Il grande virologo francese Premio Nobel per la scoperta del Virus HIV, non dorme sugli allori e da diversi anni lavora in varie parti del mondo, dall’Africa alla Cina dagli Stati Uniti a ovviamente Parigi e a breve aprirà un nuovo laboratorio proprio nel grande centro di ricerca molisano di Pozzilli con una fondazione a suo nome che coordinerà le attività internazionali su questa frontiera della medicina
Luc Montagnier continua la sua opera di promozione della ricerca avanzata con un passaggio alla Neuromed di Pozzilli Isernia.
La conferenza di oggi è destinata a cambiare il futuro della ricerca in medicina che dalla Neuromed punta ad una maggiore integrazione tra le ricerche di biologia molecolare e la biofisica quantistica che da Schrödinger a Eccles, da Benveniste a Preparata nel Novecento ha messo in luce nuove possibilità nella diagnostica precoce e verso la personalizzazione della terapia per mezzo di metodologie e tecnologie fisiche che potrebbero consentire un miglioramento del rapporto rischi benefici nelle terapie e inediti mezzi di cura per malattie di origine oscura e resistenti come Alzheimer, Autismo, HIV, malattie autoimmuni ecc.
Il grande virologo francese Premio Nobel per la scoperta del Virus HIV, non dorme sugli allori e da diversi anni lavora in varie parti del mondo, dall’Africa alla Cina dagli Stati Uniti a ovviamente Parigi e a breve aprirà un nuovo laboratorio proprio nel grande centro di ricerca molisano di Pozzilli con una fondazione a suo nome che coordinerà le attività internazionali su questa frontiera della medicina.
Giusto a Gennaio Luc Montagnier con Emilio del Giudice e Giuseppe Vitiello aveva tenuto una conferenza a Roma sui segreti dell’acqua ospite dell’Ordine dei Medici di Roma.
Il lavoro di Montagnier si concentra sulla capacità del DNA batterico e virale di emettere segnali specifici anche quando sono annidati in nanoframnmenti nel nucleo delle cellule umane (come nel caso dell’herpes).
Come rilevare debolissimi segnali nucleari per la diagnosi e per orientare la terapia è una delle domande a cui il Nobel francese sta cercando di rispondere da una decina di anni.
Risposte che potrebbero chiarire diversi scenari patologici oscuri come diverse malattie a origine incerta a metà tra autoimmunità e infezioni endogene virali e batteriche (e qui ancora una volta il modello dell’herpes resta utile).
Da più parti nel mondo si lavora su queste frontiere della vita e oggi a Novosibyrsk si tiene una conferenza sull’acqua dove un altro gruppo molisano (la cattedra di chimica analitica del prof. Mario Russo dell’Università del Molise) ha inviato un lavoro proprio su biochimica e memoria dell’acqua, nel mentre a maggio si tiene a Kiev l’altra conferenza su Biofisica in Medicina dove le antiche cure climatiche e le nuove biotecnologie per la diagnostica e la terapia saranno al centro della conferenza internazionale organizzata dall’Istituto di Fisiologia dell’Accademia delle Scienze dell’Ucraina.
A fronte dei colossali progresssi della medicina nel Novecento, resta da completare il ponte tra fisica e biologia inizato da Schrödinger nel 1934 con il suo libretto «What is the life».
Grazie a Luc Montagnier che continua i lavori di Benveniste, Preparata, Del Giudice e di tutta la Scuola dell’Est questi temi vanno penetrando nel grande mondo medico e scientifico classico, che è essenziale per andare oltre i limiti delle pratica medica corrente che purtroppo, come per tutto lo sviluppo industriale, presenta troppe reazioni avverse che andranno superate al più presto per ridurre le troppe vittime da fuoco amico e ottimizzare l’uso delle grandi armi terapeutiche (antibiotici, cortisonici Fans antistaminici ecc.).
In gioco la salute delle popolazioni (che dovrebbero riequilibrare il rapporto tra città sovraffollate e inquinate e aree montane e rurali abbandonate e di alta qualità dell’aria) con l’economia degli Stati alle prese con il dilemma della salute e dei suoi costi che affondano il sistema pubblico e ultimamente anche il sistema industriale (Ilva ecc.)
Ci vorrebbe forse più attenzione alle novità e la figura di Luc Montagnier potrà aiutare in questo cambio di visione dalla biochimica alla biochimica quantistica che si impone se vogliamo vincere la sfida della medicina moderna.