Aumenta l’attenzione per la pericolosità da sprofondamento

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foto di A. Fiore
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Sul rischio voragini in Italia se ne discute a Roma. In Italia in cima alla classifica delle città a rischio sinkholes ci sono le popolose città di Roma, Napoli e Cagliari; mentre sono state individuate come le regioni a maggior rischio il Lazio, la Puglia, l’Abruzzo, la Toscana, la Campania, la Sicilia e la Sardegna

Si svolgerà domani a Roma la terza edizione del workshop internazionale sul tema dei sinkholes dal titolo «Voragini in Italia. I sinkholes e le cavità sotterranee: ricerca storica metodi di studio e d’intervento». L’iniziativa alla sua terza edizione, si svolge ogni cinque anni e ha avuto inizio nel 2004, riunisce i maggiori esperti sul tema del censimento, delle cause ed effetti dei sinkholes, noti anche come sprofondamenti del suolo, e delle tecniche di monitoraggio della loro evoluzione. Tali fenomeni naturali, spesso causati dall’uomo, sono classificati alla stregua di frane e alluvioni come dei dissesti idrogeologici. Negli ultimi anni i sinkholes hanno fatto registrare danni e vittime a livello nazionale e mondiale: basta ricordate il sinkhole del gennaio del 2013 in Cina che coinvolse, distruggendole, alcune abitazioni. In Italia in cima alla classifica delle città a rischio sinkholes ci sono le popolose città di Roma, Napoli e Cagliari; mentre sono state individuate come le regioni a maggior rischio il Lazio, la Puglia, l’Abruzzo, la Toscana, la Campania, la Sicilia e la Sardegna.
Dell’argomento da alcuni anni sono condotti studi e ricerche dal Servizio Geologico d’Italia Dipartimento Difesa del Suolo dell’Ispra che hanno interessato tutto il territorio nazionale. I lavori, partendo da una bibliografica e raccolta di dati e notizie, hanno prodotto un primo censimento a livello nazionale che è in continuo aggiornamento. Gli sprofondamenti del suolo si generano a seguito del crollo della calotta di cavità naturali e antropiche, pertanto resta fondamentale la ricostruzione delle morfologie delle cavità e della situazione geologico-strutturale, geomorfologico e idrogeologico al loro contorno e le infrastrutture potenzialmente interessate dal formarsi del dissesto.
Stefania Nisio, coordinatrice del comitato scientifico del workshop, sottolinea come «dal punto di vista normativo, quasi tutti i Piani Stralcio per l’Assetto Idrogeologico adottati dalle Autorità di Bacino non prendono in considerazione, accanto alla pericolosità da frana e da alluvione, la pericolosità da sprofondamento, e solo poche Regioni italiane e alcune Autorità di bacino hanno emanato norme specifiche che impongono studi e indagini nelle aree suscettibili a sprofondamenti».
I lavori saranno introdotti da Bernardo De Bernardinis, Presidente Ispra, da Vittorio D’Oriano, vice presidente del Consiglio Nazionale Geologi e da Roberto Troncarelli, Presidente Ordine del Geologi del Lazio.

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