Il Sistri torna nelle prime pagine di cronaca per gli arresti di quattro manager, nell’ambito dell’indagine avviata dalla Procura di Napoli sulle realizzazione del sistema da parte di Selex, società del Gruppo Finmeccanica
Il Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (Sistri) noto come il Sistema pensato per semplificare le procedure e gli adempimenti in tema di gestione rifiuti riducendo i costi sostenuti dalle imprese e votato a gestire in modo innovativo ed efficiente un processo complesso e variegato con garanzie di maggiore trasparenza, conoscenza e prevenzione dell’illegalità fa parlare di sé e non proprio in termini di trasparenza e di legittimità.
Ieri, infatti, la Guardia di Finanza ha posto agli arresti domiciliari un ex dirigente di Finmeccanica, un ex dirigente di Selex Service Management e due imprenditori per l’inchiesta sulla realizzazione del Sistri.
Il Sistri torna nelle prime pagine di cronaca per gli arresti di quattro manager, nell’ambito dell’indagine avviata dalla Procura di Napoli sulle realizzazione del sistema da parte di Selex, società del Gruppo Finmeccanica.
I provvedimenti sono stati eseguiti nei confronti di Lorenzo Borgogni, ex direttore generale delle relazioni esterne di Finmeccanica, Stefano Carlini, ex direttore operativo di Selex Service Management e gli imprenditori romani Vincenzo Bernardino Angeloni e Luigi Malavisi.
Sono tutti indagati per corruzione e associazione per delinquere.
L’indagine sul Sistri attiva già da tempo, ricordiamo le misure cautelari emesse dai magistrati nell’aprile 2013, evidenziano che le scelte attuate durante la realizzazione del Sistri sono state condizionate da interessi personali degli imputati.
In particolare, gli inquirenti hanno scoperto un giro di fatture false tra Selex Service Management e alcune aziende fornitrici del Sistri che avevano lo scopo di creare fondi neri che poi servivano per pagare tangenti. Ciò avveniva anche attraverso la costituzione di società negli Stati Uniti e conti correnti cifrati in Svizzera.
In particolare, i magistrati ritengono che l’imprenditore romano Vincenzo Bernardino Angeloni sia stato una sorta di braccio operativo dei vertici di Finmeccanica il quale si sarebbe occupato della richiesta e dell’esazione delle somme di denaro illecitamente accumulate, per recapitarle ai vertici del gruppo industriale.
L’indagine ha poi svelato anche un episodio di corruzione per quattro milioni di euro, parte dei quali sarebbe stata consegnata direttamente negli uffici di Finmeccanica all’interno di due borse con il nome di una società sportiva.
Ora l’indagine prosegue e sono in corso altre perquisizioni.
In definitiva, non si hanno parole per definire la mala intenzione che si genera dall’aver ideato e a tutti i costi voluto render operativo un sistema di gestione rifiuti, che tra i settori ambientali risulta certamente quello più sensibile a cader prigioniero di disonesti, un sistema che doveva garantire legalità e trasparenza.
Gli operatori soggetti ad aderire al sistema a frequentar corsi, a farsi domande di ogni genere per evitare di risultare sanzionabili a seguito di una cattiva interpretazione della norma e di contro nella pubblica amministrazione, c’è chi devia per delinquere.
Se le ragioni che hanno richiesto la messa in esercizio del Sistri fossero state realmente quelle pubblicizzate si sarebbe potuto davvero garantire una maggiore trasparenza nelle operazioni di gestione rifiuto, per quanto più complesse nel funzionamento quotidiano d’impresa.
Così non si vede garanzia, non si capiscono i motivi dell’agire, c’è uno Stato che non tutela l’impresa ma si foraggia alle spalle di essa. Forse prima di parlare di Sistri dovremmo guardare la totalità della gestione della cosa pubblica la cui funzione amministrativa dovrebbe essere nell’interesse della collettività e quindi nell’interesse pubblico vocato ai principi di efficienza, efficacia ed economicità.