Benessere animale, l’Europa si muove

    993
    animali diritti scimmia
    Tempo di lettura: 2 minuti

    Il commissario Borg apre al benessere animale nell’Ue, l’Enpa: eliminare babele normativa, sì a una disciplina armoniosa e a garanzia dei diritti e della salute animale

    «Assicurare il benessere degli animali è una priorità chiave per la Commissione europea – afferma il commissario europeo alla salute, Tonio Borg -. Per decenni – spiega Borg – l’Unione europea ha cercato di migliorare la qualità della vita degli animali attraverso leggi, con iniziative di formazione e facendo rispettare le regole». Il commissario europeo alla salute discuterà quindi «del futuro della strategia Ue per il benessere animale» con i rappresentanti di tutti i soggetti coinvolti, dagli allevatori fino a veterinari, politici, trasportatori, ricercatori, rivenditori, educatori e cittadini. «Siamo tutti responsabili nell’assicurare un trattamento etico degli animali nell’Ue» ha concluso Borg.

    L’Ente nazionale protezione animali accoglie con soddisfazione le aperture del commissario europeo alla Salute, Tonio Borg, in materia di benessere animale. Su questo fronte, oltre a definire regole condivise per la protezione di quelli che il Trattato di Lisbona definisce esseri senzienti, l’Europa dovrebbe in via prioritaria eliminare la vera e propria «babele normativa» degli Stati membri, che per gli animali è causa di terribili e assurde disparità di trattamento da un Paese all’altro.
    «Se prendiamo ad esempio il randagismo – spiega il direttore scientifico dell’Enpa – è inconcepibile che nell’Unione europea Paesi “garantisti”, nei quali non è in alcun modo ammessa la soppressione dei randagi, convivano con altri, vedi la Romania, dove i cani senza famiglia vengono abbattuti, ed in alcuni casi addirittura massacrati in modo brutale e metodico senza tenere conto, per l’appunto di quanto previsto dal Trattato di Lisbona. O piuttosto possiamo considerare gli allevamenti intensivi di cani e gatti che in alcuni Paesi europei sono gestiti in modo criminale ed inaccettabile, configurando quindi il reato di maltrattamento, per esportare i cuccioli nei Paesi in cui c’è maggiore richiesta. I fatti di cronaca dimostrano come si tratti spesso di importazioni illegali perché gli animali sono strappati anzitempo alla madre, forse nemmeno vaccinati come dichiarato sui passaporti spesso falsi e quindi il problema non è solo relativo al maltrattamento ma anche ai gravi e possibili problemi sanitari. Dove c’è una corretta e rispettosa gestione degli animali c’è anche una buona salute e ovviamente la prevenzione delle malattie zoonosiche».
    D’altro canto, il problema non interessa solo gli Stati che hanno aderito alla Ue più di recente, ma riguarda anche «membri storici» della Comunità europea. «La barbara uccisione della giraffa Marius, poi dissezionata e servita in pasto ai leoni, avvenuta pochi giorni fa nello zoo di Copenhagen, non sarebbe mai potuta accadere in altri contesti – prosegue Ferri -. E proprio in tema di cattività c’è da registrare un’analoga discrasia per quanto concerne circhi e delfinari. Insomma, ogni Paese va per la sua strada.»
    Naturalmente tale situazione crea situazioni del tutto paradossali, per cui è sufficiente spostarsi di pochi chilometri per passare da un contesto più sensibile ai diritti degli animali ad uno dove essi vengono calpestati in maniera sistematica e legalizzata. «Per questo, la Protezione animali chiede alle istituzioni comunitarie di partire dalle esperienza positive che pure ci sono state, penso ad esempio allo stop sui test cosmetici, per definire un quadro normativo condiviso – conclude il direttore scientifico dell’Enpa -. Un quadro normativo focalizzato dunque sui diritti degli animali, sulla loro protezione e sul loro benessere, ma soprattutto cogente per tutti le realtà che fanno parte dell’Unione».