, che richiede processi di estrazione dell’olio più inquinanti rispetto ai tradizionali.
Si prevede , dunque , un costante calo nella produzione convenzionale complessiva entro il 2030. Può anche accadere prima del 2020. Questa è la vera ragione per il brutale sviluppo di fratturazione idraulica o fracking: le compagnie petrolifere se restano senza petrolio devono trovare un’alternativa, anche a scapito di distruggere l’ambiente in tutto il mondo.
La soluzione non è quella di continuare «strizzando» le riserve di combustibili fossili, ma scommettere sulle energie rinnovabili e pulite e ridurre il consumo energetico.