Negli ultimi 6 mesi sono stati una decina i lupi morti sulle strade dell’Aquilano, e molti esemplari sono vittime anche di atti di bracconaggio nel Parco Nazionale d’Abruzzo e non solo. Colpi di fucile, lacci, trappole, rischiano di decimare la popolazione di lupo appenninico. Di fronte ad una incultura diffusa, difronte alla difficoltà di comprendere le basi della catena alimentare che sono fondamentali per intercettare solo vagamente i meccanismi della biosfera, ci rendiamo conto che il cammino da fare è veramente ancora tanto
– Pro Natura: presenza ingombrante o possibile risorsa?
– Wwf: una persecuzione che è un violento salto nel passato
Mentre in altra parte di questo portale è in corso da alcuni giorni un dibattito approfondito sul problema della vivisezione dopo la denuncia via web di una giovane paziente affetta da malattie incurabili e che spera nella sperimentazione su animali, registriamo oggi la notizia del ritrovamento di un esemplare di lupo maschio morto a Poggio Picenze (L’Aquila), in un campo nei pressi della zona industriale di Varranoni. Con molta probabilità l’animale è stato investito da un’auto nella notte.
Ma se questo sembra un incidente casuale, va detto che negli ultimi 6 mesi sono stati una decina i lupi morti sulle strade dell’Aquilano, e molti esemplari sono vittime anche di atti di bracconaggio nel Parco Nazionale d’Abruzzo e non solo. Colpi di fucile, lacci, trappole, rischiano di decimare la popolazione di lupo appenninico.
«Questo magnifico essere vivente – sottolinea in un comunicato Piera Lisa Di Felice, Coordinatore organizzazione regionale Pro Natura Abruzzo – oggetto di tutela e protezione, viene ucciso perché è considerato pericoloso per le greggi e per l’uomo. Tale falsa convinzione è frutto di antichi retaggi culturali e della scarsa conoscenza della specie. Emblematiche sotto questo punto di vista sono le favole ed i racconti che hanno da sempre visto il lupo come l’animale malvagio per eccellenza. “Cappuccetto Rosso”, “I tre porcellini”, il “Pierino” di una fiaba russa musicata da Prokof’ev devono sempre confrontarsi con il lupo cattivo: e se si va più indietro nel tempo non è possibile non ricordare la fiaba “Il lupo e l’agnello” di Fedro».
«Ma il lupo è cattivo solo nelle favole – si sottolinea nel comunicato -. Ed il timore verso questo animale ha radici ancestrali e rappresenta la paura per ciò che non riusciamo a comprendere. Infatti il lupo, elusivo e misterioso per sua stessa natura, è in realtà il baluardo della fauna appenninica e non solo».
Sono evidenti le difficoltà di un dialogo sereno e pacato sui fatti allo scopo di trovare una soluzione e, soprattutto, di comprenderne le ragioni. Di fronte ad una incultura diffusa, difronte alla difficoltà di comprendere le basi della catena alimentare che sono fondamentali per intercettare solo vagamente i meccanismi della biosfera, ci rendiamo conto che il cammino da fare è veramente ancora tanto.