Intervista allo scienziato Gianni Tamino. Ignorati gli allarmi del mondo della ricerca perché sono più ascoltate le multinazionali. Le leggi esistenti sono ancora troppo legate a una visione produttivistica e poco attente all’ambiente e alla salute umana
Intervista allo scienziato Gianni Tamino, già docente di biologia all’università di Padova, nell’ambito della tavola rotonda organizzata a Roma dal Cnr, sull’uso irresponsabile degli insetticidi negli ambienti naturali e in aree antropizzate.
Prof. Tamino, stiamo assistendo ad una continua, incessante distruzione della biodiversità. C’è un nesso tra questo degrado e la salute umana? E se sì, qual è?
La stabilità del pianeta dipende dalla stabilità dei suoi ecosistemi, oggi gravemente compromessi da inquinamento e perdita di biodiversità. L’uomo è parte integrante degli ecosistemi naturali e un loro degrado si ripercuote sulla nostra salute: si pensi ai cambiamenti climatici e alla perdita rigenerativa degli ambienti naturali. Il nesso tra ambiente e salute è sempre più chiaro e non può garantire la salute dell’uomo senza difendere l’ambiente.
Quale impatto ha la continua immissione degli insetticidi di sintesi nella biosfera?
Uno dei fattori che alterano gli equilibri ambientali e la biodiversità naturale è sicuramente l’introduzione nell’ambiente di centinaia di migliaia di composti chimici di sintesi e, tra questi, i pesticidi, che comprendono gli insetticidi. Questi ultimi alterano l’equilibrio tra le diverse specie di un ecosistema, riducendo la entomofauna, ma anche lasciando libere nicchie ecologiche che potranno essere occupate da specie nuove, anche più pericolose di quelle eliminate con l’uso di prodotti chimici. Ma gli insetticidi sono spesso tossici non solo per gli insetti, ma anche per altri organismi diversi da quelli bersaglio.
Per quanto riguarda la strage delle api attualmente in atto, si sta facendo riferimento soltanto ai neonicotinoidi. E gli altri insetticidi, ad esempio quelli per eliminare le zanzare, che vengono sparsi a migliaia di tonnellate nell’ambiente ogni anno, da marzo ad ottobre, quali effetti hanno sugli impollinatori?
Come dicevo, gli insetticidi possono colpire anche organismi diversi da quelli bersaglio e sicuramente le api sono minacciate dall’alterazione degli ecosistemi e dalle differenti sostanze chimiche con le quali vengono in contatto; naturalmente i neonicotinoidi hanno avuto un ruolo importante.
Qual è l’utilità degli insetti?
Gli insetti svolgono ruoli fondamentali per la vita del pianeta: dal ruolo di impollinatori (come le api e i bombi) a quello di consumatori di vegetali che raggiungono nel loro insieme una grandissima biomassa, superiore a quella di tutti gli animali terrestri, divenendo così cibo per moltissimi predatori e garantendo il flusso di materia e di energia lungo le catene alimentari. Ma alcuni sono anche predatori ed altri detritivori, che ripuliscono l’ambiente di materia organica morta, favorendo l’azione di microrganismi decompositori. Senza gli insetti le catene alimentari e dunque gli ecosistemi si bloccherebbero.
È possibile accettarli, conviverci ed eventualmente difenderci da quelli nocivi senza creare squilibri pericolosi per la vita di tutti noi?
In natura non esistono animali nocivi o erbe infestanti: questa è una visione antropocentrica. In realtà tutti gli animali e tutte le piante svolgono un ruolo importante per mantenere sano l’ambiente. Certamente alcuni insetti possono creare problemi all’uomo, ma la difesa deve basarsi su logiche naturali: in natura non si cerca mai lo sterminio di una specie, visto che tutte sono concatenate tra loro, bensì un equilibrio. Favorire la presenza di nemici naturali degli insetti che creano danni alle attività umane è la miglior difesa, che evita di lasciare libere nicchie ecologiche che potrebbero essere occupate da insetti più pericolosi o lo svilupparsi di forme di insetti resistenti e quindi più aggressivi.
Cos’è il bioaccumulo?
Le sostanze tossiche persistenti si accumulano e si concentrano man mano che passano ai vari livelli della catena alimentare, diventando sempre più pericolose per gli organismi dei livelli trofici superiori, che si assumono attraverso l’alimentazione. Approssimativamente si calcola che ad ogni passaggio della catena alimentare (da piante a erbivori e carnivori) corrisponda ad un fattore di concentrazione dieci. Se il primo livello trofico contiene una concentrazione ipotetica 1 di sostanza tossica, assorbita dal terreno inquinato, ogni erbivoro ne assumerà 10 ed ogni carnivoro 100, ecc. Questo ragionamento vale per le sostanze non biodegradabili, cioè quel gruppo di sostanze chimiche, come molti pesticidi (si pensi al Ddt) che si accumulano nei tessuti degli organismi che non sono capaci di degradarle attraverso il metabolismo o di eliminarle con l’escrezione.
Secondo Lei, le popolazioni sono sufficientemente informate su questa realtà?
Purtroppo no, quindi si accetta un uso indiscriminato e pericoloso di ogni tipo di pesticidi.
Ci sono collegamenti tra Voi scienziati e gli Organi politici e istituzionali?
Noi cerchiamo d’informare i decisori politici, ma questi purtroppo spesso ascoltano solo la voce delle multinazionali che producono prodotti chimici e pesticidi, spesso pensando che così si salvano posti di lavoro.
Viene fatto abbastanza per salvaguardare la natura? E se no, cosa andrebbe fatto?
Come ho già detto va cambiata la mentalità sul rapporto uomo natura: in natura non ci sono organismi nocivi, occorre trovare un equilibrio e una convivenza tra tutti.
Le risulta che ci siano leggi in proposito?
Le leggi esistenti sono ancora troppo legate a una visione produttivistica e poco attente all’ambiente e alla salute umana.