Ormai da diverse legislature la proposta di riforma è in discussione ma non riesce ad arrivare a conclusione. L’attuale stagione «costituente» potrebbe essere l’occasione per mettere un punto fermo anche su questo versante che è sicuramente importante, anche alla luce della crescente attenzione dell’opinione pubblica nei confronti della tutela dell’ambiente
Nell’agenda politica e nel dibattito pubblico il tema delle riforme istituzionali è decisamente all’ordine del giorno. Oltre alla riforma del sistema elettorale si sta discutendo di importanti aspetti dell’architettura istituzionale del nostro Paese. Fra questi anche della revisione del Titolo V della Costituzione, quello dove sono definite le Regioni e le autonomie locali ed è definita la distribuzione delle competenze fra i vari enti.
La ventilata abolizione delle amministrazioni provinciali, ad esempio, deve passare per la modifica del primo articolo (114) del Titolo V.
In questa stessa parte della Costituzione è citato (l’unica in tutto il testo fondamentale della nostra Repubblica) il termine «ambiente», esattamente al punto s) dell’art. 117, fra le materia di competenza esclusiva dello Stato.
Un primo punto da prendere in considerazione potrebbe essere, appunto, quello di valutare se l’ambiente debba continuare ad essere una materia di esclusiva competenza statale o se può divenire una materia concorrente, dove cioè lo Stato definisce gli indirizzi fondamentali, la «cornice» entro la quale ci si deve muovere, e poi le Regioni emanino le norme di dettaglio.
Un secondo punto fondamentale è quello relativo alle attribuzioni in materia ambientale attualmente affidate alle Province.
Dal complesso della normativa nazionale e regionale, ad esempio in Toscana (ma in molte regioni ci sono situazioni analoghe), le amministrazioni provinciali hanno compiti fondamentali in materia di procedure di Via e Vas, in materia di tutela delle acque dall’inquinamento e delle gestione delle risorse idriche; di gestione dei rifiuti e della bonifica dei siti inquinati; in materia di tutela dell’aria e di riduzione delle emissioni in atmosfera, nonché riguardo alle politiche energetiche. In particolare le Province sono attualmente attori protagonisti nel rilascio delle Aia e delle Aua.
Mentre appare naturale pensare ad una attribuzione di competenze alle Regioni per tutti gli aspetti di pianificazione in campo ambientale, ed ai comuni per tutti gli aspetti che non interessano ambiti più ampi rispetto al singolo territorio comunale, sono da considerare con attenzione le situazioni di maggiore rilievo per le potenziali ricadute sull’ambiente e sulla salute. In particolare andrebbe definita l’autorità che, una volta sciolte le Province (se questa riforma istituzionale sarà effettivamente attuata), dovrà assumere ruolo preminente nelle procedure di Via e Vas e nel rilascio delle Aia.
Una ipotesi che molti valutano con attenzione potrebbe essere quella di attribuire al sistema delle agenzie ambientali un ruolo più diretto per questo tipo di attività e, non solo, come ora, di supporto tecnico nei confronti delle amministrazioni locali. D’altra parte anche in materia di controlli ambientali, il titolare di questa funzione essenziale è l’ente locale, che poi si avvale delle Arpa. In alcune specifiche materie, poi, c’è una non chiara suddivisione di compiti fra enti locali, agenzie ambientali ed aziende sanitarie, definire in modo chiaro le autorità competenti, costituirebbe una effettiva semplificazione di cui si sente bisogno.
Nel momento in cui, poi, si sta ridefinendo il quadro istituzionale, appare a pieno titolo legittima la necessita di portare a conclusione la riforma del sistema delle agenzie ambientali (istituite nella seconda metà degli anni Novanta a seguito degli esiti di un referendum popolare).
Ormai da diverse legislature la proposta di riforma è in discussione ma non riesce ad arrivare a conclusione. L’attuale stagione «costituente» potrebbe essere l’occasione per mettere un punto fermo anche su questo versante che è sicuramente importante, anche alla luce della crescente attenzione dell’opinione pubblica nei confronti della tutela dell’ambiente.