Stop alle trivellazioni, stop ai fossili

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«Per estrarre poche gocce di petrolio, l’equivalente di pochi mesi di consumi, si rischia di compromettere in modo irreversibile l’ambiente, mettendo in ginocchio settori fondamentali per l’economia locale, come turismo e pesca sostenibile». «Le parole pronunciate da Renzi nei giorni scorsi dimostrano poco rispetto nei confronti di chi paga le conseguenze dell’uso di fonti fossili e altrettanta poca lungimiranza»

La Rainbow Warrior, nave simbolo di Greenpeace, è entrata questa mattina in azione nel mar Adriatico presso la piattaforma petrolifera Rospo Mare B, di proprietà di Edison ed Eni.
Un «light banner», uno striscione composto da 3.600 luci a led progettato e costruito dall’equipaggio della nave, è stato acceso sul fianco della nave con il messaggio «No trivelle».

Nel frattempo, attivisti a bordo di gommoni hanno aperto uno striscione con scritto «Non è un Paese per Fossili», per denunciare ancora una volta la follia delle trivellazioni off-shore nei mari italiani e chiedere al governo di puntare su efficienza e rinnovabili, abbandonando petrolio e carbone.
«Facciamo da anni campagna contro le trivellazioni nel Canale di Sicilia, e crediamo che trivellare i nostri mari, dalla Sardegna al Canale di Sicilia, all’Adriatico, è una follia sotto ogni punto di vista – dichiara Luca Iacoboni, Responsabile Campagna Clima e Energia di Greenpeace Italia -. Per estrarre poche gocce di petrolio, l’equivalente di pochi mesi di consumi, si rischia di compromettere in modo irreversibile l’ambiente, mettendo in ginocchio settori fondamentali per l’economia locale, come turismo e pesca sostenibile. Gli impatti ambientali in caso di incidente in un mare chiuso come il Mediterraneo sarebbero devastanti. Il governo quali interessi vuole tutelare, quelli delle compagnie petrolifere o quelli delle comunità locali?».

Il Presidente del consiglio Renzi ha recentemente definito «tre, quattro comitatini» le migliaia di persone che si oppongono alle trivellazioni in mare e all’uso delle fonti fossili. Ma proprio i cittadini sono coloro che quotidianamente pagano sulla propria pelle le conseguenze dell’uso di queste fonti sporche. Sono coloro che Greenpeace sta incontrando da inizio luglio nel tour della Rainbow Warrior «Non è un Paese per fossili», lungo le coste italiane.

«Le parole pronunciate da Renzi nei giorni scorsi dimostrano poco rispetto nei confronti di chi paga le conseguenze dell’uso di fonti fossili e altrettanta poca lungimiranza. Per rilanciare davvero il nostro Paese occorre rottamare tutte le politiche fossili attuate fino ad oggi: bisogna smettere di privilegiare l’oro nero a discapito di quello che è il vero futuro dell’Italia: l’oro blu, il suo mare. Un bene inestimabile, che va preservato dai disastri e tutelato con politiche che ne garantiscano la salute, a beneficio delle comunità che su di esso si affacciano».

Greenpeace, in occasione del tour «Non è un Paese per fossili», ha lanciato una petizione online per chiedere ai cittadini italiani di firmare una Dichiarazione di Indipendenza dalle fonti fossili. In poche settimane la petizione ha già raccolto oltre 50mila firme.

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