No alla caccia alle balene per «motivi scientifici»

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Lo ha stabilito oggi, su ricorso presentato dal Governo australiano, la Corte internazionale di Giustizia. Negli ultimi venticinque anni è costato la vita a più di 10mila cetacei. Soddisfazione dell’Enpa: era «solo un banale pretesto per i Giapponesi per sterminare le balene che sono considerate competitrici nella pesca, come gli altri cetacei»

In Antartide, la caccia alle balene per «motivi scientifici» è contraria alle norme e ai trattati internazionali. Lo ha stabilito oggi, su ricorso presentato dal Governo australiano, la Corte internazionale di Giustizia che ha così assestato un duro colpo alle attività baleniere del Giappone nei «mari del Sud».
«Quello della Corte dell’Aja è un verdetto rivoluzionario – commenta il direttore scientifico dell’Enpa, Ilaria Ferri – che boccia “senza se e ma” l’assurdo pretesto usato dagli Stati balenieri, in primis il Giappone, per aggirare la moratoria alla caccia approvata nel 1986». Naturalmente, come hanno precisato in seno alla stessa Commissione internazionale Baleniera ricercatori e cetologi internazionali, la caccia per “motivi scientifici” non ha nulla di scientifico. Si tratta dunque di un ossimoro che negli ultimi venticinque anni è costato la vita a più di 10mila cetacei.
«Come abbiamo sempre sostenuto la caccia a scopo scientifico è solo un banale pretesto per i Giapponesi per sterminare le balene che sono considerate competitrici nella pesca, come gli altri cetacei. E le migliori vittorie si ottengono con la nonviolenza e con la determinazione che ha portato il Governo australiano a ricorrere alla corte di giustizia europea che ha sancito questa storica sentenza. Esprimo la mia più profonda gratitudine ai giudici dell’Alta Corte che con questo verdetto hanno finalmente ripristinato la legalità internazionale, schierandosi dalla parte delle balene, della biodiversità, della vita – prosegue Ferri -. Auspico che il Governo giapponese tenga fede alle sue promesse e, come annunciato, rispetti il verdetto dell’Aja fermando una volta per tutte il programma di caccia alle balene in Antartide. Diversamente, ogni azione dell’Australia e di ogni altro Paese, tesa al rispetto di questa sentenza sarà più che legittimata».