La Puglia è la seconda regione in Italia che ha sottoscritto un protocollo di secondo livello tra il Servizio regionale e l’Ordine regionale dei geologi, rendendo disponibile l’elenco dei geologi volontari anche per eventi di carattere comunale e regionale
Nell’ambito della collaborazione tra il Dipartimento della protezione civile nazionale e il Consiglio nazionale dei geologi si sta svolgendo a Bari (28, 29 marzo e 5, 14 e 15 aprile) un corso di formazione rivolto ai geologi professionisti della Puglia che presteranno le proprie conoscenze in qualità di volontari di protezione civile per la prevenzione dei rischi sismici e idrogeologici e l’organizzazione dei presidi del territorio.
Tale iniziativa viene a valle dell’accordo di collaborazione siglata tra il Dipartimento di protezione civile e il Consiglio nazionale dei geologi per fronteggiare situazioni emergenziali di rischio sismico e idrogeologico legato a eventi che in ragione della loro intensità ed estensione devono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari che richiedono l’intervento del Servizio nazionale di protezione civile. La Puglia è la seconda regione in Italia che ha sottoscritto un protocollo di secondo livello tra il Servizio regionale e l’Ordine regionale dei geologi, rendendo disponibile l’elenco dei geologi volontari anche per eventi di carattere comunale e regionale.
Ai lavori hanno partecipato oltre i rappresentati del Consiglio nazionale, Michele Orifici e Giovanni Calcagni, e i referenti del Consiglio regionale, Salvatore Valletta e Tiziana De Razza, anche i responsabili del Sistema regionale della protezione civile, Luca Limongelli, Pierluigi Loiacono e Giuseppe Amoruso.
Nei momenti di formazione sono stati affrontati i temi quali: il sistema protezione civile in Italia; la protezione civile e il ruolo del geologo; il sistema di protezione civile regionale; il centro funzionale di protezione civile della Regione Puglia; il sistema di allertamento di protezione civile; la pianificazione di protezione civile a diversi livelli territoriali; il rischio idrogeologico (Frane, sprofondamenti e alluvioni); i terremoti ed eventi cosismici; le banche dati e i censimenti degli eventi idrogeologici.
Al termine della prima giornata ha dichiarato Michele Orifici, coordinatore della Commissione nazionale del Consiglio dei Geologi, che: «Le attività avviate in ambito di protezione civile sono finalizzate a formare al meglio i geologi sia nella redazione dei piani di emergenza sia nella diffusione della cultura dei rischi geologici sia nella qualificata presenza di supporto nelle emergenze alle strutture di protezione civile. In quest’ottica si stanno svolgendo in tutto il territorio nazionale i corsi che prevedono una parte teorica basata sulla buona conoscenza del sistema di protezione civile e una parte pratica caratterizzata invece da esercitazioni in campo. Tale iniziativa rientra nel piano di prevenzione nazionale promosso dal Consiglio nazionale dei geologi. È fondamentale, alla luce della costante esposizione del territorio italiano ai rischi geologici, approfondire le conoscenze delle pericolosità geologiche presenti in ogni ambito comunale e conseguentemente pianificare in maniera corretta assicurando la consapevolezza dei rischi nella popolazione anche mediante incontri pubblici, opuscoli informativi ed esercitazioni».
Quest’attività rientra in una più ampia azione che vede attribuire e rafforzare il ruolo sociale del geologo e lo prepara a promuovere, nelle amministrazioni locali e nella società civile, la cultura geologica e la prevenzione nei confronti dei geo-rischi. Secondo alcune statistiche solo il 70% dei comuni italiani ha rispettato la scadenza della legge 100 del 2012, che stabiliva il termine per predisporre i piani comunali di protezione civile all’ottobre 2013. La cosa meno confortante è che pochissimi comuni hanno reso pubblici e condiviso con la popolazione i piani di protezione civile. Allora è evidente che tali iniziative dovrebbero facilitare azioni di sensibilizzazione verso le popolazioni, popolazioni che devono sempre più diventare resilienti: cioè comunità consapevoli dei rischi del territorio e in grado di convivere con essi.