Coste pugliesi – La sicurezza prima di tutto…

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Apprezzabile tempestività di intervento dalle Capitanerie di porto sul problema degli sfaldamenti delle coste alte. Solo la sciatteria e il disinteresse possono danneggiare la regione e il turismo. In casi come questi non ci possono essere interventi di sistemazione ma solo prevenzione. Meglio un piccolo divieto che un lutto che può danneggiare permanentemente l’immagine della regione

L’attenzione che negli ultimi mesi le diverse Capitanerie di Porto pugliesi hanno dedicato alla fragilità delle coste alte ha sollevato un forte interesse sul tema di tipo trasversale: amministratori, ambientalisti, società civile, operatori economici, tecnici e ricercatori. La Capitaneria di Porto Gallipoli ha emesso alcune ordinanze severe e precise con divieti di transito e balneazione nei tratti di costa con potenziale rischio di crollo delle falesie, tutto fa pensare che altre Capitanerie seguiranno le procedure avviate dal Comandante Attilio Maria Daconto.
Nell’atto si legge «sono vietate la balneazione, la navigazione, la sosta e l’ancoraggio di tutte le unità in genere, la pesca professionale e/o sportiva con qualunque tecnica nonché l’espletamento di qualsiasi attività subacquea e di superficie professionale e/o ludico sportiva connessa agli usi del mare, nonché ogni altra attività direttamente e/o di riflesso connessa agli usi del mare».
Il principio dell’Ordinanza è ritenuto necessario per «dover garantire la pubblica incolumità e i prioritari interessi correlati alla sicurezza della navigazione e alla salvaguardia della vita umana in mare, con riferimento alle situazioni di sfaldamento della costa che possono interessare, anche potenzialmente, i prospicienti specchi acquei». È nel «potenzialmente» che si concentra l’attenzione tecnica e amministrativa degli addetti ai lavori. L’azione delle Capitanerie parte dall’analisi e dalle perimetrazioni contenute dal Piano di assetto idrogeologico (Pai) in vigore e redatto dall’Autorità di Bacino della Puglia, strumento di pianificazione strategico in continuo aggiornamento e consultabile on line.
Nelle perimetrazioni delle aree costiere geomorfologicamente critiche a oggi perimetrate si evidenziano due tipologie: le aree a pericolosità geomorfologica molto elevata (PG3) e le aree a pericolosità geomorfologica elevata (PG2), definite dalle Norme tecniche di attuazione (Nta) rispettivamente «porzioni di territorio interessata da fenomeni franosi attivi o quiescenti» e «porzioni di territorio caratterizzata dalla presenza di due o più fattori geomorfologici predisponenti l’occorrenza d’instabilità del versante».
Nei prossimi giorni saranno gli studi geomorfologici di dettaglio che andranno a definire lo stato di pericolosità delle falesie e a individuare i processi in atto che determinano la dinamica costiera attuale. Studi che permetteranno di definire la tendenza evolutiva dei fenomeni di crollo, evoluzione che richiede un monitoraggio sistematico e costante.

baia zagare2010-2011In una regione con una costa che si sviluppa, non considerando le Isole Tremiti, per circa 940 km, dei quali il 21% è formato da coste alte, è evidente che dobbiamo aspettarci una continua evoluzione dei paesaggi costieri per opera del moto ondoso. Evoluzione naturale che porta ai crolli lungo le falesie con la rielaborazione da parte del moto ondoso del materiale franato (nella foto accanto un caso a baia delle Zagare, sul Gargano, qualche anno fa). Materiale che sarà disponibile per i ripascimenti naturali delle coste sabbiose grazie all’azione delle correnti lungo costa. Proprio nel Salento, non essendoci apporti da terra poiché privo di corsi d’acqua, il ripascimento naturale viene solo a seguito dalla mobilitazione lungo costa del materiale che frana in acqua e rimane a disposizione delle onde che lo sgretolano e delle correnti marine lungo costa che lo distribuiscono.
Incidenti drammatici lungo la costa sono accaduti e possono accadere.
È nella memoria di tutti la tragica vicenda dell’ottobre del 2010 quando un giovane ricercatore perse la vita a seguito del crollo di una falesia lungo il tratto di costa di Apani (Brindisi); falesia alta pochi metri.
Il fenomeno dei crolli non interessa solo la Puglia, in molti ricordano l’evento del settembre 2012 che coinvolse alcuni turisti australiani mentre percorrevano la «Via dell’Amore» alle Cinqueterre in Liguria, tra Riomaggiore e Manarola.
Più drammatico l’evento di crollo della falesia che, il 20 aprile 2010 sulla spiaggia di Cala Rossano a Ventotene nel Lazio, travolse e uccise due studentesse, ferendone una terza. La recente sentenza del Tribunale di Latina ha condannato a due anni e quattro mesi di reclusione il sindaco di Ventotene, Giuseppe Assenso, e il responsabile dell’ufficio tecnico comunale, Pasquale Romano. Mentre l’ex sindaco Vito Biondo e Luciano Pizzuti, dirigente del Genio Civile, sono stati condannati a un anno e dieci mesi di reclusione.

In questi giorni molti intervengono sull’argomento, alcuni gridano al procurato allarme, altri a un duro colpo per l’economia e per il turismo, altri invocano finanziamenti speciali per mettere in sicurezza la costa. Come può uno scoglio arginare il mare? La domanda di una nota canzone di Lucio Battisti è attuale e riferibile agli invocati interventi di messa in sicurezza delle coste alte.
La Puglia com’è noto è una regione costiera, lambita dal Mare Adriatico che la separa per poche decine di chilometri dai Balcani e dal Mar Jonio che la proietta verso la Grecia. Le sue coste sono state sempre intensamente vissute e sono state sempre una grande risorsa economica e di qualità della vita per i suoi popoli. In più circostanze la storia ha dimostrato che il pericolo veniva proprio dal mare, ma forse in questo caso il pericolo lo stiamo correttamente segnalando in tempo, o almeno ci stiamo ponendo dei ragionevoli dubbi.
Forse le ordinanze che hanno posto l’attenzione sulla pericolosità delle coste alte in Puglia potranno anche essere perfezionate sulla base di studi geomorfologici di dettaglio, ma sicuramente avranno concorso significativamente a prevenire incidenti che, una volta sulle cronache nazionali e internazionali, rovinano il nome anche delle migliori località turistiche. Forse le ordinanze, a differenza di quello che dicono in molti, stanno salvando il futuro turismo e la sussistenza di chi, dal mare, trae fonte di sostentamento e benessere.

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