La bonifica imposta

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Il concetto più mostruoso dell’articolo 44 riguarda il passo in cui si impone da bonifica dei suoli. La bonifica, in epoca fascista, fu intrapresa con una doppia finalità. I terreni paludosi erano malsani e, in tutta Italia, la malaria era una malattia endemica. Le rivendite di sali e tabacchi vendevano anche il chinino di Stato, una medicina che alleviava i sintomi dell’infezione da plasmodio della malaria. Giovanni Battista Grassi, un eminente zoologo dell’Università La Sapienza, di Roma, aveva scoperto che la zanzara anofele era il vettore della malaria. La zanzara viveva nei terreni paludosi e quindi si decise che la bonifica delle paludi sarebbe stata il metodo giusto per eradicare la malaria; inoltre la bonifica avrebbe trasformato aree non «sfruttabili» (le paludi) in terreni agricoli da sfruttare razionalmente e da assegnare ai contadini, attraverso i consorzi di bonifica. Con la bonifica, quindi, si sarebbero ottenuti due scopi molto positivi: si sarebbe posto fine alla malaria, e si sarebbe data molta terra ai contadini. Tutto ciò fu in effetti ottenuto.