Troppi ritardi per fronteggiare la «Xylella fastidiosa»

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foto di A. Fiore
Ulivo secolare in agro di Scorrano (LE)
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Se qualcuno pensa che l’emergenza fitosanitaria sia solo una questione di fondi e di come distribuirli, si sbaglia di grosso. Gli ulivi e gli uliveti in Puglia sono la storia, il paesaggio, l’essenza della vita di decine di generazioni, popoli del Mediterraneo. Essi rappresentano l’attento e geniale lavoro dell’uomo che ha associato varietà di piante ai caratteri climatici e ambientale dei luoghi; rappresentano una testimonianza unica di una tradizione culturale e di una civiltà contadina passata e presente capace, non di sfruttare il territorio, ma di utilizzarlo per continuare ad avere giovamento e sostentamento

L’emergenza fitosanitaria Xylella fastidiosa che sta causando il disseccamento spontaneo di parte delle chiome degli ulivi nel Salento sembra non trovare, nelle strutture regionali e dello Stato, le giuste tempistiche per affrontare un’emergenza. Dopo la denuncia, nello scorso autunno, del fenomeno del disseccamento spontaneo nel Salento si sono eseguiti monitoraggi, ipotizzate le cause, ipotizzati gli scenari degli effetti, ipotizzati i rimedi, stanziato ingenti somme e parlato molto. Essendo una vera emergenza che mette a rischio un settore dell’economia agro-alimentare italiana di pregio, i cui effetti e rimedi potrebbero profondamente modificare uno dei paesaggi più affascinanti del mediterraneo, con conseguenze sull’economia turistica, sembra che più che agire in ritardo si è cercato di prendere tempo per capire cosa fare.
Analizzando due comunicati stampa della Regione Puglia a distanza di pochi mesi si registra un’incalzante preoccupazione, mentre il ministero dell’Agricoltura comunica, di essere pronto e di aspettare solo la Regione Puglia.
«Il rincorrersi di notizie di stampa sull’emergenza Xylella non contribuisce a fare verità su una vicenda delicata che andrebbe gestita con assoluto rigore e serietà. Per questa ragione ritengo opportuno tornare a confermare la mia assoluta fiducia nei confronti degli studi e della linea d’azione assunta con il massimo dell’impegno e della fondatezza scientifica da tutte le strutture coinvolte, a cominciare dai dirigenti regionali e dall’Osservatorio fitosanitario regionale, che da alcuni mesi lavorano incessantemente sul tema. Lavoro che, è opportuno ricordare, ha già prodotto risultati assolutamente non scontati». Così apriva il comunicato stampa del 30 maggio l’assessore alle Risorse Agroalimentari, Fabrizio Nardoni.
Nell’ultimo comunicato stampa dell’11 agosto l’assessore Nardoni manifesta maggiore preoccupazione, puntualizzando che gli esiti dei monitoraggi effettuati nell’ultimo periodo registrano la presenza di piante con sintomi di Xylella fastidiosa, in allargamento rispetto alle aree infette originarie. Si precisa che i confini delle prime zone ritenute infette (le campagne di Gallipoli) sono da ritenersi ormai superati. Si disegna una nuova ipotesi: «in base alle conoscenze scientifiche attuali, oggi si stanno manifestando i sintomi su piante di olivo già infette da qualche tempo ma sinora asintomatiche».

Mentre al ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali le dichiarazioni sembrano più serene, più distanti dal fenomeno del disseccamento spontaneo.
La recente riunione, tenutasi a Roma lo scorso 6 agosto tra il Ministro, Maurizio Martina, e i rappresentanti della Regione Puglia, ha portato alla decisione di integrare la proposta di decreto, già atteso da tempo, con cui verrà dichiarato lo stato di emergenza fitosanitaria. Il decreto d’emergenza fitosanitaria Xylella fastidiosa dovrà accogliere le misure esecutive che la Regione Puglia proporrà il 27 agosto, misure già condivise dal Comitato fitosanitario nazionale, e istituire una cabina di regia incaricata di coordinare le varie iniziative. I punti salenti del decreto che si attende entro la fine dell’estate saranno:
a) dettaglio delle misure da adottare con l’approfondimento degli strumenti normativi più opportuni per poterle tempestivamente attuare;
b) piano esecutivo d’intervento, che dia puntuale applicazione al piano di azione già trasmesso alla Commissione europea e individui gli interventi nazionali aggiuntivi, con particolare riferimento all’istituzione di una fascia di salvaguardia tra la zona colpita e le aree indenni;
c) attività di ricerca, per completare la conoscenza dei meccanismi di diffusione del contagio e per individuare piante resistenti;
d) modalità di finanziamento del piano d’intervento, attraverso le risorse stanziate dalla legge di stabilità 2014 e dal programma comunitario, una volta cofinanziato.
Il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali ha precisato che il decreto ministeriale di riparto dei 5 milioni di euro stanziati per l’anno 2014 dalla legge di stabilità è stato emanato e che i fondi per far fronte all’emergenza Xilella, come da indicazione della Regione Puglia, sono destinati all’Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali (Arif) della Puglia.
Ora non si capisce di chi sono realmente i ritardi poiché «l’erogazione di dette risorse è subordinata alla presentazione del programma esecutivo d’intervento che la Regione Puglia si è impegnata a definire, unitamente all’individuazione delle attività da inserire nel decreto di emergenza fitosanitaria».

Se qualcuno pensa che l’emergenza fitosanitaria Xylella fastidiosa sia solo una questione di fondi e di come distribuirli, si sbaglia di grosso. Gli ulivi e gli uliveti in Puglia sono la storia, il paesaggio, l’essenza della vita di decine di generazioni, popoli del Mediterraneo. Essi rappresentano l’attento e geniale lavoro dell’uomo che ha associato varietà di piante ai caratteri climatici e ambientale dei luoghi; rappresentano una testimonianza unica o eccezionale di una tradizione culturale e di una civiltà contadina passata e presente capace, non di sfruttare il territorio, ma di utilizzarlo per continuare ad avere da esso giovamento e sostentamento nel tempo. Elementi questi che hanno fatto ipotizzare la candidatura, da parte di alcuni comuni del Brindisino, degli uliveti secolari fra il patrimonio universale ed eccezionale da tutelare da parte dell’Unesco.
I dati fanno capire l’importanza dell’olivicoltura in Puglia e le ragionevoli preoccupazioni associate al fenomeno del disseccamento registrato ormai da quasi un anno. In Puglia sono coltivati a uliveti 4.316 chilometri quadri pari al 22% dell’intera estensione del territorio regionale; una distesa immensa di ulivi che da nord a sud e da est a ovest accompagna ogni viandante che attraversa la regione: la potremmo definire una «foresta» di sempre verdi. In provincia di Lecce sono 1.135 i chilometri quadri coltivati a uliveto, che rappresentano la percentuale più alta per provincia della regione: 41% del territorio provinciale.

Troppo lunghi i tempi per capire, troppo lunghi i tempi per decidere. Il timore e che decisioni prese sull’onda emotiva di contrastare l’espansione del fenomeno, o suggerite dall’Unione europea, possano portare a prendere scelte radicali, o troppo innovative, che nel tempo potrebbero rilevarsi poco efficaci o addirittura sbagliate. Bisogna ricordare a chi lascia trascorrere i mesi avendo nella mano già pronta la motosega che il fenomeno (giacché come dice l’assessore Nardoni «in base alle conoscenze scientifiche attuali, oggi si stanno manifestando i sintomi su piante di olivo già infette da qualche tempo ma sinora asintomatiche») potrebbe non interessare più solo il Salento ma essere asintomatico già in altre parti della regione.

Ai decisori seduti ai tavoli tecnici delle cabine di regia, agli scienziati e ai tecnici che da mesi si stanno occupando dell’emergenza fitosanitaria Xylella fastidiosa si deve solo ricordare l’immagine degli ulivi secolari della Puglia: esemplari che nelle «rughe» dei loro tronchi portano i segni di un’eterna resistenza a ogni tipo di essiccamento. Avvitati su se stessi dalla fatica del tempo e dal dolore di quello che si è subito per secoli, gli ulivi hanno resistito e adattato la loro esistenza alle modifiche che il clima e la storia gli ha riservato.

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