Così il clima ha condizionato la storia

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I cambiamenti climatici hanno da sempre influito sugli spostamenti anche massicci di intere popolazioni. Spesso eventi estremi hanno determinato esiti di battaglie ed anche gravi difficoltà per intere civiltà. La diffusione di malattie, i condizionamenti all’agricoltura ed oggi l’impatto pesante dell’economia per le grandi aree urbane e gli insediamenti abitativi sotto la minaccia dei dissesti idrogeologici

Il Clima ha sempre condizionato la vita su questo pianeta incidendo profondamente sull’evoluzione degli esseri viventi, dalle forme più elementari a quelle più complesse, come i mammiferi.
Gli uomini, attraverso la fase di ominazione che da ominidi li ha portati all’Homo sapiens, si sono evoluti da gruppo occasionale, a tribù, fino a comunità organizzata, fino a giungere alla scoperta dell’agricoltura, dove sono nati i primi insediamenti urbani in luoghi dove esistevano condizioni di vita ottimali. Tutte le grandi civiltà dell’uomo infatti sono nate e si sono sviluppate lungo i corsi d’acqua, le famose civiltà dei fiumi. Ricordiamo: la valle dell’Indo, il fiume Giallo, il Tigri e l’Eufrate, il Nilo e il Tevere.
Il clima ostile con le sue avversità atmosferiche ha avuto un importante ruolo nella storia della civiltà umana. Vediamo insieme qualche esempio.

Il clima e gli eventi storici

Nel 2400 a.C., a causa di una grande siccità e seguente crisi ecologica, intere popolazioni residenti nell’attuale Pakistan e India nord occidentale migrarono verso la Mesopotamia e verso l’Europa Centrale. Molti studiosi attribuiscono la presenza degli Achei, dei Celti e degli Etruschi e di altri popoli nelle terre che conosciamo proprio a causa di questo grande esodo causato da un clima avverso alla vita.
L’esplosione dell’isola vulcanica di Thera, attuale Santorino, avvenuta intorno al 1600 a.C., provocò su tutto il Mediterraneo un grande sconvolgimento climatico che si protrasse per oltre un decennio, ciò causò siccità e in altri casi alluvioni, obbligando popoli interi a fuggire dalle loro terre. Questa gente può essere identificata con il famoso popolo del mare di cui ne parlano storici greci e latini che tra il XIII e XII secolo a.C. causò il crollo del grande impero Hittita. Questo popolo disperato quanto feroce fu alla fine fermato e sconfitto dall’esercito egiziano guidato da Ramsete III.
Nel IX secolo d.C. tre legioni romane di Varo furono annientate dai barbari germani di Arminio perché intrappolate in una fitta foresta mentre una violenta tempesta disorientava i soldati romani.
Nel 1281 un tifone regalò ai giapponesi 700 anni di indipendenza. Alla metà di agosto del 1281 il famoso «Kamikaze», ossia vento divino, bloccò l’invasione di Kublay Khan a poche miglia dalle coste giapponesi. Un violento tifone affondò tutta la flotta di Kubilay Khan: 3.900 navi, la flotta più grande del mondo fino ad allora, finì in fondo al mare.
Ancora una improvvisa e violenta tempesta salvò l’Inghilterra dall’invasione di un corpo d’armata francese imbarcato su una potente flotta. Nel 1744, il generale francese Maurizio di Sassonia tentò di attraversare il canale della Manica, con Carlo Edoardo Stuart pronto ad essere installato come re in Inghilterra, ma una violenta tempesta affondò gran parte dei vascelli della flotta. La Francia così abbandonò i suoi piani d’invasione e la Gran Bretagna restò libera.
Un clima inusuale, umido e caldo, sviluppò un fungo micidiale che devastò le coltivazioni di patata in Irlanda. Tra il 1845 e il 1849 questo paese conobbe la più terribile carestia della sua storia, con migliaia di morti per denutrimento e con emigrazioni di massa verso le Americhe.
Cosa dire poi delle vicissitudini degli eserciti napoleonici e italo-tedeschi alle prese con l’inverno russo?

Siamo arrivati ai tempi nostri e i capricci del clima che possono seriamente danneggiare le coltivazioni oggi si possono tamponare, esistono infatti meccanismi di controllo e di distribuzione delle derrate alimentari che possono evitare, ma questo solo nei paesi del nord del mondo, situazioni come nell’Irlanda del 1845. L’aumento della popolazione del pianeta però gioca un ruolo destabilizzante in questo meccanismo, soprattutto se si somma con il fenomeno del Global Change e del Global Warming. Infatti laddove la popolazione del Sud del Mondo tende ad aumentare in maniera esponenziale, anche siccità e carestie aumentano inesorabilmente. Può accadere pertanto quello che avveniva migliaia di anni fa: esodi di gente disperata verso luoghi più ospitali e ricchi. Una situazione che oggi ancora non è esplosa del tutto, ma se le condizioni di sopravvivenza nei Pvs dovesse ancora peggiorare, allora avverrà con una dirompenza epocale che travolgerà soprattutto paesi di frontiera come l’Italia. In tutto questo oltre a far saltare le economie occidentali già in crisi, inevitabile sarà il dilagare del fondamentalismo religioso islamico, con tutti i problemi che già conosciamo. Ma l’aspetto che più preoccupa l’Oms è il ritorno di malattie dimenticate come la malaria, il vaiolo, la peste ed altre pandemie che le cronache del passato ci hanno sempre fornito con dovizie di particolari.

Clima e malattie

Questi sono i rischi alla salute per un mescolamento di popoli e di comportamenti che prevediamo per il futuro, ma già adesso dobbiamo segnalare che per il fenomeno della tropicalizzazione del Mediterraneo, molte malattie sconosciute e dimenticate sono giunte da noi. Le prime vittime sono gli animali, tutti ricorderanno la strage di ovini sardi colpiti dal morbo della lingua blu, una malattia endemica africana che noi abbiamo conosciuto da poco e che i nostri animali, non avendo le difese immunitarie dei cugini africani, ne sono diventati facile vittime. La lingua Blu, Blu Tongue per i tecnici, è una malattia virale veicolata da ditteri come zanzare e flebotomi (pappataci) che in passato per motivi di clima non si spingevano oltre la Tunisia. Sono poi i flebotomi che dal sud dell’Italia, grazie al riscaldamento dell’atmosfera, sono giunti fin sotto le Alpi trasmettendo soprattutto ai cani malattie letali come la lesmaniosi.
Un fastidio, legato al riscaldamento globale che tutti noi stiamo subendo da qualche anno è la zanzara tigre. Questo è un insetto di origine asiatico giunto da noi sulle navi che trasportavano pneumatici dalla Corea e dal Vietnam. Più piccola delle zanzare nostrane, ma molto più aggressiva punge anche di giorno. È nera con striature bianche su zampe e addome. Si riproduce nell’acqua stagnante che si forma nei sottovasi, in piccoli invasi e nei chiusini. Rispetto alle punture delle nostre zanzare, quelle di questo dittero infernale danno bruciore e prurito che può durare fino a quattro o cinque giorni. Al momento queste zanzare non trasmettono, per fortuna, le malattie endemiche dell’Asia, ma con la tropicalizzazione del Mediterraneo la stessa Oms teme per il futuro situazioni a forte rischio salute anche da noi.

Questi sono i rischi sanitari dovuti ai cambiamenti climatici, ma anche alla globalizzazione. Malattie dovute all’inquinamento dell’aria già esistono da tempo nei Paesi occidentali, Italia compresa, quasi tutte sono patologie del progresso tecnologico, tra queste: le allergie, le affezioni broncopolmonari, i tumori in particolare quelli dei polmoni, senza parlare poi delle malattie della psiche, tra le quali primeggia ed è in forte ascesa la depressione.
Dermatiti e patologie più gravi della pelle, come i melanomi, sono invece dovuti in gran parte alla diminuzione dello strato di ozono nell’atmosfera che non ci protegge più come una volta dai raggi ultravioletti, in particolare quelli Uvb, provenienti dal Sole.
Questo è il quadro attuale, ma per il futuro? Purtroppo la situazione si evolverà in peggio. Stando alle ultime proiezioni presentate dagli scienziati si prevede una estremizzazione dei fenomeni meteorologici, con conseguente degrado dell’ambiente e, quindi: lunghe siccità, incendi di foreste sempre più estesi, alluvioni catastrofiche e frane, il tutto a danno dell’incolumità delle persone e dell’economia nazionale e mondiale. Gli interventi urgenti contro i danni dovuti alle tempeste e alluvioni in questi ultimi anni sono aumentati quasi in proporzione geometrica. Si è passati da un evento catastrofico ogni due o tre anni causato da fenomeni meteorologici estremi, vedi l’alluvione di Firenze del 1966, a quattro o cinque eventi ogni anno. Tutto questo ha dei costi, non solo in vite umane, ma in soldi. Buona parte delle risorse di un Paese come l’Italia, dall’economia già disastrosa, finiscono per pagare i danni a cose, animali e persone causati da questi eventi calamitosi. Vengono così sottratte ogni anno risorse destinate al sociale e alla qualità della vita. È questa ormai una situazione concretizzatasi sul nostro pianeta e i grandi economisti e politici che ci gestiscono dovrebbero valutarla attentamente… altrimenti saranno guai seri nel prossimo futuro.