L’Unione europea si è posta il problema della biodiversità ma ha compreso che la conoscenza delle specie (l’insieme di entità che, assieme, formano la biodiversità) è ancora troppo poco conosciuto. Dobbiamo difendere anche cose di cui ignoriamo l’esistenza. La protezione, quindi, è passata ad un livello superiore: ed è stata emanata la direttiva Habitat. Se difendo gli habitat, difendo automaticamente le specie che li abitano, persino quelle che non conosco. Bene, questo è il messaggio. Tra quelle specie c’è anche la nostra.
L’analisi costi benefici ci deve dire che i costi ambientali non ci devono più essere. Se nostre imprese distruggono l’ambiente, non si devono intraprendere. Dobbiamo sviluppare tecnologie che ci permettano di restare in armonia con la natura. Non possiamo, per esempio, continuare a bruciare combustibili. Dobbiamo transitare dalla fase del fuoco a quella del non fuoco. In parte già ci siamo. Dobbiamo smettere di consumare ossigeno e produrre anidride carbonica. Lo dobbiamo fare con i nostri corpi, ma non con le attività extracorporee. Il transito dall’età della combustione a quello della non combustione sarà epocale. Già si sta cercando, anche se con alterni successi, basti pensare alla fusione fredda. Potremmo anche pensare di usare il calore prodotto dal nostro stesso pianeta, arrivando a succhiarne un pochino per soddisfare i nostri bisogni, trovando il modo di immagazzinarlo. Oppure il sole, il vento, il mare. Se ancora non funzionano, dobbiamo trovare il modo di farle funzionare.