Urge una legge che rispetti il territorio

763
La scuola di San Giuliano di Puglia dopo il sisma
Tempo di lettura: 2 minuti

«Occorre ripensare le strategie, ridefinire gli obiettivi ed i quadri programmatori, ripensare le politiche e gli strumenti normativi e operativi per uscire dal paradosso di un Paese che non riesce a passare dall’emergenza alla gestione ordinaria del territorio». E gli interventi possono iniziare da subito…

Il Consiglio nazionale dei geologi (Cng) e l’Associazione nazionale delle bonifiche delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari (Anbi), in nome dei suoi Presidenti rispettivamente Gian Vito Graziano e Massimo Gargano, hanno emanato un comunicato stampa nel quale evidenziano la loro grande volontà di procedere con una messa in sicurezza diffusa di tutto il territorio nazionale.
Massimo Gargano, Presidente dell’Anbi, nel comunicato afferma: «All’inizio del prossimo anno, ripresenteremo il Piano per la mitigazione del rischio idrogeologico, che contiene le azioni proposte e progettate dai Consorzi di bonifica e fatto di migliaia di interventi immediatamente cantierabili e capaci di apportare una significativa riduzione del rischio idrogeologico e un incremento occupazionale. Servono oltre 7 miliardi: una cifra enorme, ma che può essere reperita, utilizzando lo stesso sistema già attuato per il Piano irriguo nazionale, cioè mutui quindicennali, a totale carico dello Stato che possono essere erogati sia da Banche sia dalla Cassa Depositi e Prestiti. Bisogna però decidere con urgenza, smettendo l’irresponsabile rito di dimenticare il grave dissesto idrogeologico del Paese appena ritorna il sole».
Gian Vito Graziano, Presidente del Cng, prosegue: «Occorre ripensare le strategie, ridefinire gli obiettivi ed i quadri programmatori, ripensare le politiche e gli strumenti normativi e operativi per uscire dal paradosso di un Paese che non riesce a passare dall’emergenza alla gestione ordinaria del territorio».
In definitiva, una politica sostenibile di uso del suolo e di riduzione del rischio idrogeologico non può prescindere dalla determinazione di una nuova legge di governo del territorio, che osservi il territorio stesso nelle sue linee geologiche distinte. Una legge di governo del territorio che deve portare con sé una necessaria riforma urbanistica, l’implementazione delle reti di monitoraggio, la condivisione di quanto esaminato dai presidi territoriali, la costituzione di uffici geologici locali e soprattutto valutare con chiarezza competenze e soprattutto responsabilità.
In Italia purtroppo, invece, si continua ad autorizzare costruzioni in luoghi dove non si potrebbe edificare, si continua a non fare manutenzioni sul costruito esistente, ricordiamo il crollo di una fabbricato a Matera avvenuta pochi giorni fa, crollo che ha strappato la vita ad una ragazza di 31 anni sepolta sotto le macerie e per quanto i geologi lo abbiano richiesto a gran voce non si procede con l’istituzione del Fascicolo del Fabbricato, una sorta di «libretto sanitario dell’edificio» che permetterebbe di valutare le reali condizioni sismiche, statiche, strutturali, geologiche, impiantistiche e sanitarie dell’immenso patrimonio immobiliare italiano.
C’è tanto da fare per mettere in sicurezza la nostra vita, sicurezza che può partire solo con un’adeguata conoscenza del nostro territorio.