Stop alle prigioni d’acqua per i delfini

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    Verso un’Europa libera dai delfinari. Settimana europea con esperti internazionali per sostenere la fine delle prigioni d’acqua per i cetacei

    Si apre oggi una settimana (12-19 marzo) di incontri al Parlamento europeo, tra Strasburgo e Bruxelles, sul tema della cattività di balene, orche e delfini, con il coinvolgimento di Ong e Eurodeputati. I maggiori esperti di mammiferi marini al mondo mostreranno, con evidenze scientifiche, la situazione drammatica degli animali tenuti nei delfinari europei, svelando la realtà vissuta da questi animali sfruttati nelle prigioni dei circhi d’acqua, e chiederanno ai cittadini europei, euro-parlamentari e governi degli Stati membri di porre fine alla detenzione di cetacei in cattività.

    Gli eventi, promossi da numerosi europarlamentari e da Born Free Foundation, comprendono due proiezioni del film documentario Blackfish, che rivela il drammatico impatto sui cetacei prodotto dalla cattività e dallo sfruttamento nei parchi marini e nei delfinari di tutto il mondo, strutture guidate da enormi i interessi economici. Gli studiosi che compaiono nel film sottolineano che la prigionia provoca a orche e delfini stress e sofferenze inaccettabili, causando disturbi fisici e psicologici oltre che una mortalità precoce.

    Sono 15 gli Stati membri dell’Unione europea che dispongono di 34 delfinari, strutture commerciali all’interno delle quali circa 307 animali sono costretti a numeri di intrattenimento, veri e propri spettacoli da circo, tra cui piccole balene, delfini e focene. In 20 delle strutture sono previste anche delle sessioni interattive uomo-animale, offerte ad un costo aggiuntivo; i delfini sono anche usati come oggetti di scena per la foto ricordo.

    Dei 28 Stati membri dell’Unione europea, 13, invece, non hanno strutture con delfini in cattività, Slovenia, Cipro e Croazia hanno vietato i delfinari, l’Ungheria ha vietato l’importazione di delfini, mentre la Grecia ha vietato tutti gli spettacoli con animali.
    Cinque Stati Ue (Belgio, Finlandia, Italia, Polonia e Gran Bretagna) hanno degli standard normativi più restrittivi della Direttiva europea, grazie ai quali ad oggi non esistono più delfinari in Gran Bretagna.

    Lav e Marevivo denunciano che mentre tutti i cetacei in acque europee sono animali rigorosamente protetti da legislazioni di derivazione europea (Direttiva Habitat e Specie del 1992), si consente ancora di importare questi animali da Paesi extra-Ue, anche in violazione del Regolamento Cites sull’importazione di specie protette del 1997, che proibisce l’importazione di questi animali per finalità commerciali.
    «Nonostante la legislazione italiana sul benessere animale sia tra le più sviluppate in Ue, rimane ancora molto da fare in termini di applicazione. La Grecia ha da tempo bandito gli spettacoli con gli animali, che sono creature con un habitat specifico e non delle attrazioni per intrattenere l’uomo, speriamo che anche l’Italia prenda esempio e che l’Unione europea continui a sviluppare norme sempre più avanzate in tema di benessere animale», ha dichiarato l’eurodeputata Cristiana Muscardini.

    «Sebbene gli esseri umani abbiano sempre avuto un legame speciale con i cetacei, la loro protezione non è stata una priorità politica in Europa per molto tempo. È quindi particolarmente triste che, nonostante tutte queste conoscenze sui cetacei, i delfinari esistono ancora. Occorrono interventi urgenti e richiedo quindi la graduale eliminazione dei delfinari in Europa», ha aggiunto l’Eurodeputato Kriton Arsenis.

    «I delfini e gli altri cetacei sono animali che vivono in grandi gruppi sociali con un complessa struttura che ne regola i rapporti, e un linguaggio specifico – commentano Gaia Angelini (Lav) e Laura Gentile (Marevivo) – in natura possono percorrere più di 100 km al giorno, mentre in cattività, nei delfinari e negli acquari, sono segregati in prigioni d’acqua e sfruttati dalle industrie dell’intrattenimento».

    Il rapporto europeo sui Delfinari nell’Unione europea, pubblicato nel 2013, ha evidenziato come tutti delfinari europei non siano altro che delle aziende commerciali finalizzate all’intrattenimento con animali, e non rispettano la Direttiva zoo del 1999. Inoltre come anche sostenuto dall’investigazione Lav del 2012-2013, le strutture in Italia non implementano neanche il decreto legislativo del 2001 sul mantenimento di delfini in cattività.

    «Lav e Marevivo, nell’ambito della campagna Sos Delfini, chiedono la creazione di un area marina delimitata dove poter rilasciare i delfini provenienti dalla cattività e mettere la parola fine alle prigioni di acqua», concludono Gaia Angelini (Lav) e Laura Gentile (Marevivo).