Fa discutere il costo per la ciclovia realizzata su 10 km che ha rifatto un percorso già esistente sulla strada di servizio del canale principale dell’Acquedotto Pugliese, nel tratto compreso tra Locorotondo e Grottaglie. E senza una cartografia che la possa rendere realmente fruibile. Al contrario di un altro esempio, meno caro e con cartografia, realizzato all’interno del parco dell’Alta Murgia
Il trend positivo che da qualche anno, complice la crisi economica, contraddistingue l’universo della sostenibilità ha varcato gli Appennini e ha segnato punti importanti anche in Puglia, dove la mobilità dolce nei prossimi anni potrebbe diventare una realtà. Intanto il mese di aprile ha fatto registrare l’inaugurazione di una ciclovia di 10 chilometri «nuova di zecca». In realtà, è stata riadattata la strada di servizio del canale principale dell’Acquedotto Pugliese, nel tratto compreso tra Locorotondo e Grottaglie, in località Cisterino-Figazzano. Al taglio del nastro non è mancato il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, accompagnato tra gli altri dal mobility manager della Regione Puglia Lello Sforza, già presidente dell’associazione Ruotalibera Bari affiliata alla Fiab.
La ciclovia prima degli interventi
I commenti per la realizzazione di quest’opera sono stati mediamente positivi, tranne qualche voce fuori dal coro più o meno scettica. Lo scetticismo di qualcuno è dovuto ai costi sopportati (interamente dalla Regione Puglia) per mettere a nuovo le strade sterrate; il costo previsto dell’operazione è stato di 855.418,49 euro Iva esclusa, a fronte di un’opera che permetterà, secondo l’idea dei progettisti e degli amministratori che l’hanno avallata, di facilitare l’accesso dei cicloescursionisti e dei cicloturisti, aumentando il livello di appetibilità del territorio pugliese in sede di promozione turistica.
In effetti i lavori previsti dal capitolato, realizzati dalla società brindisina R.A. Costruzioni Srl, hanno riguardato il rifacimento della pavimentazione della strada dell’Acquedotto, la posa in opera della segnaletica, la realizzazione di staccionate di sicurezza in legno di castagno e la realizzazione, in altri tratti, di opere in ferro battuto sempre a garanzia della sicurezza dei ciclisti. Nessuna cartografia della «nuova» tratta è stata prevista nel capitolato, che è soltanto il principio di una rete ciclabile di 250 chilometri già immaginata dal governo regionale.
Proprio sulla mancanza di una cartografia le critiche più o meno analitiche (tracciabili nel web) puntano il dito: questi nuovi percorsi, molte volte sconosciuti agli stessi pugliesi, come potranno essere fruiti da cicloturisti esteri senza una adeguata cartografia? In effetti questa carenza non è soltanto un vezzo, ma risulta fondamentale per coloro che in autonomia vogliono scoprire il territorio appulo.
Percorsi ciclabili per lanciare il turismo
Esempi virtuosi di riscoperta e valorizzazione del territorio ce ne sono già e non lontano questa volta: il presidente del Parco Nazionale dell’Alta Murgia Cesare Veronico e il direttore Fabio Modesti a metà ottobre 2013 hanno inaugurato sette percorsi ciclabili all’interno dell’area protetta per un totale di 67 chilometri a fronte di una spesa di 400mila euro. In questa operazione la sostenibilità economica fa lievitare il grado di appagamento per un’opera di recupero e valorizzazione. Da precisare che nell’ammontare complessivo (400mila euro) è inclusa anche la realizzazione della cartografia.
Ovviamente le due opere non possono essere paragonate, né per la mole dei lavori effettuati né tantomeno per i costi sostenuti, ma l’esercizio può comunque essere utile per comprendere appieno la valenza delle stesse e le potenzialità che su di esse si nutrono.
I percorsi ciclabili del Parco dell’Alta Murgia non hanno subito modifiche importanti, altro non è stato fatto che la pulitura degli sterrati dalle erbe infestanti, l’apposizione della segnaletica di servizio e appunto la cartografia. Invece l’opera della ciclovia dell’Acquedotto ha comportato lavori molto più impegnativi: innanzitutto è stata realizzata, come detto, una pavimentazione in pietrisco bianco fine, necessaria, secondo gli ideatori, alla percorrenza di qualsiasi modello di bicicletta e adatta a qualsiasi età. L’operazione di rifacimento della strada dell’Acquedotto ha dunque lo scopo di ampliare il bacino d’utenza; questa apertura però snatura in parte l’anima del territorio e la sua asprezza, garantendo una sorta di lasciapassare soggettivo per qualsiasi situazione. Come se per permettere a tutti i potenziali amanti della montagna si realizzasse un ascensore sul fianco del Monte Bianco.
Appalto ciclovie in cifre
Il criterio di aggiudicazione della gara d’appalto è stato ovviamente quello del prezzo più basso. Il bando è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana V Serie speciale n. 42 del giorno 11 aprile 2012 e la gara è stata aggiudicata il 25 maggio 2012. Il numero di offerte ricevute è stato 58 e l’aggiudicatario è stato R.A. Costruzioni S.r.l. di Brindisi. Il valore totale inizialmente stimato dell’appalto era di 1.244.273,94 euro Iva esclusa; invece il valore finale totale degli appalti è stato di 855.418,49 euro Iva esclusa. L’offerente non ha proposto varianti al progetto e si è avvalso di ditte in subappalto per una percentuale del 30% dei lavori. Nessuna offerta è stata esclusa perché troppo bassa. Dunque se facessimo un calcolo approssimativo, per realizzare 250 chilometri di ciclovie dell’Acquedotto, con caratteristiche simili, sarebbero necessari all’incirca 25 milioni di euro, cioè 1 milione circa per ogni 10 chilometri.
20mila chilometri in bici: il disegno di legge
Questo progetto si lega idealmente ad un disegno di legge elaborato dal gruppo interparlamentare sulla mobilità ciclistica che prevede di attraversare l’Italia in bicicletta, usufruendo di una rete nazionale per le due ruote lunga almeno 20mila chilometri e di una serie di servizi agevolati nelle stazioni, nei porti e negli aeroporti. La bozza di legge quadro nazionale è stata presentata lo scorso 14 febbraio dal deputato del Partito Democratico Antonio Decaro, nel corso di un seminario promosso a Montecitorio dalla Fiab, la Federazione italiana Amici della Bicicletta. Decaro, già braccio operativo del sindaco di Bari Michele Emiliano per le questioni della mobilità sostenibile e fautore delle piste ciclabili realizzate qualche anno fa, è candidato alla carica di sindaco del capoluogo pugliese. Intanto Bari, come Roma, è ancora maglia nera per quanto riguarda i furti di biciclette e la distruzione sistematica delle colonnine del bike sharing, altra buona pratica da sistematizzare nel prossimo futuro.