Natura senza di noi

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Ci sono molte specie che vorremmo far estinguere. Contro di esse usiamo mezzi terribili, di solito chimici. Scarafaggi, topi, insetti nocivi, parassiti sono oggetto di tentativi di solito infruttuosi di «soluzioni finali». Dopo effimere vittorie, che vedono una riduzione temporanea dei nostri nemici, questi ritornano più forti di prima, costringendoci ad aumentare le dosi dei veleni ad essi destinati. Aumentando le dosi alteriamo l’ambiente e, alla fine, inquiniamo le falde acquifere, il suolo, l’aria. Loro, i nostri «nemici», si adattano mentre noi finiamo per avvelenarci da soli.

È oramai inconfutabile che le prime vittime della nostra brama di controllo e supremazia sulla natura siamo proprio noi. D’altronde, la nostra specie ha fatto la sua comparsa, evolvendo da un antenato ominide, solo pochi milioni di anni fa. La vita è presente da quattro miliardi di anni. Per gran parte della sua storia ha fatto a meno di noi, cavandosela egregiamente. Se scompariremo non sarà un grosso problema. Se altereremo troppo gli ambienti, ci saranno molti organismi con le risorse genetiche per affrontare le novità. Come già fanno gli organismi che vogliamo sterminare. Saremo noi a non riuscire a stare al passo con i cambiamenti da noi stessi generati. Il nostro comportamento dissennato metterà in pericolo la nostra specie. Sto usando il futuro, ma il futuro è già adesso.