L’evento allo studio dei ricercatori. Il fisico Marco Mucciarelli evidenzia che la sequenza è prossima ad alcune faglie censite nella banca dati Diss (Database of individual seismogenic sources) dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), ma non corrisponde ad alcuna sorgente nota; un fatto questo che non escludendo del tutto la possibilità che il catalogo delle faglie non sia completo e pertanto non permette di escludere del tutto la possibilità di scosse più forti di quelle registrate da ieri
Il comunicato del Dipartimento della Protezione Civile relativo all’evento sismico di magnitudo 4,9 che alle 18,08 del 29 dicembre ha interessato in particolare le province di Caserta e Benevento, aggiornato alle ore 11 di lunedì 30 dicembre 2013, conferma, sulla base d’indagini preliminari, l’assenza di particolari danni a edifici, strutture e infrastrutture.
Nonostante la scossa principale sia stata fortemente avvertita dalle popolazioni delle province interessate dal sisma, generando situazioni di paura e l’abbandono delle abitazioni da parte di alcune persone, le prime verifiche effettuate dai Vigili del fuoco e dalle squadre di tecnici non riportano situazioni di particolare criticità per strutture e infrastrutture. I danni maggiori al momento si registrano per alcuni edifici storici e di culto, dove sono state segnalate lesioni o la caduta di calcinacci. Una frana scatenata dal sisma, eventi questi noti come cosismici, ha interessato un acquedotto nel comune di San Gregorio Matese, in provincia di Caserta, comportando l’interruzione del servizio idrico.
Per garantire un più efficace coordinamento delle informazioni e delle azioni sul territorio sono stati attivati dal pomeriggio 29 dicembre tre Centri di coordinamento soccorritori (Ccs) nelle province di Benevento, Caserta e Napoli e alcuni Centri operativi comunali (Coc). Sin dai primi minuti dopo l’evento più significativo la «sala situazione Italia» del Dipartimento si è messa in contatto con le strutture regionali e locali di protezione civile, mantenendo in particolare uno stretto raccordo con le sale operative di Campania e Molise.
L’analisi del Catalogo Parametrico dei Terremoti italiani CPTI11 rivela che gli eventi storici più forti localizzati nelle vicinanze di quell’area sono:
– la sequenza appenninica del 5 dicembre 1456 (magnitudo Mw 7,2, intensità Ix XI MCS);
– l’evento del 5 giugno 1688 (magnitudo Mw 7,0, intensità Ix XI MCS) nel Sannio;
– l’evento del 26 luglio 1805 (magnitudo Mw 6,6, intensità Ix X MCS) nel Matese.
Confermando la sismicità di tutta la zona.
Il fisico Marco Mucciarelli, professore universitario di Sismologia Applicata presso la Scuola di Ingegneria dell’Università della Basilicata, che dal luglio 2012 dirige il Centro Ricerche Sismologiche dell’Istituto nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (Ogs), nel suo blog «Terremoti, sismologia ed altre sciocchezze» ha evidenziato alcune peculiarità della sequenza sismica che sta interessando il Matese.
Mucciarelli in primo luogo evidenzia come il terremoto del Matese segue di poche ore un terremoto di magnitudo tra 4,7 e 4,9 avvenuto nella Croazia meridionale poco prima delle 7,00 UTC, in una zona che geologicamente fa parte del margine orientale della «placca Adria»; la stessa che è interessata a ovest dalla spinta dell’Appenino e a est quella delle Dinaridi, flettendosi come una «doga» e inarcandosi nell’area del Gargano, delle Murge e del Salento. Nella registrazione della stazione sismica di Matera, presa in considerazione dal direttore dell’Ogs per le sue analisi, sono evidenti entrambe le scosse che mostrano il «motore comune» che è la causa di entrambi gli eventi.
Altra particolarità della sequenza del Matese, sempre secondo Mucciarelli, è che la sequenza è prossima ad alcune faglie censite nella banca dati Diss (Database of individual seismogenic sources) dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), ma non corrisponde ad alcuna sorgente nota; un fatto questo che non escludendo del tutto la possibilità che il catalogo delle faglie non sia completo e pertanto non permette di escludere del tutto la possibilità di scosse più forti di quelle registrate da ieri.
Infine Mucciarelli evidenzia, che la «legge di Gutenberg-Richter» stabilisce che il logaritmo del numero dei terremoti decresce linearmente al crescere della magnitudo, nel caso della sequenza del Matese, nelle prime ore le registrazioni si distribuiscono con un coefficiente significativamente più piccolo dell’unità, che potrebbe indicare il verificarsi di scosse più forti.
Intanto il Dipartimento della Protezione Civile ci tiene a precisare che: «Si rammenta che lo stato attuale delle conoscenze scientifiche non consente di stabilire quante scosse e di quale intensità potranno ancora interessare la stessa area. Si ricorda che forti terremoti sono comunemente accompagnati da altre scosse, ma ogni previsione che indichi con precisione data, ora e luogo, nonché magnitudo di futuri eventi è priva di ogni fondamento. Nelle aree attualmente interessate dai fenomeni sismici, massima attenzione deve essere dedicata alla verifica delle condizioni di sicurezza degli edifici che hanno subito il terremoto e, in particolare, delle strutture strategiche, di quelle più antiche e vulnerabili, monumentali e di culto, e di tutte quelle che mostrano lesioni e danneggiamenti».
Intanto le popolazioni interessate dalla sequenza sismica che da ieri intessa la Campania orientale si sono riversate per strada e molti hanno deciso di trascorrere la prima notte in auto, nella speranza che gli assembramenti e le soste siano lontano da edifici fatiscenti o con decorazioni dagli equilibri precari.