Le deliberazioni di opposizione dei comuni dell’area, denuncia la Ola, sono state considerate «carta straccia», così come le vocazioni dei territori e del mare Jonio, allorquando nel decreto del ministro Guidi si afferma come preminente «la valorizzazione delle risorse nazionali di idrocarburi, in attuazione degli obiettivi programmatici individuati nel documento di Strategia energetica nazionale»
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La via dello sviluppo è lunga, la strada culturale per passare da un rapporto di sfruttamento e crescita del territorio ad uno di sostenibilità e sviluppo è tutta in salita, stretta e tortuosa. Questo dimostra il decreto di cui pubblichiamo la nota dell’Organizzazione lucana ambientalista. Al di là delle leggi di riforma dello Stato restano nodi come il conflitto fra Enti dello Stato e l’incomunicabilità fra Ministeri. Il nodo delle competenze, tutto italiano, nasconde interessi di potere che sono figli di un modo di intendere la cosa pubblica e il bene comune che appartengono ad un periodo più lontano del secolo scorso e si colloca nel potere assoluto del sovrano. Senza questo salto culturale ogni riforma dello Stato sarà vana. (I. L.)
La Ola, Organizzazione lucana ambientalista rende noto che sull’ultimo Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse (Buig) del mese di giugno 2014, sono stati pubblicati il decreto ministeriale 9 giugno 2014 relativo al permesso di ricerca D.R. 74.AP della società Apennine Energy SpA ed una nuova istanza di permesso di prospezione «d 3 F.P.-SC» presentata dalla Società Schlumberger Italiana S.p.A.
Il decreto del ministro Guidi autorizza nuovamente l’Apennine Energy, già titolare dell’istanza «d.150 D.R-.CS», nonostante i pareri contrari e le opposizioni dei Comuni calabresi sui quali insiste l’area costiera a vocazione turistica, agricola ed ambientale con ecosistemi marini unici e di grande rilievo. L’area del permesso, estesa in un raggio di 63,13 Kmq, è immediatamente a ridosso della costa dei comuni di Trebisacce, Cassano allo Ionio, Rossano, Amendolara, Corigliano Calabro, Calopezzati, Villapiana, Albidona e Brosia
Le deliberazioni di opposizione dei comuni dello Jonio, denuncia la Ola, sono state considerate «carta straccia», così come le vocazioni dei territori e del mare Jonio, allorquando nel decreto del ministro Guidi si afferma come preminente «la valorizzazione delle risorse nazionali di idrocarburi, in attuazione degli obiettivi programmatici individuati nel documento di Strategia energetica nazionale (Sen), approvato con Decreto Interministeriale dell’8 marzo 2013, che prevede, tra l’altro, lo sviluppo sostenibile della produzione nazionale di idrocarburi nel rispetto dei più elevati standard internazionali in termini di sicurezza e tutela ambientale». Frasi che pesano come un macigno sulle volontà contrarie di popolazioni, amministrazioni comunali e categorie produttive che si oppongono in modo forte alla volontà governativa di sfruttamento petrolifero. Quasi una anticipazione della revisione del Titolo V della Costituzione in materia di abolizione di autorizzazioni e pareri degli enti locali e regionali.
Il decreto Ministeriale, si legge, autorizza ad eseguire un programma lavori che nella prima fase prevede l’acquisizione di linee sismiche (entro 12 mesi dal conferimento del permesso) con rielaborazione dei dati sismici (circa 400 Km di linee). Nella seconda fase è prevista la perforazione di «un primo pozzo esplorativo entro 3 anni dal conferimento del permesso, previa procedura di Via, con la perforazione di un pozzo esplorativo, con postazione a partire dalla terraferma, della profondità massima prevista di 1.500 m fino ai livelli sabbiosi del Pleistocene e Miocene».
Per la nuova istanza della Schlumberger Italiana S.p.A., evidenzia la Ola, si tratta di un ampia superficie marina situata al centro del Mar Jonio estesa su 4,059 Kmq. Per quest’area è prevista la consultazione pubblica con procedure Via. Il Mar Jonio e le coste lucane, calabresi e pugliesi del Golfo di Taranto devono per il governo diventare un grande «colabrodo petrolifero», mentre l’entroterra un «hub energetico» con trivellazioni ovunque, persino nelle aree protette, considerate le istanze già presentate da numerose compagnie petrolifere alle quali il ministero dello Sviluppo Economico attribuisce ruolo centralità strategica per lo sviluppo mentre per le comunità del sud rappresentano il colpo mortale al proprio futuro.