…Nonostante la commistione fra informazione e pubblicità. Due multe esemplari dall’Antitrust. Il latte materno non è solo un buon prodotto (naturale) ma è il miglior alimento possibile per una vita che nasce e comincia a crescere. È completo e non necessita affatto di cosiddetti integratori, è sempre pronto all’uso ed al consumo, è sempre e costantemente alla temperatura giusta, è igienicamente perfetto ed economico, ed è a chilometri zero
Proprio perché viviamo in un’epoca dominata dall’esasperazione della comunicazione pubblicitaria dobbiamo fare attenzione alle dinamiche che vengono messe in atto ogni giorno, non inconsapevolmente né casualmente, nei confronti di chi potrebbe sempre più passare dal ruolo di cittadino a quello di semplice ed automatico consumatore. È quanto avviene, con particolare gravità, nel settore della salute, nel quale i tentativi di far passare nell’opinione pubblica messaggi scorretti o inappropriati sono sempre numerosi e consistenti. L’ultimo esempio ha riguardato nei giorni scorsi una sentenza dell’Antitrust che ha colpito un esempio di pubblicità occulta apparso su un settimanale della Mondadori e relativo ad un latte per neonati ed una marca di biberon.
Ma prima di tutto una precisazione (che peraltro non fa affatto male in questi tempi di pubblicità ingannevoli).
Il latte materno, nell’alimentazione del neonato, non è solo un buon prodotto (naturale) ma è il miglior alimento possibile per una vita che nasce e comincia a crescere. È completo e non necessita affatto di cosiddetti integratori, è sempre pronto all’uso ed al consumo, è sempre e costantemente alla temperatura giusta, è igienicamente perfetto ed economico. Senza contare che è a chilometri zero, cosa neanche questa da sottovalutare.
Tutti i più importanti studi internazionali hanno posto in evidenza il fatto che il latte materno favorisce la creazione ed il rafforzamento della relazione insostituibile fra mamma e neonato, creando le premesse per le migliori condizioni di una buona digestione del bambino, di una efficiente modulazione delle sue risposte immunitarie, di uno sviluppo ottimale del suo sistema renale ed escretore, evitando stitichezza e/o diarrea ed anzi costituendo la prima pietra di difesa contro i rischi di sovrappeso e obesità.
L’allattamento al seno, inoltre, fa molto bene anche alla mamma visto che le donne che allattano sono maggiormente protette dal tumore al seno ed alle ovaie e riescono a perdere prima, meglio e con maggiore naturalezza i chili acquistati durante la gravidanza. Senza contare il fatto che allattare al seno costituisce il più forte contributo alla instaurazione di quel legame madre-neonato che poi si esprime in quella determinazione all’accudimento (bonding) che è il senso della volontà e del bisogno di dare protezione ed attenzione da parte della mamma.
È per tutti questi motivi che i maggiori organismi scientifici mondiali e la stessa Organizzazione mondiale della sanità spingono affinché passi il messaggio della importanza dell’allattamento al seno a partire proprio dalla completezza di quell’alimento, da ritenersi come esclusivo e davvero unico per almeno sei mesi. L’idea che il latte della mamma debba essere in qualche modo completato o integrato è fuorviante ed erronea ed andrebbe contrastata in ogni contesto ed in ogni occasione. Tisane, camomilline, pappine o minestrine non sono necessarie né consigliate, almeno nei primi sei mesi, allorquando anche la pratica di dare «aggiunte» di latte artificiale al latte materno non dovrebbe esser vista di buon occhio poiché spesso è una delle cause dell’allontanamento dall’allattamento al seno da parte del neonato e della riduzione della produzione di latte da parte della neo mamma.
Protrarre l’allattamento al seno per almeno sei mesi in maniera esclusiva e poi continuare con quello anche quando pian piano saranno aggiunte, nell’alimentazione del neonato, le prime pappine è cosa buona e utile e costituisce un presidio preziosissimo a difesa della salute del piccolo.
Non a caso è lo stesso ministero della Salute a ribadire questi principi di buon comportamento anche con continue campagne educative a favore dell’allattamento al seno svolte principalmente nei reparti maternità degli ospedali.
Proprio per tutte queste motivazioni ha un particolare valore simbolico la decisione dell’Antitrust di multare (con 70mila euro la prima e con 50mila euro le altre due) le società Mondadori, Unifarm e Philips per via di un servizio apparso su un settimanale della Mondadori in cui, a corredo di un articolo su una nota show girl da poco mamma, sono state inserite foto ed indicazioni (per nulla occulte anzi ben evidenziate) relative ad una marca di biberon e ad un tipo di latte artificiale. Le foto dei prodotti erano ingrandite e rese ben marcate, le didascalie descrivevano caratteristiche e «meraviglie» di biberon e latte, compresi riferimenti pseudoscientifici e prezzi.
Secondo l’Antitrust la volontà di dare un messaggio (inopportuno) era sottolineato da diversi elementi come «la collocazione delle foto (ingrandite, riquadrate in rosso e fuori contesto rispetto al contesto narrativo e fotografico del servizio), le informazioni sui prodotti (caratteristiche e prezzi), la differenza tra il servizio in bozza (che non conteneva riferimenti specifici a prodotti individuati e alle loro caratteristiche) e quello poi pubblicato. Si tratta di chiari elementi distintivi rispetto a quelli che si trovano nei servizi giornalistici sulla vita dei personaggi pubblici, la cosiddetta informazione leggera. Nell’impaginazione mancava inoltre qualsiasi accorgimento o indicazione che rendesse evidente ai consumatori la natura promozionale delle immagini».
Una bella botta per chi sfrutta il sorriso di una mamma (in questo caso presumibilmente complice) al fine di indirizzare il pubblico verso una pratica non ottimale; un bel sollievo per chi tiene ad un’informazione seria e puntuale e per chi sostiene con forza le virtù dell’allattamento naturale.