I criteri e la scala di valore applicati dalla giuria che ha operato potrebbe anche non essere o esprimere il massimo dei giudizi di valore. Quantunque apparentemente esaustivi i criteri così come la stessa scala di livelli potrebbero anche essere messi in discussione poiché, ad esempio, non ugualmente applicabili in ciascun posto del mondo e a tutti i popoli della Terra
Copenhagen è stata eletta la «Capitale Verde Europea per il 2014» da una giuria speciale con la seguente affermazione di valutazione: «Copenhagen è un modello di grande successo per la “green economy”, con una strategia di comunicazione efficace e l’impegno richiesto per sviluppare il suo ruolo di modello per l’Europa e il resto del Mondo».
Per sviluppare la classifica delle migliori città (Copenaghen, Bristol, Frankfurt ecc.) la giuria ha utilizzato dodici diversi criteri, con una scala a 5 livelli di valori:
1 – Contributo locale al cambiamento climatico globale (2° livello).
2 – Trasporto locale (1° livello).
3 – Aree urbane verdi che incorporano l’uso sostenibile del territorio (2° livello).
4 – Natura e biodiversità (2° livello).
5 – Qualità dell’aria dell’ambiente locale (5° livello).
6 – L’inquinamento acustico (4° livello).
7 – Produzione e gestione dei rifiuti (3° livello).
8 – Consumo di acqua (2° livello).
9 – Trattamento delle acque reflue (1° livello).
10 – Eco-innovazione e sostenibilità ambientale (2° livello).
11 – La gestione ambientale delle autorità locali (1° livello).
12 – Rendimento energetico (1° livello).
La giuria ha assunto che i suddetti criteri rappresentino ed includano tutti i fattori più importanti ed essenziali per la valutazione della qualità ecologica ossia la qualità verde, «Green», di una città. Ma chi è che garantisce che la «qualità verde» sia la migliore, la ottimale, quella che garantisce la migliore vita all’uomo e al mondo animale e vegetale?
In altre parole, si assume che il massimo dell’ecologia sia il «verde». Questo è il modello di sviluppo assunto come ottimale e insuperabile e pertanto i criteri adottati sono considerati esaustivi ed insuperabili. Al momento si sa che il ritocco al modello «verde» proviene dalla nuova proposta di decrescita sostenibile e, forse si potrebbe dire, o almeno qualcuno pretenderebbe di appellare come «razionale».
Non tutti accettano questa visione verde bucolica, georgica, tra l’altro, contraria all’etica definita storicamente con la espressione latina: «homo hominis lupus».
Così, secondo molti altri punti di vista parimenti ecologici e secondo altri movimenti ecologici, i criteri e la scala di valore applicati dalla giuria che ha operato a Copenhagen potrebbe anche non essere o esprimere il massimo dei giudizi di valore. Quantunque apparentemente esaustivi i criteri così come la stessa scala di livelli potrebbero anche essere messi in discussione poiché, ad esempio, non ugualmente applicabili in ciascun posto del mondo e a tutti i popoli della Terra.
I criteri di giudizio devono essere basati solo e soltanto su misurazioni, e non solo opinioni, impressioni e sensazioni distribuite e sentite che vengono espresse dal popolo in base ad impulsi mistici.
Ne consegue che diviene necessario e sacrosanto fare i debiti commenti al tanto vantato Modello Economico Verde di Copenhagen. Così, a nostra conoscenza, la giuria ha commesso errori poiché:
1. Non ha menzionato, in modo esplicito, gli effetti negativi del cambiamento climatico e dell’inquinamento, con particolare riferimento alla:
– mancanza di qualsiasi tipo di considerazioni e valutazioni degli effetti biologici negativi dovuti ai cambiamenti climatici e inquinamento. Non si comprende come la giuria danese abbia incluso queste variabili nel metodo e criteri di valutazione.
– mancanza di peculiare esplosione di cancerogenesi a causa delle emissioni cittadine prodotte dai gas di scarico delle automobili e dalla presenza in aria di CO2, di benzene, di PMx e tutti gli altri gas a effetto serra. Tuttavia propone come ottimale la via ciclabile alla vita urbana ma dimentica che non bastano la ricreazione e le amenità durante i giorni di vita urbana normale, ma, purtroppo, bisogna pure muoversi in automobile e le uniche automobili che non inquinano sono le automobili elettriche.
2. Non menzionato la evoluzione biologica umana e animale e in parallelo le epoche e le modalità e le ragioni antropiche e naturali delle varie quasi estinzioni del passato.
3. Non ha menzionato la cappa e l’aura di non pacifica atmosfera che pervade la Terra ed inasprisce gli animi umani.
4. La necessità di una ricerca ambientale equivalente, equipollente e ugualmente finanziata in Europa al fine di potere determinare il «clima futuro» per il bene dell’Umanità.
Il punteggio ottenuto dà, così, al popolo danese la grande presunzione che indica i prossimi obiettivi per l’ambiente verde mondiale e l’economia come: «Copenhagenisation».
1. Prima capitale neutra di CO2 nel Mondo.
2. Città del mondo migliore per i ciclisti entro il 2025.
3. Fornitura di teleriscaldamento ed energia elettrica in modo sostenibile.
A parte il fatto che il concetto di «sostenibilità» è, a priori, discutibile poiché varia da punto in punto, da persona in persona, da altitudine ad altitudine, da latitudine a latitudine, da città a città, da Paese a Paese, il suo impiego è diventato ormai talmente comune e estensivo da renderlo sostanzialmente quasi sempre privo di «senso ecologico e razionale». Pochi si accorgono che la cosiddetta sostenibilità si presenta come un concetto variabile ed aleatorio, un concetto sorpassato e venduto come misurabile e scientificamente rigoroso da ben disposti ed asseverati economisti di turno, mentre invece si tratta solo di una burla, una presa in giro per la Umanità.
La sostenibilità è un nonsenso!
Soprattutto in un ambiente laddove l’antico potere energetico continua a comandare imperterrito e senza opposizione, in modo cruento e satanico, la sostenibilità diventa del tutto risibile e/o ridicola.
La maggiore «forza», nel senso di energia, che è attualmente al lavoro nel mondo è il crescente impatto del petrolio e di gas non convenzionale sui mercati energetici globali.
Questa condizione è asserita, bontà loro, da varie Aziende petrolifere mondiali.
Questa è la situazione della sostenibilità voluta dal potere energetico: una insulsa dizione pubblicitaria senza alcun senso fisico e logico: solo volgare potere.
Per ultimo ma non ultimo: per realizzare il Piano di adattamento climatico (Climate Adaptation Plan) le persone si devono attrezzate per il «clima del futuro». Basta solo cercare di capire cosa riserva il futuro per il clima locale e mondiale!
La preoccupazione delle forti decrescite umane in termini economici e di popolazione, prodotte da variazioni climatiche sono molto sentite nell’ambito della ricerca fisica, biologica ed evolutiva aerospaziale e climatica. I classici lavori sul «Global Warming [Riscaldamento Globale]» e sul «Global Dimming [Oscuramento Globale]» sono pervasi di analisi sulle probabili estinzioni della razza umana per ragioni antropiche (inquinamento dell’atmosfera, del mare ecc. ma anche probabili azioni belliche fra popoli ecc.) e/o semplicemente naturali (grandi eruzioni di immensi vulcani oppure semplicemente caduta di asteroidi ecc.).
Le isole verdi costituite da città verdi sono pertanto solo dei puntini in un mare di immensi problemi climatici ed ambientali nonché cibernetici o cyber-energetica che l’Umanità si trova a dovere fronteggiare giorno per giorno.
Beato ottimismo danese!