Si tratta della comune specie Verdesca frequente nei nostri mari. Ogni anno vengono uccisi tra i 10 ed i 20 milioni di esemplari durante le battute di pesca o in maniera accidentale, sino allo scorso anno sono stati documentati solo 13 attacchi da parte delle Verdesche, di cui solamente 4 mortali in tutto il mondo (mai in Italia). La sproporzione tra le uccisioni provocate dall’uomo e quelle causate dallo squalo confermano quale dei due predatori sia certamente il più pericoloso
In questi giorni, lungo la costa del litorale tarantino, in particolare nei mari e sulla spiaggia di Castellaneta Marina, sono stati avvistati e rinvenuti spiaggiati due squali.
Poiché gli avvistamenti sono stati diffusi da molte testate locali e organi d’informazione è opportuno chiarire alcuni aspetti significativi per la specie in questione e per l’incolumità pubblica. Innanzitutto, sia lo squalo rinvenuto spiaggiato e documentato con un video sia (molto probabilmente, identificandolo dalla morfometria della pinna dorsale) quello fotografato in mare appartengono alla specie Prionace glauca, comunemente nota come Verdesca, la cui presenza nel mar Mediterraneo è sempre più rara a causa della distruzione dell’habitat, alla pesca e alle catture accidentali. Questa specie, di lunghezza che oscilla tra i 2 e i 3 metri, predilige le acque fredde e raggiunge anche profondità di 350 m. Si nutre prevalentemente di pesci e molluschi (come calamari e seppie), ma non disdegna i crostacei.
Nonostante gli squali Verdesca, tutelati e classificati come «prossimi alla minaccia» dalla Lista Rossa Iucn, vengano venduti illecitamente su molti banchi di pescherie sotto vari nomi per nascondere l’appartenenza al gruppo degli squali (Condroitti – Selaci) che certamente scoraggerebbe l’acquisto da parte di molti consumatori sensibili, e mentre ogni anno vengano uccisi tra i 10 ed i 20 milioni di esemplari della specie durante le battute di pesca o in maniera accidentale (bycatch), sino allo scorso anno (a partire da quando si tiene un registro di questi eventi) sono stati documentati solo 13 attacchi da parte delle Verdesche, di cui solamente 4 mortali in tutto il mondo (mai in Italia). La sproporzione tra le uccisioni provocate dall’uomo e quelle causate dallo squalo confermano quale dei due predatori sia certamente il più pericoloso.
Una considerazione rilevante riguarda l’esemplare rinvenuto spiaggiato a Castellaneta Marina. Dalle immagini diffuse dai Carabinieri risulta evidente la fuoruscita dello stomaco dalla bocca. Questo fenomeno avviene quando animali che nuotano a grandi profondità vengono pescati dalle reti (soprattutto da quelle a strascico) e portati velocemente in superficie. La protrusione degli intestini al di fuori della cavità orale è tipica dei barotraumi, causati dal mancato equilibrio tra la pressione dell’aria contenuta nelle cavità corporee e la pressione dell’ambiente circostante. I barotraumi avvengono quando il corpo si muove in maniera troppo rapida da una zona in cui la pressione risulta essere più elevata.
Questo conferma che, prima di finire sulla battigia, l’esemplare spiaggiato sia stato accidentalmente pescato e riportato in superficie dalle reti e poi rigettato in mare forse perché non risultava essere d’interesse commerciale per il peschereccio che l’ha catturato.
Si tratta, insomma, di un’altra vittima della pesca intensiva, distruttiva (come quella a strascico) e insostenibile che minaccia i mari del mondo e il Mediterraneo. Una cattura accidentale e la morte di uno squalo, nonostante i timori inculcati dalle scorrette e demagogiche apparizioni cinematografiche, sono una delle più gravi minacce alla biodiversità della Terra.
Gli squali, insieme ai pesci spada e ai tonni, tra tutti gli abitanti del mare, sono uno dei gruppi di animali più minacciati e annualmente, per errore, per commercio o per tradizione (i cinesi continuano a trucidarli per la famosa zuppa di pinna, ritenuta erroneamente afrodisiaca) vengono uccisi milioni di individui causando un collasso all’intero ecosistema marino. Essendo, infatti, top predator, cioè predatori ai vertici della piramide alimentare ed elementi chiave della catena alimentare (key species) queste specie controllano l’intero flusso energetico a partire dai produttori primari (come le alghe e i cianobatteri), sino ai consumatori primari e secondari (l’equivalente degli erbivori terrestri e dei loro rispettivi predatori). Una diminuzione della predazione da parte di queste specie causa un effetto di collasso top-down (dall’alto al basso) e influisce sul resto delle specie (di cui molte anche d’interesse commerciale, come merluzzi, sardine, etc.) e sull’equilibrio dell’intero mare.
È importante, pertanto, che i mezzi d’informazione oltre a riportare le notizie di avvistamenti o rinvenimenti di squali sollecitino le autorità competenti a indagare sulle cause di fenomeni come gli spiaggiamenti o l’avvicinamento a riva, a punire chi viola la legge sulla pesca e sul commercio ittico e invitino i cittadini a prestare attenzione ai prodotti acquistati sul mercato, poiché sotto falsi nomi (a volte spacciati persino per pesce spada, anch’esso da non acquistare) vengono vendute specie a rischio e fondamentali per l’equilibrio dei nostri mari.
Ancora una volta l’uomo è più pericoloso per il resto della Natura, che non il contrario.