La rivoluzione necessaria oggi

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L’uomo non può vivere senza la natura. Un tempo i beni (il cibo e le fibre) e i servizi (la depurazione dell’acqua, l’abbattimento dell’anidride carbonica, la produzione di ossigeno e altre bazzecole del genere) che la natura ci offre venivano dati per scontati. Per quanto potessimo fare, non eravamo in grado di minarne l’integrità. A partire dal dopoguerra, però, la nostra impronta sul pianeta è diventata intollerabile. Per un po’ abbiamo espanso le nostre aree di influenza, sfruttando altri territori lontano dai nostri, con le politiche coloniali, e, oggi, con la globalizzazione, non esistono angoli del globo dove non abbiamo iniziato a devastare l’ambiente. Non a caso gli ambienti terrestri non sono oramai più in grado di offrirci i loro beni con popolazioni naturali. Solo popolazioni molto ridotte possono tutt’ora vivere giocando il ruolo di cacciatori e raccoglitori.

Tutto quello che prendiamo alla natura, a terra, è prodotto con l’agricoltura e l’allevamento del bestiame. Le popolazioni naturali sono state distrutte. In mare lo stiamo facendo ora, e stiamo passando dalla pesca all’acquacoltura. Nel frattempo, i sistemi ambientali stanno dando segni di cedimento. Il cambiamento climatico sta provocando catastrofi che richiedono un pedaggio intollerabile in termini di sole vite umane. Ma poi ci sono i danni che dovremo riparare per far fronte alle catastrofi che sempre più ci affliggono Questi problemi ecologici diventano poi anche problemi economici, visto che i danni hanno un costo.
La rivoluzione necessaria oggi consiste nel dare centralità all’ambiente, partendo da un semplicissimo ragionamento. Può l’uomo pensare di vivere senza la natura? Questa domanda si accompagna a quella speculare: può la natura sopravvivere senza l’uomo? La risposta alla prima domanda è un secco no. La risposta alla seconda è un altrettanto secco sì. Non è pensabile che l’uomo, per il proprio benessere, sacrifichi la natura. Se lo fa, sacrifica se stesso.